Carinola e “L’ombra del gufo”, giallo storico di età sveva

Carinola e "L'ombra del gufo", giallo stoico di età sveva

Carinola fa nuovamente da sfondo al nuovo romanzo di Concetta di Lorenzo, storica, scrittrice e docente carinolese, ritornata nel suo paese d’origine a conclusione dei suoi studi svoltisi negli Stati Uniti e in Canada.

In occasione dell’uscita del suo secondo romanzo L’ombra del gufo, giallo incentrato su un complicato gioco di spionaggio medievale dipanatosi a seguito della scomparsa di una reliquia, l’autrice ha concesso una nuova intervista alle pagine di Eroica.

Concetta, è appena uscito il tuo secondo romanzo L’Ombra del Gufo. Ce ne puoi parlare in breve?

Sì, è uscito ai primi di luglio, fresco di stampa. È il secondo volume di una trilogia (o quadrilogia, non so ancora) che si concentra su tutto il periodo svevo, fino alla definitiva scomparsa degli Hohenstaufen, con la sconfitta e la morte di Manfredi nella battaglia di Benevento del 1266 e a cui poi seguirà la decapitazione del giovanissimo Corradino di Svevia, ultimo rampollo della casa staffica.  

Si tratta, pertanto, di un nuovo giallo storico?

Sì, i gialli sono un ottimo espediente per raccontare la storia. Inoltre la curiosità di scoprire un probabile colpevole tiene impegnato fino alla fine il lettore che si diverte a leggere e amplia la sua conoscenza storica. Il mio motto potrebbe essere “informare e divertire”.

Carinola, preziosa testimonianza di età sveva

Perché hai scelto questo particolare periodo storico per le tue ambientazioni letterarie?

Perché Carinola ha un’importante testimonianza storica di quel periodo. Una scritta ai piedi del grande affresco absidale nella basilica romanica di Santa Maria in Foro Claudio a Ventaroli di Carinola, comunemente noto come “Episcopio”, accenna alla vicenda del vescovo di Carinola, Pietro, perseguitato da Federico II perché ritenuto colpevole di tradimento. Pietro perse un fratello e un nipote, fatti giustiziare da Federico II per alto tradimento. Allora partecipò al Concilio di Lione del 1245, contribuendo alla deposizione dello Svevo. È cominciato tutto da quella scritta.

In che senso?

Nel senso che la scritta ubicata a Carinola, una supplica, mi incuriosiva molto e volevo saperne di più. Non si sapeva chi fosse quel personaggio di nome Pietro, per il quale si supplicava la Vergine affinché lo proteggesse e gli evitasse il “carcere tetro”. Qualche studioso locale aveva ipotizzato fosse un conte di Carinola del periodo longobardo, ma non consentiva di agganciarsi all’affresco, che invece è della metà del XIII secolo. Allora ho iniziato le mie personali ricerche tra gli storici del passato. Ho spulciato molte cronache medievali, poi cinquecentine e seicentine, nella speranza di trovarvi un indizio, senza tralasciare studi specifici di autori moderni: e così, in più dieci anni, sono riuscita a mettere insieme delle informazioni che mi hanno permesso di capire chi fosse questo personaggio di nome Pietro a cui la scritta absidale si riferisce.

E chi era?

Pietro fu un monaco cistercense di fede ghibellina, proveniente dall’Abbazia della Ferraria di Vayrano, dove probabilmente era abate, citato anche dallo storico contemporaneo tedesco Hubert Houben nel suo volume I Cistercensi nel Mezzogiorno d’ItaliaFu nominato vescovo di Calinulo (Carinola) da Federico II nel 1239, senza l’assensus di Papa Gregorio IX, il quale lo fece registrare nei registri vaticani con la sola iniziale P del nome, come si era solito fare con i vescovi di nomina imperiale, per non tramandarne il nome ai posteri.

In un periodo in cui inaspriva la lotta tra Papato ed Impero ed in cui i voltafaccia erano consuetudine, Pietro di Calinulo fu vittima della “giustizia” reale, perdendo il fratello e un nipote, giustiziati entrambi per alto tradimento. Egli stesso ne fu accusato.

Non so (non ancora almeno) perché Pietro avesse voltato le spalle a Federico II, ma sicuramente visse un periodo poco felice. Fu probabilmente prima arrestato e portato alla Rocca d’Arce, poi fu esiliato e mandato fuori dal Regno di Sicilia. Partecipò al Concilio di Lione del 1245, nel corso del quale intervenne contro Federico II e contribuì alla sua deposizione. Pietro rimase vescovo di Calinulo fino al 1252, quando fu nominato arcivescovo di Sorrento. Stranamente poi, ritrovando forse la sua fede ghibellina, partecipò all’incoronazione di Manfredi a re di Sicilia nel 1258 a Palermo. Questo non piacque al nuovo papa Alessandro IV, che lo rimosse dal suo incarico arcivescovile. Tuttavia la rimozione fu sicuramente temporanea, giacché, rientrato nei ranghi della Chiesa, il nuovo papa Clemente IV lo assolse dalla sua colpa e lo rimise al suo posto. Le ultime notizie di Pietro si hanno dai registri del Grande Archivio del Regno, nei quali nel 1270 Pietro risulta essere ancora arcivescovo di Sorrento. Le ricerche comunque continuano.

Tutte queste informazioni sono contenute nel tuo libro?

Diciamo che sono spalmate in entrambi i libri pubblicati e continueranno anche nel terzo.

I tuoi lettori amano molto i colpi di scena perfettamente incastonati dei tuoi romanzi, la concatenazione degli eventi calibrata al millimetro e l’introspezione psicologica dei personaggi, oltre che la verosimile descrizione della vita quotidiana di una piccola realtà. Sarà così anche in questo lavoro?

Più che mai. Carinola si troverà coinvolta suo malgrado in qualcosa di molto pericoloso e in questa situazione emergeranno vari personaggi, alcuni ammirevoli, altri affatto, ma tutti in sintonia con la ricca varietà umana medievale.

Perché L’Ombra del Gufo? Cosa significa esattamente questo titolo?

Perché un’ombra è qualcosa che si percepisce, più che vedere. Qualcosa che c’è, ma che non si distingue chiaramente. Allo stesso modo, il gufo è un animale notturno, che c’è ma non si vede mai, perché vive di notte. Come certi cospiratori…

Chi è il Gufo?

Questo non lo dirò. Leggete il libro!

Che cos’è per te la storia?

Per me è molte cose. Emotivamente è passione, ma è anche conoscenza, radici. Soprattutto è crescita, sia personale che di un intero popolo.

Le nuove generazioni a cui ti rivolgi leggono i tuoi libri?

Mah! Pochi a dire la verità. I giovani sono, purtroppo, troppo informatizzati e il loro rapporto con la carta stampata è aleatorio. Ma i libri ci sono e li aspettano. Spero che con la maturità potranno attingere informazioni sul loro territorio e passarli ai loro figli. In fondo, è così che funziona. È vero: certe cose si raggiungono con la maturità! 

A proposito di Adele Migliozzi

Laureata in Filologia, letterature e civiltà del mondo antico, coltivo una grande passione per la scrittura e la comunicazione. Vivo in provincia di Caserta e sono annodata al mio paesello da un profondo legame, dedicandomi con un gruppo di amici alla ricerca, analisi e tutela degli antichi testi dialettali della tradizione locale.

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