La criptozoologia è una branca della zoologia curiosa quanto il suo nome. Si tratta di una pseudoscienza che si interessa dello studio di animali la cui esistenza è solo ipotizzata, non certa.
La criptozoologia si basa dunque sulle evidenze empiriche, in epoca passata e presente, della presenza di animali descritti da tradizioni orali e testimonianze oculari. Gli animali oggetto di questi studi sono noti come criptidi e includono creature leggendarie come lo Yeti, il Chupacabra, il Mostro di Loch Ness e il Kraken, ma anche specie meno note che potrebbero nascondersi in aree remote del pianeta.
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Come e quando è nata la criptozoologia?
Questo termine poco noto esiste in realtà da tempo. Nel 1959 apparve per la prima volta in letteratura ma fu nel 1965 che il termine venne utilizzato per indicare una vera e propria sottodisciplina e ciò avvenne ad opera dello zoologo franco belga Bernard Heuvelmans, che si aggiudicò il titolo di “padre” di questi studi.
Un’altra figura importante che coniò nello stesso periodo e in maniera indipendente il termine fu il naturalista americano Ivan T. Sanderson (1911-1973). Per una differenza di interpretazione, i primi dissidi nacquero proprio nella definizione del range di azione della disciplina; Heuvelmans propose di separare la criptozoologia come da lui intesa (la scienza degli animali nascosti), dalla cripto-zoologia, che non aveva nulla a che fare con animali in carne ed ossa ma che sfociava nel campo del paranormale.
Nacquero le prime pubblicazioni che diffusero questa branca della zoologia in tutto il mondo. Nel 1982 fu fondata la Società Internazionale di Criptozoologia (ISC).
Il metodo criptozoologico: come si cercano gli animali nascosti
La disciplina originale si basa sugli animali nascosti la cui esistenza è sconosciuta alla scienza, ma non alle popolazioni locali. Mentre per la scienza le prove non sono mai abbastanza fin quando non si dispone di un esemplare fisico, nella criptozoologia le prove sono fonti indirette come leggende, avvistamenti, impronte e così via.
Il metodo criptozoologico consiste nell’ottenere il maggior numero possibile di informazioni attingendo alle fonti più svariate. In primis si traggono informazioni da mitologia, folklore, storia, archeologia; si raccolgono poi informazioni come testimonianze, impronte, frammenti di pelle o ciuffi di pelo, fotografie e filmati di cui è certa l’autenticità. Ecco che nasce così l’identikit dell’animale nascosto.
Dalla leggenda alla scienza: i successi della criptozoologia
È così che gli studi criptozoologici hanno condotto alla scoperta di specie poi riconosciute dalla comunità scientifica. Il mondo degli animali nascosti ha spesso dimostrato la presenza di molte specie animali che in seguito sono state universalmente riconosciute.
Animale “Leggendario” | Scoperta scientifica ufficiale |
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Il bei-shung (“orso bianco” dei manoscritti cinesi) | Panda gigante (scoperto nel 1890) |
Il kombessa (noto ai nativi delle Isole Comore) | Celacanto africano (scoperto nel 1938) |
Il fen-chu (“gigantesco roditore villoso” cinese) | Mammut (identificato sulla base di resti fossili) |
Il mé (incrocio tra orso, elefante e rinoceronte) | Tapiro indiano (riconosciuto nel 1816) |
Il principale scopo della criptozoologia non è dunque la ricerca ossessiva di mostri, ma accelerare il completamento dell’inventario della biodiversità del pianeta. I criptozoologi professionisti hanno l’interesse di scoprire specie di animali nascosti affinché essi, potenzialmente già in pericolo di estinzione, possano ricevere una protezione legale.
Critiche e dibattito: la criptozoologia è una vera scienza?
Nonostante i suoi successi, la criptozoologia non è considerata una disciplina scientifica, ma una pseudoscienza. Le critiche si concentrano principalmente sul suo metodo. Una delle prime è l’utilizzo di un termine tecnico specifico per creature non ancora scoperte, considerato prematuro.
In realtà il metodo di descrizione di una creatura su base esclusivamente teorica è la prima critica mossa a questa pseudoscienza. Essa promuove affermazioni che sembrano scientifiche, ma non sono guidate dal metodo scientifico della verifica e della falsificazione delle ipotesi. Spesso i criptozoologi non abbandonano le loro tesi nemmeno quando ci sono evidenze fortemente in opposizione. Un’altra critica condivisa è che la criptozoologia fa un largo uso delle testimonianze oculari, che per la loro natura inaffidabile non possono essere considerate alla stregua di dati.
Tuttavia, i criptozoologi investigano leggende e miti che, come visto, hanno dimostrato di avere una base di verità. Un criptozoologo professionista è un esperto in moltissime discipline perché deve attingere a vari campi per avvalorare le sue tesi. È uno studio serio di tracce e indizi, una lunga investigazione che non sfora nel fantascientifico. Mente aperta, priva di preconcetti e una grande curiosità sono ciò che spinge il criptozoologo a portare avanti il suo scopo e fare di questo una passione e, nel migliore dei casi, un mestiere.
Fonte immagine: Wikimedia Commons
Articolo aggiornato il: 02/09/2025