Sigarette elettroniche: è il vitamina E acetato il responsabile delle morti

La sigaretta elettronica si è diffusa, almeno inizialmente, come aiuto per la cessazione dal fumo, prima causa di morte al mondo. Il presupposto si basa che una sostituzione della gestualità e ritualità, associata ad un qualche richiamo all’aroma del tabacco, con un oggetto molto simile alla sigaretta, potesse aiutare i fumatori a smettere. Ed è così, secondo alcuni esperti quali il professor Riccardo Polosa, direttore del CoEHAR – Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo, che qualche mese fa ha affermato, in una intervista pubblicata su Sigmagazine, che “I pazienti da noi studiati che hanno abbandonato l’utilizzo delle sigarette a favore di quelle elettroniche hanno dimostrato un miglioramento nelle condizioni respiratorie generali”.

Tuttavia, da qualche settimana, si susseguono una serie di critiche e polemiche relative all’utilizzo di questi dispositivi, conosciuti in tutto il mondo e sempre più utilizzate anche in Italia. In particolar modo, ad essere sotto accusa, sono i liquidi che s’inseriscono nella sigaretta elettronica stessa, soprattutto quelli reperibili online; tra gli eccipienti incriminati c’è la vitamina E acetato, un ingrediente aggiunto ai prodotti a base di tetraidrocannabinolo (Thc) uno dei maggiori principi attivi della cannabis; proprio tale sostanza è stata identificata come “causa principale” nella malattie legate alle sigarette elettroniche che hanno fatto ammalare negli Usa ben 2051 persone uccidendone circa quaranta. Casi analoghi si sono susseguiti, secondo L’agenzia per il controllo e la prevenzione delle malattie statunitense (Cdc), in seguito all’utilizzo di liquidi non certificati e addirittura droghe. Anche la Direzione generale del centro per le dipendenze e le tossicodipendenze in Italia ha lanciato un allarme, monitorandone gli effetti negativi; infatti, nonostante vi siano moltissime persone che non riscontrano problemi con l’utilizzo costante delle sigarette elettroniche, l’allarme lanciato dal “Cdc”, aumenta notevolmente la preoccupazione, anche nel nostro Paese. In Italia, circa il 10% dei fumatori che usano sigarette elettroniche, le compra su canali di acquisto non ufficiali, il che rappresenta al momento il maggiore fattore di rischio. I liquidi, per poter essere venduti, subiscono invece rigorosi controlli.  È opportuno comunque ricordare che le sigarette elettroniche, e a dirlo è l’AIRC, contengono meno sostanze dannose rispetto alle tradizionali sigarette. Nelle sigarette elettroniche non c’è combustione, il liquido viene riscaldato a basse temperature, e questo fa sì che le tossine cancerogene, come quelle presenti nel catrame, non si sviluppino. Il liquido, quando non viene modificato in maniera artigianale o sostituito con droghe, è un semplice composto di glicole propilenico, glicerina vegetale e aromi alimentari; gli effetti di una inalazione ripetuta di queste sostanze, prolungata nel tempo, anche in dosi elevate, non sono ancora ben noti, ma al momento non destano preoccupazione di sorta, almeno nel nostro Paese. Ciò non toglie che sia fondamentale una salda e limpida informazione su questo tema, soprattutto tra i più giovani, sia da parte delle istituzioni, sia dal punto di vista prettamente sociale. Ovviamente, in quest’ottica, appare chiara la necessità di una normativa, sia per regolamentare la produzione, sia per chiarire gli ambiti in cui è possibile utilizzare il dispositivo.

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