Parasite e i vinti di Bong Joon Ho che trionfano agli Oscar

Parasite

Parasite è il settimo film del regista Bong Joon Ho e arriva dopo Barking Dogs Never Bite (2000), Memories of Murder (2003), The Host (2006), Madre (2009), Snowpiercer (2013), e Okja (2017). La pellicola ha trionfato all’ultima edizione degli Oscar vincendo come Miglior film, Miglior film internazionale, Migliore regia e Migliore sceneggiatura originale dopo aver vinto La palma d’oro al Festival di Cannes.

«Questo racconto è lo studio sincero e spassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi nelle più umili condizioni le prime irrequietudini pel benessere; e quale perturbazione debba arrecare in una famigliuola, vissuta sino allora relativamente felice, la vaga bramosìa dell’ignoto, l’accorgersi che non si sta bene, o che si potrebbe star meglio». Le parole riportate sono tratte dalla prefazione de I Malavoglia e nonostante risalgano al 19 gennaio 1881 sembrano parlare di Parasite, film che ha trionfato agli Oscar 2020 vincendo quasi tutti i premi più prestigiosi nonostante un’ottima concorrenza.

La pellicola racconta la storia di una famiglia (padre, madre, figlio, figlia) che vive di lavoretti malpagati in uno squallido seminterrato e che intravede la possibilità di una vita migliore quando il ragazzo, grazie ad un contatto e falsificando diploma e identità, diventa il tutor privato della figlia di una ricchissima famiglia.

Parasite è una commedia, un dramma, un thriller ma è soprattutto un film che sorprende costantemente lo spettatore tenendolo incollato alla poltrona per più di due ore (131 minuti) che sembrano volare grazie all’alternanza di registri che spaziano dalla commedia al dramma con momenti di tensione da thriller. Tutto con un ritmo eccezionale e un montaggio perfetto (di Yang Jinmo), con personaggi scritti in modo impeccabile e che risultano credibili, veri, vivi. Il regista definisce il film come «una tragicommedia che rappresenta l’ironia, l’orrore e la tristezza che emergono dal voler vivere e prosperare in armonia con gli altri, salvo poi scontrarti con la realtà di come tutto questo sia impossibile da realizzare».

Infatti, Parasite mette in scena il tema della disuguaglianza. «Nella società capitalista contemporanea ci sono ranghi e caste che sono invisibili ai nostri occhi. Le teniamo nascoste e lontane dalla vista, superficialmente si può pensare alle gerarchie di classe come ad una reliquia del passato, ma la realtà è che ci sono linee di separazione tra le classi sociali che non possono essere attraversate. Credo che questo film descriva le inevitabili fratture che si creano quando due classi sociali entrano in contatto nella società di oggi, sempre più polarizzata».

La disuguaglianza, tema geograficamente universale dell’oggi ma anche classico perché lega le storie del presente con quelle del passato. Ecco che Parasite è il racconto di quella stesse ambizioni, bramosie, necessità degli uomini e delle donne di Aci Trezza raccontate ne I Malavoglia. I personaggi di Bong Joon Ho sono gli stessi vinti di Verga. Riprendendo ancora la prefazione: «Solo l’osservatore, travolto anch’esso dalla fiumana, guardandosi intorno, ha il diritto di interessarsi ai deboli che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare dall’onda per finire più presto, ai vinti che levano le braccia disperate, e piegano il capo sotto il piede brutale dei sovravvegnenti, i vincitori d’oggi, affrettati anch’essi, avidi anch’essi d’arrivare, e che saranno sorpassati domani».

Parasite racconta queste stesse fratture ma lo fa da una prospettiva che permette di prendere le distanze. Non ci sono condanne né assoluzioni. Probabilmente il principale merito di Parasite è proprio la capacità di descrivere una realtà di contrapposizioni senza esprimere costantemente un giudizio, evitando così una frammentazione delle opinioni degli spettatori. Perché, riportando un ultimo frammento della prefazione dell’opera di Verga, «chi osserva questo spettacolo non ha il diritto di giudicarlo; è già molto se riesce a trarsi un istante fuori del campo della lotta per studiarla senza passione, e rendere la scena nettamente, coi colori adatti, tale da dare la rappresentazione della realtà com’è stata, o come avrebbe dovuto essere».

Del resto, come spiega il regista, «[…] chi può puntare il dito contro una famiglia in difficoltà, intrappolata in una lotta per la sopravvivenza, e definirli tutti parassiti? Non erano parassiti all’inizio. Sono i nostri vicini di casa, amici e colleghi, spinti fino all’orlo del precipizio. Ritratto di persone comuni che precipitano in un inevitabile tumulto, questo film è: una commedia senza clown, una tragedia senza cattivi, che ci conduce ad un intreccio violento, ad un tuffo a capofitto giù dalle scale».

La scala, un elemento architettonico che definisce gli spazi in un film in cui lo spazio riflette la contrapposizione tra classi sociali gerarchicamente ordinate. Per tutta la durata del film si vede un dualismo up-down in cui la famiglia più agiata vive nel punto più alto della città mentre l’altra vive addirittura al di sotto del livello della strada. Emblematica di tale verticalità sono le scene in cui si vede la toilette che è collocata al di sopra dei personaggi.

Personaggi a cui verrà offerta la possibilità di migliorare la propria condizione. Ma ogni possibilità può tradursi in un rischio se non sfruttata adeguatamente o, richiamando elementi più strutturali, se ci sono dei macigni (la pietra ricevuta in dono) che chi parte dal basso trascina con sé. La pietra, l’acqua, il modo in cui gli spazi sono strutturati sono solo alcuni degli elementi simbolici che rendono impossibile apprezzare un film come Parasite con una singola visione.

Per quanto riguarda il box office italiano, Parasite arriva nelle sale il 7 novembre 2019 e nel primo week-end incassa € 381.654. Il 3 gennaio 2020, dopo quattro fine settimana nelle sale, fa registrare un incasso di 1.948.988 €. Per fare un confronto, dopo solo tre settimane dall’uscita nelle sale 1917 aveva incassato già 5.645.397€.

Tuttavia, tra il 7 e il 15 febbraio 2020, con il ritorno nelle sale conseguente le vittoria agli Oscar del 9 febbraio Parasite incassa € 1.368.574. Magia degli Oscar che dice qualcosa anche su quanto il pubblico sia influenzato e influenzabile. Volendo esprimere un giudizio di valore, potremmo dire che in questo caso il pubblico è stato influenzato positivamente dato che è raro trovare sale piene per un film coreano che tratta, seppur in modo estremamente intelligente e appassionante, tematiche complesse in modo brillante.

Che la vittoria di un premio Oscar influenzi la performance commerciale di un film non è di certo una novità ma quello che si vuole qui sottolineare è l’importanza, dati questi meccanismi, di premiare film che lo meritano realmente. La vittoria di Parasite anche come Miglior film, cosa mai accaduta prima per film non in lingua inglese, ha portato nelle sale spettatori che altrimenti avrebbero preferito altro come dimostrano i dati relativi agli incassi precedenti agli Oscar.

Fonte immagine: Anica

A proposito di Salvatore Tramontano

Studia Mass Media e Politica presso l'Università di Bologna. Scrive per capire cosa pensa.

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