Leonardo Avallone nasce a Napoli il 21 luglio 1996. Il suo corto Lux aeterna partecipa alla rassegna di film indipendenti “NiC – Napoli in Cinema”, evento organizzato dalla distribuzione cinematografica indipendente NiC del gruppo AVAMAT. La fiera del cinema NiC è una serata dedicata al cinema indipendente, un momento di condivisione tra cineasti e pubblico, con uno spazio riservato alle domande e alle dichiarazioni degli artisti dopo ogni proiezione. Il teaser del corto è su YouTube, e si può visualizzare qui.
Su Leonardo Avallone, autore e regista di Lux aeterna
Dopo essersi diplomato al liceo classico nel 2015, Leonardo Avallone comincia un percorso di studi in cinema e televisione all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Parallelamente, realizza e pubblica su YouTube due lungometraggi amatoriali che raccolgono più di mezzo milione di visualizzazioni. Nel 2020 scrive, dirige, produce e distribuisce il suo primo cortometraggio, Laussesoreté, che gli vale la vittoria al BCT di Benevento e la menzione d’onore all’X-World Festival di Las Vegas.
Da cosa nasce Lux aeterna
«L’ispirazione – racconta Leonardo – è nata osservando mio nonno immerso nei ricordi di casa sua, tra vecchie foto, tovaglie e dipinti. Mi sono chiesto quali fossero i suoi pensieri, desideri e ricordi più insiti e profondi, quelli che non mostra e non racconta. Così, volendo darmi una risposta, ma rispettando comunque i suoi silenzi, ho immaginato la telecamera come un macchinario in grado di eseguire la radiografia di quei pensieri, sfruttando il cinema per quel che è: un mezzo capace di creare una storia laddove non c’è niente da raccontare, ma solo da mostrare.»
Così si spiegano anche le parole con cui si apre il film breve: “Il cinema dà alla luce, cattura la luce, conserva nella luce e le dona un’ombra.”
I simbolismi nel cortometraggio
Il regista spiega anche il significato di una delle scene iniziali: «Lo scarafaggio capovolto, che tenta disperatamente (ma invano) di rigirarsi, rappresenta la condizione di partenza del protagonista: quella di un moribondo che si aggrappa alla vita, pur essendo destinato a morire di lì a poco.»
L’esperienza sul set di Lux aeterna
«Il momento più toccante – rivela l’autore – è stato, senza dubbio, quello del protagonista con il dipinto e l’ombra del bambino. In quel caso stavamo già registrando, ma non avevamo ancora chiamato l’azione. Mio nonno si è commosso, e, osservando i suoi occhi lucidi, mi è piaciuto pensare che il bambino gioioso e spensierato davanti a lui avesse suscitato un senso di malinconia puro e sincero.»
«Questa scena si è rivelata anche la più difficile – confessa – la difficoltà è stata quella di tirar fuori delle emozioni così intime a un novantenne, che avrebbe potuto provare disagio nel riflettere sul tema – per questo motivo mi è sembrato molto più potente quel momento spontaneo.»
I temi principali di Lux aeterna
Uno dei motivi dominanti è sicuramente la morte, intrecciata, inevitabilmente, con la religione: «Parlando di morte, ho pensato fosse plausibile l’idea di un uomo che, in preda alla paura, cerchi conforto nel divino, rispolverando (letteralmente) una fede tanto obsoleta da non ricordare neanche il segno della croce. Tuttavia, il protagonista scopre che non esiste nulla del genere quando il crocifisso scompare dalla sua mano, lasciandolo miseramente solo di fronte alla morte.»
Altro filo conduttore è l’infanzia del protagonista: «Mentre i ricordi sono difficili da mantenere nitidi nel tempo, credo rimangano sempre vivide in noi delle sensazioni dell’infanzia, come quella di sentirsi indispensabili, accuditi e cullati da una grazia irripetibile.»
Luci, ombre e colori
«Le uniche scene a colori sono quelle fuori dall’abitazione – spiega Leonardo – e questo è un dettaglio a cui tengo molto. L’esterno è frenetico, caotico e pieno di distrazioni, e per questo l’ho immaginato con varietà di colori. L’interno, invece, è la casa in cui il protagonista è nato e in cui morirà. È la semplicità e l’intimità della sua essenza. Perciò, nel luogo in cui esiste il binomio vita-morte, ho preferito mantenere i binomi luce-ombra e bianco-nero.»
Il messaggio del corto e il finale
Interrogato su quali emozioni spera di suscitare nel pubblico, Leonardo Avallone risponde:
«Mi auguro che il corto possa incupire e angosciare tutti coloro che considerano la vita come un’impalcatura fin troppo strutturata, ricordandogli che, a mio parere, in punto di morte vi è la decostruzione e la svalutazione degli eventi che l’hanno caratterizzata e ingombrata, facendoci ritornare a uno stato di coscienza e consapevolezza simile a quello dell’infanzia.»
E sull’interpretazione del finale spiega:
«Non credo in una vita dopo la morte. Infatti, nel finale il protagonista muore sul letto in cui fu partorito. L’unica cosa che sopravvive – conclude – è la sua “luce”, catturata e conservata dalla telecamera per essere proiettata sul televisore, sancendo la morte della persona e la nascita del personaggio, pronto a esistere in eterno.»
Fonte immagine: rassegna stampa