Dante Fantasy, la fantastica Commedia di Dario Rivarossa

Dante Fantasy

Terebinto edizioni arricchisce il proprio catalogo di libri con Dante Fantasy, saggio di Dario Rivarossa che indaga un aspetto poco conosciuto della Commedia di Dante Alighieri: quello del fantastico e del meraviglioso.

Chi ha o chi ha avuto a che fare con la Commedia di Dante, dal semplice studente che l’ha relegata ai ricordi scolastici allo studioso che inevitabilmente si trova a sbattere il muso contro i versi del poeta fiorentino, si trova o si è trovato a doverne analizzare le tematiche più gettonate: la politica con le sue celebri invettive e i noti “canti politici” corrispondenti al sesto di ognuna delle tre cantiche; la religione che assume le sembianze di una lezione sulla legge del contrappasso vigente nell’Inferno e nel Purgatorio e che diventa oggetto di celebrazione nel Paradiso con immagini complesse da descrivere (e in tutta sincerità incomprensibili); i ritratti di personaggi divenuti celebri: Francesca da Rimini e Paolo Malatesta, il conte Ugolino, Ciacco, Farinata degli Uberti, Pia de’ Tolomei, Cacciaguida e molti altri.

Eppure, al giorno d’oggi, nessuno sembra interessarsi al lato “fantastico” di cui la Commedia è intriso, sacrificandolo in (s)favore di pompose e vanagloriose dialettiche che conferiscono a Dante e alla sua opera conformazioni devianti le quali assumono la forma di uggiose lezioni tenute da professori senz’anima e da accademici rinomati che riempiono oceani di inchiostro sulle stesse tematiche della Commedia e sugli stessi identici versi. Il modo migliore, almeno per chi scrive queste righe, per ammazzare la curiosità verso il sommo poeta e il suo mondo all’origine.

A mettere un freno a queste tendenze divenute purtroppo la norma ci pensa Dario Rivarossa: classe 1965, giornalista e traduttore e, ovviamente, appassionato di Dante che per la Terbentino Edizioni ha pubblicato Dante Fantasy. Un saggio che fin dal sottotitolo Vampiri, lupi mannari, elfi, draghi e altre cosette che per i lettori della Divina Commedia erano ovvie” strizza l’occhio alla componente fantastica non solo del poema dantesco, ma anche del “meraviglioso” immaginario medievale di cui si sono occupati anche grandi studiosi quali Jacques Le Goff e Alberto Varvaro.

Dante Fantasy. La Commedia come nessuno l’ha mai spiegata

Fin dalle prime pagine di questo saggio Dario Rivarossa ci tiene a precisare che il suo non è uno studio che segue le classiche linee guida accademiche. Le note a piè di pagina, tipiche di tanti studi del settore, si riducono a poche e necessarie, così come anche lo stile: asciutto, semplice ed essenziale, in modo che chiunque possa avere accesso al mondo della Commedia, condito anche da una sottile ironia che conferisce al libro uno stile colloquiale e amichevole. Piuttosto che come a un saggio, Dante Fantasy va concepito come una chiacchierata in cui parlare del “sommo” in un’atmosfera rilassata e priva di obblighi formali.

Il tutto rientra nell’obiettivo dell’autore: quello di mostrare ai lettori il lato meno conosciuto e poco studiato dell’Alighieri e lo fa annullando tutta quella critica figlia del Romanticismo e dell’Unità d’Italia che lo hanno elevato a campione del nazionalismo italiano e padre della lingua italiana. Ne viene fuori piuttosto il ritratto di un uomo del suo tempo e del suo mondo, di cui Rivarossa ci offre uno spaccato con le sue feste, i suoi costumi e le sue usanze, ma anche di un poeta capace di inventare creature e visioni fantastiche secondo il gusto medievale dell’epoca. Tutte cose che per gli uomini del suo tempo, ritornando al sottotitolo del libro, “erano ovvie“. La figura di Gerione, ad esempio, viene assimilata a quella di un drago, mentre la drammatica storia del conte Ugolino della Gherardesca trova un parallelo addirittura con la licantropia. Ma non mancano capitoli sul “meraviglioso cristiano”, come le affascinanti origini del Purgatorio o la conversione che ha permesso all’imperatore Traiano di essere accolto tra le schiere dei beati del Paradiso.

Ma a rendere Dante Fantasy un’opera interessante sono i riferimenti all’immaginario popolare dei nuovi media. Rivarossa non a caso si definisce «Appassionato cultore di fantasy, sci-fi e cultura pop rivisitata alla luce di un eclettico spirito barocco». Ecco allora che accanto a citazioni delle Metamorfosi di Ovidio, dei testi di padri e dottori della chiesa, del Furioso di Ariosto e soprattutto degli innovativi studi di Giovanni Pascoli sul poema (Minerva Oscura, Sotto il velame e La Mirabile Visione)  troviamo anche riferimenti a Serie TV, film e fumetti, in quella felice commistione postmoderna che annulla l’arrogante scissione della cultura in “alta” e “bassa”.

Dante Fantasy rappresenta una boccata di aria fresca nell’immenso mare degli studi danteschi (seppur ci teniamo a ribadire che questo non è un saggio accademico e, cosa più importante, non vuole esserlo) caratterizzato da tanti e troppi studi su un poeta a cui sono state tracciate sulla fronte, al pari delle sette “P” tracciategli dall’angelo del Purgatorio prima di fargli attraversare il monte, tante etichette a seconda di come tira il vento della Storia. Il merito di Dario Rivarossa è quello di aver riportato Dante nella sua dimensione e di conferire a noi lettori i suoi occhi da uomo medievale: un uomo a contatto con l’immaginario, le credenze e il folklore che scandiva la vita sua e quella dei propri simili.

Insomma, non leggere la solita cantilena polverosa declamata in grigie aule scolastiche con in sottofondo lo sbadiglio del compagno di banco o i soliti castelli campati in aria su cose che già sappiamo su Dante e la Commedia è un qualcosa di cui si sentiva davvero bisogno.

Ciro Gianluigi Barbato

Fonte immagine copertina: Ufficio Stampa Il Terebinto edizioni

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A proposito di Ciro Gianluigi Barbato

Classe 1991, diploma di liceo classico, laurea triennale in lettere moderne e magistrale in filologia moderna. Ha scritto per "Il Ritaglio" e "La Cooltura" e da cinque anni scrive per "Eroica". Ama la letteratura, il cinema, l'arte, la musica, il teatro, i fumetti e le serie tv in ogni loro forma, accademica e nerd/pop. Si dice che preferisca dire ciò che pensa con la scrittura in luogo della voce, ma non si hanno prove a riguardo.

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