‘E contranomme, Piccola Spoon River napoletana viene pubblicata da Ino Fragna nel 2023, per i tipi di Terra Somnia editore. L’opera segue l’esempio illustre di Edgar Lee Masters con la sua Antologia di Spoon River (1915) per dare voce a personaggi reali o verosimili, meschini e vinti.
Accade a volte che certi luoghi della letteratura, reali o immaginari che siano, diventino luoghi dell’anima, senza latitudine; luoghi in cui tutto il Bello e l’Orrido umano si rapprendono. La piccola Spoon River è sicuramente uno di questi luoghi: ora negli Stati Uniti, ora a Napoli.
Le origini del poema prima della riscrittura di Ino Fragna
L’Antologia di Spoon River viene pubblicata in Italia nel 1943 da Einaudi, nella traduzione di Fernanda Pivano. In una serie di articoli raccolti in America Rossa e Nera (1964) la Pivano racconta che l’Antologia le fu mostrata la prima volta da Cesare Pavese in risposta alla domanda su quale fosse la differenza tra letteratura inglese e letteratura americana. La Pivano fu catturata da quei ritratti e iniziò a tradurli, senza mai dirlo a Pavese. Tuttavia, come nelle più semplici delle storie, Pavese trova il manoscritto delle traduzioni in un cassetto e convince Einaudi a pubblicarlo. Cosa catturò la Pivano, e ancor prima Pavese?
La struttura poetica differente, certo, ripresa dagli epitaffi greci raccolti nell’Antologia Palatina, ma soprattutto, in parole dello stesso Pavese: «la consapevolezza austera e fraterna del dolore di tutti, della vanità di tutti» che Edgar Lee Masters dimostra in quel ritratto della “piccola America”. Lontano da schemi tardottocenteschi, ecco come si può nuovamente raccontare il «[…] rovello comune per la frattura immedicabile tra esistenza individuale ed essere collettivo».
La riscrittura napoletana di Ino Fragna
Cosa spinge lo scrittore Ino Fragna a realizzarne oggi una Piccola Spoon River napoletana? Il libro si occupa di cambiare le scenografie, di renderle riconoscibili a chi ogni giorno percorre certe vie della città di Napoli, e di far scivolare su quelle scene dei personaggi – anch’essi riconoscibilissimi – «modesti ma tutti realmente esistiti». Quella di Ino Fragna è una riscrittura quasi teatrale che con il topos letterario del ritorno dopo lungo tempo al quartiere natio, e con l’artiglio del dialetto napoletano, entra nelle «vene aperte» della città per riportare in vita i caduti della battaglia, quelli di oggi e quelli di domani.
Fuor di metafora, nella prefazione di Carlo del Preite si legge che Ino Fragna, genovese di nascita, esercita come medico in uno dei quartieri più popolari di Napoli, e in tale contesto ha avuto modo di conoscere nel tempo, personalmente o indirettamente, i 36 protagonisti della sua piccola Spoon River napoletana. Essi si presentano al narratore e al lettore con i soprannomi con cui erano conosciuti in vita, gli stessi che apporranno l’epigrafe della loro vita sulla lapide; ogni soprannome, «o’ contranomme» frutto della «geniale icasticità dei napoletani», coagula la commedia e la tragedia, mai priva di umorismo, di una esistenza che nel rischio di diventare innominabile per indifferenza, rimane almeno soprannominabile.
Risulta impossibile, infatti, mentre si legge questo romanzo di Ino Fragna, non riuscire a sentire distintamente il timbro di voce rauco di Âmerica ‘o gghietta che racconta «nziem’ cu’ ‘e bbombe e ‘e ccase scarrupate / ll’americane ce purtaien’ ‘o spasso»; o quello musicale e mesto di Meza Sola che dopo una vita curvo a suolare scarpe, in compagnia solo di «martiello e cchiuove», rimpiange «[…] ‘a forma c’ausaie p’ ‘e ssole/ nziem cu ll’ossa ha scamazzato ‘o core / pecché so’ stato sulo tutt’ ‘a vita / maie a nnisciuno l’aggio ditto: “Ammore!”»; o ancora, il lamento di «’A vicchiarella», senza famiglia, cresciuta da vecchiette con cui «ce pazziavo, lle facev’ ‘a capa, / eren’ ‘e pupatelle ch’io vulevo…» fino al punto che la morte la porta via prematuramente, scambiandola per una di loro «E fuie pecché facevo stu mestiere / c’addiventaie pur’io na vicchiarella, / forze se cunfundette pur’ ‘a morte / e me pigliaie ch’ero na piccerella…».
E così tanti altri, fino all’Epilogo in cui il narratore si chiede «M’hanno parlato overamente ‘e pprete / o è stat’ ‘o core pe’ m’arricurdà / quanno luntane songo chilli tiempe, / vita passata ca nun pô turnà?».
Il poemetto di Piccola Spoon River napoletana, inoltre, è corredato dalle illustrazioni in bianco e nero di Felice Zinno che, con scatti di china rapidi, sembra immortalare i personaggi un attimo prima della fine.
Spoon River-Napoli, una storia minima
Una riscrittura, dunque, per conservare nei depositi della Storia ciò che accade in silenzio mentre le «magnifiche sorti e progressive» fanno il loro corso a gran voce; per conservare, cioè, ciò che il filosofo spagnolo Miguel de Unamuno nel saggio En torno al casticismo (1895) ha chiamato «Intrahistoria» ovvero il rovescio interno della Storia. Egli scrive «Tutto ciò che i giornali raccontano ogni giorno, l’intero racconto del “momento storico presente”, non è altro che la superficie del mare, una superficie che si ghiaccia e si cristallizza nei libri e nei registri» e ancora «[…] della vita silenziosa di milioni di uomini senza storia che a ogni ora del giorno e in tutti i Paesi del mondo si alzano al comando del sole e vanno ai propri campi a proseguire l’oscuro e silenzioso lavoro quotidiano ed eterno, un lavoro come quello delle madrepore suboceaniche che gettano le basi su cui si innalzano gli isolotti della Storia».
‘E contranomme. Piccola Spoon River napoletana di Ino Fragna è la voce dell’eterno scaturita dal sottosuolo dell’anima collettiva, una speranza di dignità riconsegnata a tutte le vicende, anche attuali, su cui l’opinione pubblica, come spettatore della Storia, plana a pelo d’acqua.
Fonti: Masters, Edgar Lee, Antologia di Spoon River, a cura di Fernanda Pivano, Einaudi, 2014, Torino; Unamuno, Miguel de, En torno al casticismo, 2000, Alianza, Madrid; Spinazzola, Vittorio, Critica della lettura. Leggere, interpretare, commentare e valutare un libro, Edizione del Kindle.
Fonte immagine: Terra Somnia editore, copertina ufficiale di ‘E contranomme. Piccola Spoon River napoletana