Perdere la faccia in Cina, il concetto di diu mianzi

"Diu mianzi", il concetto cinese di perdere la faccia.

I paesi dell’Asia orientale sono da sempre a strettissimo contatto tra loro: nel corso dei secoli le loro culture si sono andate a influenzare l’un l’altra, andando così a creare molte somiglianze a livello sociale ma anche culturale. Si pensi ad esempio al concetto di società, che regna sovrano nel mondo asiatico, e a come ancora oggi i rapporti sociali siano basati su principi gerarchici. In particolare, il concetto di società è quello che più tipicamente differisce rispetto ai paesi occidentali: in Occidente la massa ha un ruolo subordinato rispetto al singolo, mentre la cultura orientale interpreta l’individuo esclusivamente come parte di un insieme più ampio. Questo concetto è stato analizzato a lungo nel corso degli anni, poiché da sempre ha modellato tutte le relazioni sociali che si sono instaurate nei paesi dell’Asia orientale e, in particolare, il senso di devozione che il singolo deve all’intera comunità. Nello specifico, c’è un concetto particolarmente seguito in Cina che traduciamo come “perdere la faccia”. Questa espressione del “perdere la faccia” in Cina esprime il senso di umiliazione imposto a una persona quando quest’ultima non agisce per il giusto nei confronti del suo popolo.

Da dove deriva l’idea del “perdere la faccia” in Cina?

Il corrispettivo in cinese per esprimere questo pensiero è 丢面子 “diu mianzi”: con ciò si esprime il senso di vergogna che si prova nel momento in cui la persona agisce in maniera scorretta nella società e di conseguenza deve affrontare la sensazione di vergogna di aver deluso il proprio popolo. Sebbene possa sembrare un concetto comune anche in Occidente, assimilabile a quello della gogna mediatica, in realtà il “perdere la faccia” in Cina ha radici ben più profonde: la società cinese, soprattutto con l’adozione del comunismo come sistema politico, ha fatto sì che l’individuo venisse alienato a favore della massa; per questo motivo, qualsiasi comportamento scorretto assunto dalla persona non reca danno solamente alla propria immagine, ma all’intera comunità. Il concetto inoltre affonda le sue radici nelle primissime dinastie cinesi, quando venne adottato come primissimo sistema politico il legismo. La filosofia legista, infatti, era basata principalmente su sistemi violenti di pena, tra i quali rientra proprio la responsabilità sociale: quando un individuo agisce deve farlo pensando alle proprie azioni nell’ambito sociale, in modo tale che la pressione sentita dalla persona aumenti e la spinga ad agire il più correttamente possibile.

Quando si può “perdere la faccia” ?

Ci sono diverse motivazioni per le quali una persona può perdere la faccia in Cina: violare l’etica e la morale sociale, non ottenere il successo sperato, portare avanti cattive abitudini o assumere determinati atteggiamenti in contesti poco appropriati. Un esempio pratico del concetto che ha destato scalpore in questi ultimi anni è l’umiliazione pubblica subita da tutte le persone che hanno violato le norme anti Covid. Insomma, in Cina il diu mianzi è un fantasma silenzioso che tentano tutti di evitare. Secondo alcunim si tratta di uno dei sistemi di controllo sociale in Cina che aiuta a rispettare le norme sociali, per altri invece, si tratta di una tortura silenziosa che limita l’agire del singolo. Al contrario, l’averemianzi” indica il possedere un’etica solida: avere senso del dovere e del rispetto nei confronti della società ma anche possedere una reputazione pulita e integra. Per quanto attualmente l’idea del “perdere la faccia” in Cina sia vittima di pesanti critiche, rimane un concetto fondamentale della cultura asiatica e di gran lunga difficile da abbandonare.

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

A proposito di Serena Uvale

Studentessa presso l'università degli studi di Napoli "L'Orientale", amante della culturale e della lingua cinese.

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