La Mesa Herida di Frida Kahlo: analisi e storia del capolavoro perduto
La Mesa Herida è molto più di un quadro di Frida Kahlo; è il suo più grande autoritratto, un’opera monumentale e un vero e proprio giallo artistico. Realizzato nel 1940, questo capolavoro perduto rappresenta una versione straziante dell’Ultima Cena, intrisa di dolore personale, tradimento e una potente affermazione dell’identità messicana. La sua scomparsa nel 1955 ha alimentato il mito dell’artista, rendendo La Mesa Herida una delle opere d’arte più ricercate e misteriose del XX secolo.
Frida Kahlo: l’artista dietro la Mesa Herida
L’autrice de La Mesa Herida è Frida Kahlo, un’icona femminista del Novecento, riconosciuta per la sua arte rivoluzionaria. Nata nel 1907 a Coyoacán, dove oggi la sua Casa Azul è un museo, la sua vita fu segnata dalla sofferenza fisica. Un grave incidente la costrinse all’immobilità, periodo durante il quale trovò rifugio nell’arte, esprimendo il suo dolore e la gratitudine per essere sopravvissuta. Il suo tormentato amore per il pittore Diego Rivera, culminato in un divorzio proprio nel 1940, è il cuore pulsante de La Mesa Herida. Frida esprimeva la cultura del Messico (la cosiddetta Mexicanidad) e, pur essendo associata da André Breton al Surrealismo, lei affermava: “Non dipingo sogni, dipingo la mia realtà”. Il suo motto era l’emancipazione: ruppe ogni stereotipo dipingendo la sua colonna spezzata e la sua peluria facciale. La sua arte e il suo stile unico, con gonne lunghe, colori accesi e acconciature floreali, hanno influenzato icone della moda come Dolce & Gabbana e Givenchy. Le sue frasi, ancora oggi, sono attuali ed emblematiche della situazione femminile.
Analisi de La Mesa Herida: simboli di un dolore personale
La Mesa Herida è un’opera intensamente simbolica, quasi teatrale, incorniciata da tende rosse. Al centro, al posto di Cristo, siede Frida stessa. La tavola non è un semplice mobile, ma un’entità viva e sanguinante, un’estensione del suo corpo martoriato. Frida è circondata da figure allegoriche: alla sua destra, uno scheletro (simbolo messicano della morte, ma anche della vita che continua) le tocca i capelli, mentre alla sinistra una scultura Nayarit, simbolo delle sue radici preispaniche, la sorregge. Accanto ci sono i suoi nipoti, a rappresentare l’innocenza, e all’estremità opposta un cervo, suo alter ego e simbolo di vittima gentile. L’opera è una potentissima rappresentazione dell’infedeltà di Rivera (il grande assente, il “Giuda” della scena), che ebbe una relazione con la sorella di Frida, e del suo dolore, paragonabile a quello de Le due Frida.
Il mistero de La Mesa Herida: la storia di un’opera scomparsa
Realizzata nel 1940 e persa nel 1955, La Mesa Herida è l’opera più sfuggente di Frida. L’ultima volta che fu vista fu durante una mostra di arte messicana a Varsavia, in Polonia. È sorprendente che un’opera di dimensioni così notevoli (1,2 metri di altezza per 2,4 di lunghezza) sia potuta svanire nel nulla. Dopo la mostra, doveva essere rispedita in Messico, ma non arrivò mai a destinazione. Da allora, il suo destino è diventato un enigma che appassiona storici dell’arte e investigatori.
La ricerca de La Mesa Herida: avvistamenti e falsi allarmi
Nel corso dei decenni, ci sono state numerose segnalazioni e presunti ritrovamenti, tutti rivelatisi infondati. Nel 2020, un collezionista messicano ha dichiarato di possedere l’opera, mettendola in vendita per circa 40 milioni di euro. Tuttavia, non è stata fornita alcuna prova convincente della sua autenticità. Ad oggi, il caso de La Mesa Herida resta irrisolto, e la speranza di ritrovare questo pezzo fondamentale dell’arte del ‘900 si affievolisce con il passare del tempo.
L’eredità del capolavoro perduto di Frida Kahlo
Nonostante la sua assenza fisica, l’influenza de La Mesa Herida è immensa. L’opera è conosciuta attraverso una manciata di fotografie in bianco e nero che ne testimoniano la potenza emotiva e la complessità compositiva. La sua scomparsa ha contribuito ad alimentare la leggenda di Frida Kahlo, trasformando questo capolavoro perduto in un simbolo ancora più potente del suo spirito indomabile e della sua arte, che continua a parlare di resilienza, identità e della bellezza che può nascere anche dalla sofferenza più profonda.
Fonte dell’immagine: Depositphotos
>