Dazai Osamu: biografia e opere del cantore dell’inadeguatezza
Chi era Dazai Osamu: vita e tormenti di uno scrittore controverso
Dazai Osamu, pseudonimo di Tsushima Shūji, è una delle voci più laceranti e indimenticabili della letteratura giapponese moderna. Attivo negli anni Trenta e Quaranta del XX secolo, è stato un cronista spietato del proprio fallimento e del tramonto di un’intera nazione. La sua figura controversa, segnata da una vita dissoluta tra alcol, droghe e una serie di tentati suicidi, culminò nel doppio suicidio (shinjū) con l’amante Yamazaki Tomie. Attraverso capolavori come Shayō (Il sole si spegne) e Ningen Shikkaku (Lo squalificato), Dazai ha descritto con una sensibilità disarmante il suo eterno senso di inadeguatezza di fronte alla società e la fine di un Giappone che, dopo la sconfitta nella Seconda guerra mondiale, non sarebbe stato più lo stesso.
I primi anni, la letteratura e il demone del suicidio
Dazai Osamu nacque il 19 giugno 1909 a Kanagi, in una ricca famiglia di proprietari terrieri. Cresciuto nell’indifferenza di un padre assente e di una famiglia numerosa, trovò conforto nella letteratura. Sin da giovanissimo coltivò una passione per autori come Akutagawa Ryūnosuke e Fëdor Dostoevskij. Il suicidio del suo idolo Akutagawa nel 1927 e la morte del fratello minore minarono profondamente la sua psiche, portandolo al primo tentativo di suicidio nel 1929. Questo evento segnò l’inizio di una spirale di autodistruzione: abbandonò gli studi di letteratura francese all’Università di Tōkyō, venne diseredato per la sua relazione con una geisha e tentò nuovamente il suicidio in coppia con una cameriera a Kamakura. Arrestato per la sua militanza nel partito comunista, venne salvato ancora una volta dall’influenza della sua famiglia, un’ingerenza che alimentava il suo senso di colpa e di falsità.
Il dopoguerra, il successo e il doppio suicidio
Nonostante una vita turbolenta, segnata anche dalla dipendenza dalla morfina e da un ricovero in un ospedale psichiatrico, il periodo più sereno e prolifico di Dazai Osamu coincise con il suo matrimonio con Ishihara Michiko. In questi anni pubblicò opere meno autobiografiche ma di grande valore, come Hashire Merosu (Corri, Melos!) e le rivisitazioni di fiabe in Otogizōshi. Tuttavia, lo spettro dell’inadeguatezza non lo abbandonò mai. Dopo la guerra, scrisse i suoi capolavori più cupi e celebrati, Shayō e Ningen Shikkaku. Abbandonata la famiglia per l’amante Yamazaki Tomie, il 13 giugno 1948, pochi giorni prima del suo trentanovesimo compleanno, si gettò con lei nel canale Tamagawa. I loro corpi vennero ritrovati sei giorni dopo, proprio nel giorno del suo compleanno.
Il Buraiha: Dazai Osamu e la scuola dei decadenti
Dazai Osamu è la figura di spicco del Buraiha, la “scuola dei decadenti” o “dei libertini”. Questo gruppo di scrittori, attivo nel Giappone del dopoguerra, non aveva un manifesto programmatico, ma condivideva un profondo senso di smarrimento, di crisi dei valori e di rifiuto per la società tradizionale e per il militarismo che aveva portato il paese alla rovina. Le loro opere, spesso autobiografiche, erano caratterizzate da uno stile di vita dissoluto e da una critica nichilista all’ipocrisia del mondo. Per il Buraiha, l’arte e la letteratura erano un modo per esporre la propria alienazione senza filtri, in aperta polemica con la letteratura “pura” e impegnata.
Le opere principali: analisi de Il sole si spegne e Lo squalificato
Il sole si spegne (Shayō): il tramonto di un’aristocrazia
Pubblicato nel 1947, Shayō (Il sole si spegne) è il romanzo che diede a Dazai Osamu la fama e coniò un nuovo termine sociale: Shayōzoku (“la tribù del sole calante”), per descrivere l’aristocrazia giapponese in declino dopo la guerra. L’opera narra la storia di Kazuko, una giovane donna di famiglia nobile che cerca di sopravvivere in un mondo in cui i vecchi valori sono crollati. Suo fratello Naoji, un veterano oppiomane, incarna la disperazione e l’incapacità di adattarsi, fino al suicidio. È un ritratto malinconico e potente della fine di un’era, scritto con una grazia stilistica straordinaria.
Lo squalificato (Ningen Shikkaku): il capolavoro autobiografico di Dazai Osamu
Considerato il suo testamento letterario, Ningen Shikkaku (Lo squalificato, 1948) è un’opera di un’onestà brutale. Il protagonista, Yōzō, è l’alter ego più fedele di Dazai Osamu. Sin da bambino, Yōzō si sente incapace di comprendere gli esseri umani e per sopravvivere indossa la maschera del buffone. La sua vita è una discesa nell’abisso dell’alcolismo, della dipendenza e delle relazioni fallimentari, nel tentativo disperato di fuggire dal terrore della società. Il titolo stesso, “squalificato dall’essere umano”, racchiude il nucleo della sofferenza di Dazai: la sensazione di essere un estraneo, un alieno incapace di partecipare al gioco della vita.
L’eredità di Dazai Osamu: la voce immortale degli inadeguati
Dazai Osamu non è stato solo uno scrittore, ma un’icona culturale. Le sue opere continuano a risuonare con una forza incredibile, specialmente tra i giovani che si sentono emarginati o incompresi. È stato il cantore per eccellenza del senso di inadeguatezza, un sentimento che ha saputo trasformare in letteratura universale. La sua capacità di descrivere la sofferenza interiore con lucidità, ironia e una profonda, seppur tormentata, umanità lo rende uno degli autori giapponesi più amati e necessari. Dazai ha passato la vita a sentirsi squalificato, ma ci ha lasciato opere monumentali che lo qualificano come uno dei talenti più puri e sensibili del Novecento.
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