Carola Minincleri Colussi e La sposa volante – Recensione

Carola Minincleri Colussi

La sposa volante è il nuovo libro di Carola Minincleri Colussi, edito da Scatole Parlanti.

L’autrice è nata a Venezia nel 1974 e vive in provincia di Treviso. È artista multidisciplinare, performer e regista delle compagnie teatrali Farmacia Zooè e Flowing Streams FZU35. Una panoramica dei suoi lavori è disponibile sul sito carolamininclericolussi.it.

Agata cresce a Ginostra, all’ombra dello Stromboli, e le sue radici si nutrono del fuoco del suo vulcano, che viene fuori a sbuffi nei modi di dire dialettali che le ha insegnato la nonna, che spesso chiudono in una frase verità altrimenti difficilmente pronunciabili. Agata quel fuoco se lo porta dietro, insieme a quella macchina fotografica regalata dallo zio dall’America, tentando così, uno scatto dopo l’altro, di decodificare la realtà e a muovere i primi passi nel mondo.

La sposa volante di Carola Minincleri Colussi

Agata nasce a Ginostra, sull’isola di Stromboli, sua madre muore durante il parto; così lei tenterà in tutti i modi di ricucire lo strappo lasciato dalla perdita e di compensare al non detto di suo padre, che della madre non fa mai parola. La donna che le ha dato la vita, Agata può riconoscerla solo attraverso una foto. L’immagine di lei, sempre di spalle, porterà Agata a concepire ogni tipo di rapporto proprio a partire da quel contatto schiena contro schiena, una vera e propria “teoria dell’incontro”, che si ripeterà puntuale nella sua vita.

Cresciuta senza biscotti, a furia di credenze e detti popolari, ma dalla terra-madre Agata coltiverà il desiderio – mai espresso – di andare via, che la porterà ben presto a spostarsi senza mai fermarsi davvero, come rami di un albero che vanno in ogni direzione, ma con le radici ben piantate al suolo.

Il fuoco della sua terra Agata se lo porta dentro, a riempire i vuoti che la vita le ha scavato, e che spesso risale e viene fuori, rigorosamente in dialetto.

Quello stesso fuoco la condurrà in guerra, atipico rifugio per sfuggire ai dolori della vita. La macchina fotografica sarà il suo motore e il suo filtro, un necessario occhio protettivo da interporre tra sé e il mondo. E in una scala graduale, le immagini che intrappolerà nelle sue foto rappresenteranno le tappe, gli incontri e le cose fondamentali della sua vita. Proprio in guerra il fantasma materno si concretizzerà in immagini precise, nitide, necessariamente tragiche.

Dopo relazioni sbagliare e fughe per riparare ferite troppo esposte si imbatterà, di schiena, in qualcosa di nuovo, e straordinariamente pacifico. Agata si troverà ad affrontare nuove sfide e resistenze, conflitti cui non era abituata, rapporti madre-figlio ingombranti o troppo labili, che potrà superare soltanto mettendo in gioco tutto, senza più filtri, e al contempo fermandosi, in una resa che è anche una conquista.

La fotografia nel romanzo di Carola Minincleri Colussi riconcilia e ricollega fili solo apparentemente spezzati dalla vita, ed è rinascita li dove c’è morte. Come in un ciclo che si compie, il ritorno alla terra-madre dalla quale Agata ancora in pezzi era scappata è riappacificazione e cura.

La sposa volante è un racconto che ricomincia lì dove tutto sembrava finire. Un sodalizio tra arte come filtro e decodificatore della realtà e natura come madre e guaritrice che rasserena e pacifica, nella quale tutto ciò che sembra perduto, rimane o torna, nell’acqua e nel vento, una storia in cui il contatto è sia fisico che filtrato, ma ugualmente tangibile.

Un percorso di crescita in cui ognuno può rivedere qualcosa di sé.

Fonte immagine: ufficio stampa.

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