Canzoni rock d’amore, 8 da ascoltare

Canzoni rock d'amore

Il rock è da sempre un genere musicale duro e aggressivo, fatto di melodie energiche e forti che traggono origine da un sentimento preciso: la rabbia. Che sia giustificata da motivi politici e sociali o puramente intimi, i cantanti rock hanno costruito testi e melodie con le quali urlano in faccia a qualsivoglia autorità tutto ciò che gli passa per la testa. Ma questo non significa che i cantanti rock siano alieni a emozioni come l’amore. Nemmeno i più forti e anticonformisti tra i cantanti possono sfuggire ai dardi di Cupido ed ecco che finiscono per scrivere canzoni rock d’amore.

Certo, non tutti i cantanti e gruppi del genere trattano l’amore allo stesso modo. C’è chi lo celebra come motivo di appagamento che rende leggeri come una nuvola e con un perenne sorriso stampato sul volto, chi come una passione oscura che tormenta e divora dall’interno, chi ancora ne indaga i lati più romantici e carnali e chi invece cerca di evidenziarne le sue contraddizioni. In questa playlist abbiamo deciso di scegliere quelle che, a nostro parere, sono le canzoni rock d’amore più significative e particolari spaziando un po’ tra tutti i generi del rock.

Canzoni rock d’amore, le nostre scelte 

1. Romeo and Juliet – Dire Straits

Iniziamo con qualcosa di molto rilassato, come Romeo and Juliet dei britannici Dire Straits. Fondata nel 1977 da Mark Knopfler, la band si è distinta per essere lontana dagli stereotipi tipici dei rockettari. La musica dei Dire Straits è infatti pacata e melodica, merito soprattutto del virtuosismo tecnico di Mark che riesce a padroneggiare la chitarra in modo quasi etereo.

Non rappresenta un’eccezione Romeo and Juliet, brano dell’album Making Movies del 1980. Il titolo a prima vista sembra richiamare alla celebre tragedia di William Shakespeare, ma in realtà non è così. Mark Knopfler scrisse la canzone in seguito a una delusione amorosa ricevuta dalla cantante Holly Beth Vincent e la imposta come un dialogo tra due giovani ragazzi chiamati rispettivamente come i due amanti di Verona più famosi.

Il protagonista si reca sotto il balcone della propria amata intonando una serenata in suo onore, ma lei non sembra felice di vederlo: «you nearly gimme a heart attack!». Tutta la canzone è attraversata da un’ironia di fondo in cui il povero Romeo, deluso e sconsolato, ricorda alla sua Giulietta tutti i bei momenti trascorsi assieme per poi rinfacciarle la sua presunta fedeltà per poi scoprire che nello stesso tempo si vedeva con un altro. «You promised me everything/ you promised me thick and thin yeah,/ Now you just say “oh, Romeo, yeah, you know I used to have a scene with him”». Con la sua voglia di ingannare piuttosto che di amare la Giulietta dei Dire Straits sembra ricordare vagamente la ragazza che ingannava il nostrano Francesco de Gregori nella celeberrima Rimmel.

Insomma, il leitmotiv della canzone è l’amore non corrisposto e il rifiuto di rassegnarsi alla fine della passione, anche quando questa non c’è mai stata davvero. L’ideale per i tanti Romeo che sono, come si dice in landa partenopea, “cornuti e mazziati”.

2. Always  – Bon Jovi

Proseguiamo con i Bon Jovi, celebre band fondata da Jon Bon Jovi e con uno dei singoli tratti dall’album Cross Road del 1994: Always.

In origine la canzone doveva far parte della colonna sonora del film Triplo gioco. Ma i Bon Jovi videro il film in anteprima e ne rimasero talmente disgustati da proibire ai produttori della pellicola di usare il brano al suo interno. Scelta saggia, dato che il film si rivelò un fiasco ai botteghini.

Il titolo del brano dice già tutto. Anche qui un innamorato che raccoglie i cocci del suo rapporto appena finito e che fa i conti con i propri errori, ma anche con la propria fragilità: «You see I’ve always been a fighter,/ but without you I give up,/ now I can’t sing a love song,/ like the way it’s meant to be». La fine della storia d’amore sembra qui coincidere con una “morte” spirituale e creativa, dominata dai ricordi dei bei momenti che Jon Bon Jovi ha trascorso con la sua amata e dalla gelosia nel vederla con un altro («When he holds you close/ when he pulls you near/ when he says the words you’ve been needing to hear/ I’ll wish I was him ’cause those words are mine»).

Eppure, nonostante tutto, Il nostro Jon non smetterà mai di amare e sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa per la sua lei come inginocchiarsi a piangere o addirittura morire. Always è quindi una ballata sulla rottura di un rapporto, probabilmente più per colpa di lui che di lei, che non manca di far scendere la classica lacrimuccia a chi si è ritrovato in una situazione simile.

