Il Medioevo viene spesso ricordato come un’epoca buia, segnata da una violenza diffusa. Tra le pratiche più terribili di quel periodo, le torture medievali occupano un posto di primo piano. Utilizzate per punire, estorcere confessioni o semplicemente per infliggere sofferenza, queste pratiche rappresentano un capitolo agghiacciante della storia. Analizziamo gli strumenti più noti e il contesto in cui venivano impiegati.
Indice dei contenuti
Contesto storico: perché si usava la tortura?
Durante il Medioevo, eretici, presunte streghe e debitori erano spesso condannati a una sorte peggiore della morte stessa. Nel 1252, con la bolla papale Ad extirpanda, Papa Innocenzo IV autorizzò ufficialmente l’uso della tortura nei processi dell’Inquisizione. Figure come l’inquisitore domenicano Bernardo Gui applicarono queste direttive con fredda sistematicità, vedendo nella tortura uno strumento legittimo per estirpare il peccato. La confessione era infatti ritenuta un passo necessario per salvare l’anima del peccatore, mentre per i casi più gravi il rogo era la pena finale, scelta per negare al corpo la possibilità di risurrezione.
Strumenti di tortura per tipologia di supplizio
Gli strumenti di tortura possono essere classificati in base al tipo di dolore inflitto. Questa tabella riassume i principali metodi e gli ordigni associati.
Tipologia di tortura | Esempi di strumenti |
---|---|
Perforazione e lacerazione | Vergine di Norimberga, impalamento, sega, pera del tormento, strappaseno |
Schiacciamento e frattura | Ruota, spappolatesta, asino spagnolo, culla di Giuda |
Asfissia e annegamento | Tortura dell’acqua (waterboarding) |
Umiliazione pubblica | Gogna, maschere d’infamia |
I più noti strumenti di tortura medievale
Gli strumenti erano progettati con una fantasia crudele per infliggere il massimo dolore possibile, spesso prolungando l’agonia.
La Vergine di Norimberga
Conosciuta anche come “Fanciulla di ferro”, era un sarcofago verticale con fattezze umane. L’interno era foderato di aculei metallici posizionati per perforare organi non vitali, mantenendo la vittima cosciente. Sebbene la sua esistenza nel Medioevo sia dibattuta e potrebbe essere una creazione successiva, è diventata il simbolo della tortura medievale.

La ruota
Il condannato veniva legato a una grande ruota di legno. Il boia, con una mazza di ferro, procedeva a spezzare sistematicamente le ossa degli arti. Il corpo martoriato veniva poi lasciato sulla ruota, esposto al pubblico come monito.

La sega
Una delle pratiche più atroci. La vittima veniva appesa a testa in giù, per garantire l’afflusso di sangue al cervello e mantenerla cosciente, e poi segata a metà in senso longitudinale, partendo dall’inguine.

L’impalamento
Metodo di esecuzione brutale, reso tristemente celebre da Vlad III di Valacchia, meglio conosciuto come Vlad l’Impalatore. Consisteva nell’infilzare la vittima con un lungo palo appuntito, che penetrava dal perineo fino a fuoriuscire dalla bocca o dalla spalla. La morte sopraggiungeva dopo ore di agonia.

L’asino spagnolo e la culla di Giuda
L’asino spagnolo era un cuneo di legno dalla sommità affilata su cui la vittima veniva posta a cavalcioni, con pesi aggiunti ai piedi. La culla di Giuda era una variante: una piramide di legno su cui il condannato veniva calato dall’alto, facendo sì che il peso del corpo gravasse sull’ano o sulla vagina.

La pera del tormento
Un diabolico strumento metallico che veniva inserito in bocca, ano o vagina. Una volta dentro, tramite una vite, i suoi segmenti si aprivano, causando lacerazioni interne devastanti.

Lo spappolatesta
Un casco collegato a una vite che veniva stretta lentamente dal boia. La pressione schiacciava progressivamente il cranio, facendo prima uscire gli occhi dalle orbite e poi frantumando le ossa.
La tortura dell’acqua
Considerata l’antenata del moderno waterboarding. Si costringeva la vittima a ingoiare enormi quantità d’acqua o si copriva il suo volto con un panno su cui veniva versata acqua per simulare l’annegamento.
La tortura e le donne nel Medioevo
Le donne erano vittime particolarmente vulnerabili. Per crimini come l’adulterio, l’aborto o la stregoneria, le pene erano terribili. Oltre a metodi come la lapidazione, esistevano strumenti specifici come lo strappaseno, una pinza a quattro uncini arroventata che veniva usata per mutilare il petto. Spesso le donne venivano anche costrette a indossare maschere d’infamia per essere umiliate pubblicamente.
Dove vedere gli strumenti di tortura oggi
Per comprendere appieno l’orrore di queste pratiche, diversi musei in Europa espongono collezioni di strumenti di tortura. Questi luoghi offrono una testimonianza storica tangibile.
- Museo della Tortura di San Gimignano, Italia: uno dei più famosi, con una vasta collezione. Indirizzo: Via del Castello, 1, 53037 San Gimignano SI (sito web).
- Torture Museum di Amsterdam, Paesi Bassi: offre una panoramica sulle punizioni in tutta Europa. Indirizzo: Singel 449, 1012 WP Amsterdam (sito web).
- Museum of Medieval Torture Instruments di Praga, Repubblica Ceca: espone oltre 100 strumenti. Indirizzo: Křižovnická 194/1, 110 00 Praga (sito web).
Un monito dalla storia
Le torture medievali rappresentano un capitolo buio e doloroso della storia. Ricordare queste atrocità non è un esercizio macabro, ma un passo fondamentale per comprendere l’evoluzione del concetto di giustizia. L’abolizione di queste pratiche, iniziata con l’Illuminismo e sancita a livello globale dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948, è una conquista di civiltà. La memoria di questi strumenti deve servire da monito perenne contro ogni forma di violenza e sopraffazione.
Articolo aggiornato il: 09/09/2025