Recensione di Decameron Project, l’antologia che racconta la pandemia
L’uomo, nei momenti di incertezza e solitudine, ha sempre trovato conforto nella comunione con i suoi simili, anche virtuale, come (ri)scopriamo in questi mesi di pandemia: nell’empatia, nel confronto, nella possibilità di scambiarsi pensieri, parole, racconti. Ce lo racconta Boccaccio, che nel suo monumentale Decameron, tra le opere più importanti della letteratura italiana e di tutti i tempi, narra di un gruppo di giovani rinchiuso in una villa fuori Firenze a raccontarsi storie, per ingannare il tempo ed esorcizzare la paura del contagio.
La pandemia da Covid-19 ha messo tutto in discussione, tranne la voglia di comunicare: ritroviamo quest’esigenza primordiale, che diventa quasi un grido di aiuto e l’ancora di salvezza cui aggrapparsi per non scivolare nel baratro dell’angoscia, nel volume Decameron Project, pubblicato da NN Editore: una raccolta di ventinove racconti scritti durante i primi mesi bui della pandemia e pubblicati sul New York Times. Alcune grandi voci della letteratura mondiale hanno provato a raccontare la paura inenarrabile che ha attanagliato le nostre vite e che ha cambiato il mondo.
«Questa è la parte più bella di tutta la letteratura: scoprire che i tuoi desideri sono desideri universali, che non sei solo o isolato da nessuno. Tu appartieni»
(Di qua dal Paradiso, Francis Scott Fitzgerald).
Narrare è difficile, quando tutto, anche le cose più banali e naturali dell’esistenza, quelle che normalmente si danno per scontate, vengono improvvisamente messe in dubbio. La terra trema sotto i piedi, ogni certezza vacilla e sembra scivolare dalle mani come l’acqua: ma forse raccontare è il solo modo per sentirsi vivi e parte di un tutto, per non sentirsi soli col proprio dolore e le proprie paure, perché il distanziamento sociale sia un concetto soltanto fisico e mai affettivo.
Decameron Project è il racconto, corale e insieme particolare, della pandemia: il momento in cui il mondo intero si è fermato, come l’autobus bloccato in un intervallo temporale del racconto di Karen Russell Linea 19, da Woodstock a Glisan, meravigliosa metafora del loop temporale in cui tutti noi ci sentiamo bloccati da un anno a questa parte, un eterno presente che cancella il passato e ci priva della speranza del futuro, dal quale però i protagonisti del racconto escono soltanto con uno sforzo condiviso: lo stesso cui noi tutti siamo chiamati oggi per sconfiggere la pandemia.
Ritroviamo il conflitto generazionale tra giovani, che accusano i più anziani di aver divorato tutte le risorse ed il loro futuro, ed i più anziani, che accusano i giovani di parassitismo e pigrizia in Cimeli di Andrew O’ Hagan, conflitto generazionale che al tempo della pandemia si è acuito, mentre i più giovani gridano ai boomers la loro comprensibile voglia di vita e la preoccupazione del dopo ed i più anziani, spesso dal futuro meno precario ed incerto dei millennials, vivono con comprensibile e crescente angoscia lo spettro del contagio, che miete vittime tra i più anziani, meno preoccupati del domani di quanto lo siano i giovani, che sono, a loro volta, talvolta meno preoccupati dal contagio di quanto lo siano i più anziani.
Le ricerche spasmodiche su internet, unica finestra sul mondo esterno, improvvisamente luogo di lavoro, di studio e di svago, elencate con ritmo incalzante che ricalca quello delle dita veloci che digitano sulla tastiera per provare ad inseguire pensieri e preoccupazioni che corrono velocissimo, in Sistemi di Charles Yu. Il compagno di viaggio perfetto di Paolo Giordano racconta la difficoltà nel condividere gli spazi tra genitori e figli giovani, che trasferiscono loro malgrado i vecchi, festosi e rumorosi sabati in piazza su Houseparty, abitudine che cela una grande solitudine e bisogno di rapporti umani veri, non mediati da un freddo schermo; la difficoltà di gestire i tempi dello smartworking, della famiglia e del dialogo con i bambini, vittime inconsapevoli di una situazione più grande di loro e di tutti, ma soprattutto la lenta e inesorabile assuefazione alla televisione in Esposizione agli schermi di Alejandro Zambra.
Sono tantissime le voci che hanno collaborato a Decameron Project, offrendo con la propria voce il loro contributo alla battaglia contro questo nemico invisibile che miete vittime, sacrifica opportunità lavorative, prostra la psiche e divide le persone. In Decameron Project ci siamo tutti noi, le nostre paure, angosce e difficoltà quotidiane, i sogni accantonati, le domande, i bisogni e le speranze: un grande libro nato nel tempo interrotto dei primi mesi della pandemia e che, fattosi memoria collettiva, ha ripreso a correre.