3. Black – Pearl Jam

Dato che siamo entrati in modalità “amori infranti” rincariamo la dose con Black, brano dei Pearl Jam tratto dall’album Ten del 1991.

Anche in questo caso un titolo che è un nomen omen. Eddie Vedder nella canzone parla di un amore finito, forse una vecchia cotta adolescenziale, ed è una delle canzoni più intime del cantante di Seattle al punto che egli stesso rifiutò di farla passare in radio all’epoca. Del resto fin dall’inizio si respira un’atmosfera malinconica: «Now the air I tasted and breathed has taken a turn,/ Ooh, and all I taught her was everything,/ Ooh, I know she gave me all that she wore». Anche qui non resta altro da fare che rimuginare sul passato, su una storia su cui è stata scritta la parola “fine” (non a caso il titolo Black sembra richiamare alla tecnica cinematografica della transizione in nero, con la scena di un film che vira proprio sul nero e di solito prima che compaia il fantomatico “The End” sullo schermo).  Il tutto si chiude con la classica rassegnazione, al pensiero che la propria ex è sicuramente felice mentre lui no: «I know someday you’ll have a beautiful life,/ I know you’ll be a star in somebody else’s sky,/ but why, why, why can’t it be, can’t it be mine?»

Tra le canzoni rock d’amore Black è una delle più nostalgiche e intime che siano mai state scritte e che, nonostante la riluttanza di Eddie Vedder nel volerla cantare dal vivo, è una delle più amate dai fan dei Pearl Jam. Godiamoci allora la versione live di questa canzone all’interno di MTV Unplugged del 1992.

4. Pictures of You – The Cure

Proseguiamo questa playlist di canzoni rock d’amore con i The Cure e Pictures of You,  dall’album Disintegration del 1989.

L’ispirazione per questo brano venne a Robert Smith, stando a quanto afferma lui stesso in alcune interviste, da un evento poco piacevole: un incendio scoppiato nella propria abitazione. Mentre passeggiava tra le rovine della casa il frontman della band trovò un portafoglio con all’interno le foto di sua moglie Mary. Da lì passò alla scrittura della canzone, le cui melodie si allontanano dalla cupa atmosfera del rock gotico per abbracciare quelle più pop e orecchiabili.

Questa caratteristica si sposa bene con il testo di Pictures of You, un’altra canzone che ha come tema la malinconia per un amore finito. «I’ve been looking so long at these pictures of you / That I almost believe that they’re real / I’ve been living so long with my pictures of you / That I almost believe that the pictures are / All I can feel». Anche qui l’unica cosa che testimonia un amore finito sono i ricordi, che prendono vita tramite le foto che ricordano i momenti felici trascorsi assieme alla propria amata. Ricordi che non possono essere cancellati, come si legge lungo queste parole significative: «There was nothing in the world/ That I ever wanted more/ Than to never feel the breaking apart /All my pictures of you». Possiamo provare a distruggere qualsiasi elemento materiale che ci riporta con la mente a persone o momenti una volta felici e ora fonti di dolore, ma il ricordo sarà sempre più forte e verrà sempre a bussare alla nostra anima. La stessa cosa vale per l’amore.

5. November Rain – Guns ‘n’ Roses

Poteva mancare uno dei brani più celebri dei Guns ‘n’ Roses? Certo che no. La band di Axl Rose e Slash fece uscire November Rain come terzo singolo dell’album Use Your Illusion I del 1992 e ben presto divenne uno dei loro brani più famosi, complici anche le sonorità sinfoniche e orchestrali che lo caratterizzano (nonché tutti quegli utenti di Facebook che, per darsi un’aria di persone poetiche e sensibili, lo condividono in qualsiasi giorno di novembre in cui ci sia possibilità di precipitazioni).

November Rain narra di come, tra tutti i sentimenti, l’amore sia sicuramente quello più mutabile e soggetto allo trascorrere del tempo e capace di mettere alla prova gli amanti: «Cause nothin’ lasts forever/ And we both know hearts can change». Non a caso Axl Rose fa riferimento all’immagine della pioggia novembrina che dà il titolo alla canzone, usata come similitudine per indicare il pianto derivante magari proprio dalla fine di una storia d’amore. Ma la pioggia è anche simbolo di rinascita e di inizio di un nuovo percorso con una nuova persona, perché «Everybody needs somebody/ You’re not the only one»

November Rain è una delle canzoni rock d’amore più amate di tutti i tempi, Non solo per il testo o la musica, ma anche per il leggendario videoclip in cui viene inscenato il matrimonio tra Axl Rose e la sua fidanzata dell’epoca, la modella Stephanie Seymour, e in cui Slash fuori dalla chiesa si cimenta in un assolo entrato negli annali della storia del rock.

6. Non Voglio ritrovare il tuo nome – Afterhours

Adesso è giunta l’ora di spostarci a casa nostra con Manuel Agnelli e i suoi Afterhours, gruppo indie fondato a Milano nella seconda metà degli anni ’80, e il loro brano Non voglio ritrovare il tuo nome.

