Oggi, molti programmi televisivi si fanno portavoce del multiculturalismo culinario. Tra questi, spicca Masterchef Italia, un format che, pur avendo un’identità nazionale, è diventato una vetrina per l’incontro tra sapori e culture globali, riflettendo la realtà di una società sempre più interconnessa.
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Le persone sono come gli ingredienti: la filosofia di MasterChef
Lo chef e giudice Giorgio Locatelli, in una puntata di Masterchef 11, ha riassunto perfettamente questa visione: «le persone sono come gli ingredienti: crescono bene nel loro paese d’origine, ma anche portati altrove possono trovare un giusto habitat e svilupparsi in modo altrettanto armonioso, prendendo qualcosa dal nuovo ambiente e magari dando qualcosa». Questa frase incapsula come il programma utilizzi la cucina per narrare storie di integrazione e scambio culturale.
I protagonisti del multiculturalismo: giudici, concorrenti e vincitori
Il multiculturalismo culinario si manifesta a tutti i livelli del programma. Partendo dai giudici, Joe Bastianich ha rappresentato per anni il ponte tra la cucina italiana e quella americana, portando una prospettiva internazionale. Ma sono soprattutto i concorrenti a incarnare questa fusione. Nel corso delle stagioni, molti aspiranti chef di origini straniere hanno arricchito la gara proponendo piatti che uniscono le loro radici alla tradizione italiana, creando esempi di cucina fusion.
Protagonista di MasterChef | Contributo al multiculturalismo culinario |
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Rachida Karrati (Marocco) | Ha portato in prima serata i sapori autentici della cucina marocchina, come la sua Tajine di agnello in agrodolce. |
Maradona Youssef (Libano) | Ha integrato la tradizione italiana con tocchi della cucina mediorientale, accompagnando i piatti con la saggezza dei proverbi libanesi. |
Tracy Eboigbodin (Nigeria) | Vincitrice di MasterChef 11, ha creato un ponte tra l’Italia e l’Africa, unendo ingredienti e tecniche dei due continenti. |
L’esempio più potente è forse quello di Tracy Eboigbodin, vincitrice dell’undicesima edizione. Originaria della Nigeria, Tracy ha conquistato i giudici e il pubblico con una cucina che, come lei stessa ha definito, unisce “due anime”, quella nigeriana e quella veneta, dimostrando come l’integrazione possa portare a risultati eccellenti e innovativi.
Le prove come viaggio gastronomico globale
Anche le sfide proposte sono un simbolo del multiculturalismo. Spesso arrivano ospiti internazionali che si fanno portavoce delle loro tradizioni. Ne è un esempio la prova proposta da Anissa Helou, studiosa di cucina islamica, che ha chiesto ai concorrenti di replicare tre tipi di pane provenienti da diverse culture: il pane yufka turco, il Non uzbeko e il Rgaif marocchino.
Un altro momento significativo è stata la mistery box in cui sette chef rifugiati, che hanno ricevuto asilo politico in Italia e lavorano in progetti di ristorazione, hanno affiancato i concorrenti. Questa prova ha dimostrato come il cibo sia un potentissimo strumento di integrazione e di narrazione, rappresentando un Paese che accoglie e valorizza le culture che lo arricchiscono. Programmi come questo reality mostrano che la cucina non ha confini e che l’Italia, anche a tavola, è un luogo ricco di culture pienamente integrate.
Fonte immagine: freepik
Articolo aggiornato il: 17/09/2025