Serendipity | Recensione

Serendipity | una filosofia di vita

Cos’è la Serendipity? Secondo alcuni studiosi, si tratta di quel fenomeno soprannaturale che ci permette di arrivare a qualcosa in modo apparentemente casuale. Il termine fu coniato dall’autore Horace Walpole, precursore del più moderno genere horror. C’è chi erroneamente paragonerebbe la serendipità alla fortuna, come se gli uomini fossero esploratori in cerca di un tesoro e che, pur avendo una mappa fasulla tra le mani, riescono a trovarlo ugualmente. Non si potrebbe essere più in errore: Serendipity è molto più di questo. Non si tratta di gettarsi ciecamente nelle mani del fato, sebbene la filosofia che c’è sotto si basi principalmente sulla contingenza, è necessaria una conoscenza del proprio ambiente ed un minimo di contesto situazione che possa farci da guida. Il film Serendipity di Peter Chelsom, con John Cusack e Kate Beckinsale, attraverso le vicende tragicomiche dei due amanti sfortunati, spiega il vero senso di questa teoria.

Trama di Serendipity:

Una sera, durante il periodo natalizio, una ragazza di nome Sara Thomas (Kate Meckinsale) incontra un ragazzo, Jonathan Trager (Peter Chelsom), mentre sono entrambi in giro ad acquistare regali di Natale. I due tendono le mani sullo stesso paio di guanti. Questo è l’incipit della loro storia: c’è attrazione tra i due, tant’è che, anche se sono entrambi coinvolti in una relazione, scelgono di trascorrere la serata insieme. Vanno a pattinare al Central Park e passano del tempo in una caffetteria di nome Serendipity. Quando arriva il momento di salutarsi, Jonathan propone di restare in contatto e scambiarsi i numeri di telefono, ma Sara vuole affidare il loro futuro al destino e alla serendipità. Prende una banconota e dice a Jonathan di scrivere sopra il suo numero: userà poi la stessa banconota per acquistare delle mentine; lei, invece, scriverà il numero sulla prima di copertina di un libro che poi avrebbe venduto il giorno seguente. Si sarebbero incontrati quando uno di loro avesse trovato il numero di telefono. L’unica cosa che Jonathan ha di Sara è uno dei due guanti di Bloomingdale, poiché hanno scelto di tenerne uno ciascuno.

Passano gli anni, ma nessuno riesce a rintracciare l’altro. Finché un giorno il destino, o la serendipity, porta davanti gli occhi di Sara un manifesto di Nick mano fredda, un film di cui Jonathan le aveva parlato durante la loro unica serata insieme. Allo stesso tempo lui, dall’altra parte del mondo, trova uno dei due guanti, con all’interno lo scontrino dell’acquisto. Entrambi pensano che non si può trattare di una coincidenza: c’è dell’altro dietro, un segno, secondo lui. Più precisamente, quando si parla di serendipità: non bisognerebbe riferirsi agli eventi come fossero dei segni, piuttosto come a degli indizi. La serendipity non è un destino a cui non puoi sfuggire: è la spinta mistica che ti aiuta a raggiungere la felicità, ma è alquanto difficile da seguire.

A differenza del fato, questa sembra essere una forza molto incerta, e per lasciarci trasportare dobbiamo liberarci di ogni paura, pregiudizio e costrutto sociale: seguire il nostro cuore è la chiave. Perché, quando scegli di inseguire un segno della serendipity, vuol dire che il tuo cuore lo stava cercando disperatamente, come il cartello pubblicitario del film. Una volta carpito il segno, però, siamo noi a dover agire: a differenza del destino, il finale della nostra storia non è stato scritto, non è immutabile, il che significa che le cose possono ancora andare male se non siamo tempestivi nel cogliere i segnali. 

Un film che conduce lo spettatore verso una riflessione profonda di se stesso ed i suoi desideri: immedesimandoci nei protagonisti ci renderemo conto dell’importanza delle piccole scelte che ogni giorno scegliamo di prendere e di tutte quelle che al contempo ci lasciamo dietro, irrisolte, sentieri pieni di sogni mai esplorati per paura di oltrepassare la linea limite della nostra comfort zone. 

Fonte immagine: locandina di Serendipity, da Wikipedia eng

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