Daniela Matronola per Manni Editori: Il mio amico | Recensione

Daniela Matronola per Manni Editori: Il mio amico | Recensione

Recensione de Il mio amico, nuovo romanzo di Daniela Matronola, edito da Manni Editori.

Un romanzo composto in quattro racconti lunghi, in realtà l’ammontare delle pagine non lo classifica come “un mattone” da libreria, ma non per questo il risultato finale è scarno, anzi: ci accorgeremo, man mano durante la lettura, che la situazione può prendere una via diversa rispetto a quella immaginata dal lettore.

Daniela Matronola, affermata scrittrice e traduttrice, scrive con l’agilità e la familiarità di chi certi argomenti è abituato a trattarli; quello che non manca mai è il rispetto per le piccole, grandi cose della vita, tragedie comprese. Un vero peccato, da un certo punto di vista, che la situazione stringente data dalla pandemia di Covid-19 sia così limitante anche per gli incontri letterari: Il mio amico è quell’opera che classicamente si presta alle letture di gruppo, anche di poche persone, intime, nei pomeriggi autunnali.

Passiamo però al libro vero e proprio. Il mio amico è la storia di “un amico” che tutti potrebbero avere; alla fine di questo viaggio, sarà un amico che tutti sentono di avere, un amico che ricorre nelle pagine del libro, davvero esistito. Quattro racconti, quattro tappe di vita che ripercorrono un’esistenza sospesa tra il tempo esterno, che vede Mauro, il nostro protagonista, coinvolto in un episodio che lo costringe a fermarsi. È un uomo stanco, Mauro, che non ha mai preso una sosta. Eppure, ora la sua mente ed il suo corpo gli impongono una sosta, una “slegatura” dal tutto; questa “slegatura”, questo smarrimento di Mauro a tratti ricorda lo “smarginamento” tanto caro ad un’altra autrice, Elena Ferrante. Degno di menzione è l’ultimo racconto della raccolta-romanzo, che narra di un viaggio a Parigi: una sorta di “Grand Tour” ottocentesco, che un po’ tradisce le ambizioni della scrittrice-traduttrice.

Viviamo, come si diceva qualche rigo più su, insieme a Mauro un “tempo interno” legato alla realtà ed allo stesso tempo  che vive di vita e ritmi propri, quasi un uomo controcorrente come lo fu il Des Esseintes di un paio di secoli fa. Saltella senza problemi e senza età tra le varie epoche della sua vita, preciso come un bisturi, una precisione probabilmente data dagli anni. Il linguaggio della Matronola è duro, adulto: attingendo da una solida cultura da traduttrice, i riferimenti al mondo del cinema e della letteratura europea sono sapientemente sparsi tra le righe. Il lettore attento saprà catturarli nella sua interezza, quello appena curioso vedrà la leva della propria coscienza muoversi ed andrà a documentarsi.

Il mio amico, che alla fine diventerà anche un “nostro” silenzioso, doloroso amico, è un libro da tenere sotto mano in questo periodo così complicato. Vale sempre la pena fermarsi un attimo e fare i conti con se stessi, anche con cose, faccende, volti e persone che riteniamo dimenticati, chiusi nei cassetti, con cui pensiamo di aver fatto pace con il solo potere del tempo.

Immagine: Manni Editori

A proposito di Nunzia Clemente

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