Presentata in anteprima durante il concerto del primo maggio del 2016, già dal titolo la canzone preannuncia la fine di un amore. Rispetto però a quanto visto in precedenza con Robert Smith la voce di Manuel Agnelli, caratterizzata da una lieve rabbia mista a nostalgia, rimarca la volontà di cancellare i ricordi della persona che gli ha fatto del male.

«Ti nascondo dentro me/ Per non ritrovarti più/ La vedo la tua luce, sai?/ Ma non voglio ricordare il tuo nome». Per il cantante degli Afterhours è importante recidere i legami con il passato, se questo è solo fonte di ricordi poco piacevoli come una vecchia storia d’amore da cui non ha ricavato altro che dolore e sofferenza. L’unica soddisfazione che ottiene è quella di rinfacciare alla sua ex tutte le bugie con cui ha retto quel rapporto che, evidentemente, tale non era. Significativa è la frase con cui la canzone si chiude: «Vedevo la tua luce, sai/ come dentro a un incantesimo./Vedevo la tua luce, sai./Ma ho fatto un incantesimo/ E tutto a un tratto non ci sei più». Quasi a dire che nel corso della nostra vita può capitarci di incontrare persone che sembrano destinate a restare con noi per sempre, ma che in realtà si rivelano per quello che sono: brave fattucchiere che ingannano il prossimo con frottole che sono veri e propri incantesimi.

7. In Joy and Sorrow – HIM

Gli HIM, acronimo per “His Majesty Infernal” (che significa “Sua Maestà Infernale“, ma potete anche mettere giù quei crocifissi perché non hanno nulla a che fare con il satanismo), sono stati una band gothic metal finlandese attiva dal 1991 al 2017. Gran parte delle loro canzoni parlano del dualismo “Amore e Morte” e a tale tematica non si sottrae In Joy and Sorrow, brano del 2001.

Tradotto in italiano il titolo significa “Nella gioia e nel dolore“. Sembra quindi esserci un richiamo alla cerimonia del matrimonio, ma in realtà Ville Vallo (la voce degli HIM) sta parlando con una ragazza che vede come una sua simile: «Oh girl we are the same/ We are young/ and lost and so afraid/ There’s no cure for the pain/ No shelter from the rain/ All our prayers seem to fail». Il mondo che ci circonda è cupo e malvagio è l’unico modo per difendersi da esso è l’amore, visto come potere salvifico capace di irradiare le anime più pure: «In joy and sorrow my home’s in your arms/ In a world so hollow/ It is breaking my heart».

Gli HIM celebrano così la forza di questo sentimento in una canzone dalle tinte dark, ma di certo molto affascinante e sensuale.

8. Only for the weak – In Flames

Per chiudere questa playlist di canzoni rock d’amore restiamo sempre nel blocco scandinavo, ma ci spostiamo in Svezia con una band il cui genere è molto dibattuto. Stiamo parlando degli In Flames, gruppo melodic death metal fondato a inizio anni ’90 che si caratterizza per uno stile musicale sempre più diverso da quello originario in ogni album.

Only for the weak (“Soltanto per i deboli“) è la terza traccia di Clayman, album del 2000 i cui testi sembrano collegati molto all’intimità del cantante Andres Fridén. Questa canzone infatti sembra che parli non tanto della classica storia d’amore, ma proprio della difficoltà di riuscire ad amare qualcuno.  Lo si capisce bene da frasi come « I won’t allow any happiness/ ‘Cause every time you laugh, I feel so guilty» o «I’ve lost the ability to paint the clouds/ ‘Cause it’s me you’re draining». Qui l’amore sembra fare da preambolo alla follia, ma non una follia derivante da un sentimento non ricambiato e che porta chi ama a struggersi continuamente. Quest’ulitma sembra derivare dalla mancanza di un equilibrio, dall’impossibilità di essere davvero se stessi a causa della felicità che la persona che si dovrebbe amare prova e che invece sembra quasi renderci invidiosi.

La conclusione è una sola: l’amore è un’infezione capace di indebolire l’animo umano e di fargli perdere vigore. Per questo è roba da deboli (weak). Suona quasi come un monito, a ricordarci la vera natura del rock: un genere rabbioso e feroce, forse poco adatto per trattare di bei sentimenti come l’amore e gli affetti.

Ciro Gianluigi Barbato

Fonte immagine copertina: https://www.lovethispic.com/image/119861/i-love-rock-music-necklace

A proposito di Ciro Gianluigi Barbato

Classe 1991, diploma di liceo classico, laurea triennale in lettere moderne e magistrale in filologia moderna. Ha scritto per "Il Ritaglio" e "La Cooltura" e da cinque anni scrive per "Eroica". Ama la letteratura, il cinema, l'arte, la musica, il teatro, i fumetti e le serie tv in ogni loro forma, accademica e nerd/pop. Si dice che preferisca dire ciò che pensa con la scrittura in luogo della voce, ma non si hanno prove a riguardo.

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