La Bibbia nel Medioevo: dalle origini a Gutenberg

La Bibbia nel Medioevo: dalle origini a Gutenberg

La Bibbia nel Medioevo: dalle origini a Gutenberg

La Bibbia (dal greco βιβλία, biblìa, ovvero libri), raccolta di libri scritti in più di mille anni ritenuta ispirata da Dio – e dunque letta e venerata soprattutto da cristiani e, in parte, dai giudei –,racconta il Suo rapporto col creato, soprattutto noi uomini e, più nello specifico, il Suo popolo. È divisa in due parti: Antico e Nuovo Testamento.

• L’Antico Testamento, riconosciuto sia da cristiani che giudei come Sacre Scritture, contiene gli scritti fino al 400 a.C. circa.
• Il Nuovo Testamento, scritto tra il primo e il secondo secolo d.C. e riconosciuto solo dai cristiani, contiene i quattro Vangeli in cui si trovano:
– La storia della vita di Gesù.
– La storia della Chiesa fino al 60 d.C. (gli Atti degli Apostoli).
– Ventidue lettere (Paolo, Pietro, Giovanni tra i principali mittenti).

Essendo un’opera così antica, non è folle pensare che abbia subito alcuni cambiamenti nel corso della storia, uno dei più particolari rappresentato dalle illustrazioni che è possibile trovare nelle Bibbie di età medievale. Scopriamo dunque insieme la storia della Bibbia nel Medioevo e che tipo di Bibbia avremmo potuto leggere se fossimo nati nel cosiddetto secolo buio.

Quasi ogni singola iconografia di ogni personaggio della Bibbia ad oggi globalmente riconoscibile deriva in realtà da raffigurazioni a tema ellenistico-pagano a immagine bucolico-marina ritrovabili nelle catacombe paleocristiane, luoghi sotterranei utilizzati come ritrovo di preghiera per i cristiani quando ancora il cristianesimo era illegale (ciò sovente comportava un allontanamento dalle storie raccontate nella Bibbia per quanto riguardava alcuni dettagli – ad esempio, un Isacco inginocchiato in preghiera invece che legato ad un altare).

Quando i cristiani ebbero l’opportunità di decorare la loro Bibbia, gli illustratori scelsero di usare il codice al posto del rotolo, in quanto meno costoso e più compatto (inoltre, era strutturato in maniera tale che fosse semplice fare riferimenti incrociati). Come si era soliti fare in antichità, si optò per l’inserimento di un ritratto dell’evangelista o del profeta che aveva tramandato la particolare scrittura su cui stavano lavorando, utilizzando il sistema di decorazione dei libri che si usava in antichità: essi venivano rappresentati in clipei – a mezzo busto, in piedi o seduti allo scrittoio –, in miniature – come accadeva sovente nell’epoca bizantina – oppure con dei simboli a loro associati – come per i quattro evangelisti:
• Matteo / angelo
• Marco / leone
• Luca / toro
• Giovanni / aquila

C’è però da dire che alcuni motivi artistici pagani nelle illustrazioni della Bibbia cristiana continuarono ad essere utilizzati, soprattutto in quanto l’aristocrazia voleva conservare ciò che era la cultura artistica, indubbiamente elevata, dei suoi antenati; ciò persistette per il corso di tutto il Medioevo, raggiungendo un livello particolarmente alto nei secoli IV e V.

Le illustrazioni cristiane dell’Antico Testamento abbondano di materiale aneddotico rintracciabile nella tradizione ebraica: ciò fa ritenere agli studiosi che l’arte biblica cristiana derivi in realtà da prototipi giudaici ad oggi perduti; ci sarebbero state dunque varie interazioni tra la Bibbia cristiana e la Bibbia giudaica, soprattutto nel periodo di formazione del cristianesimo.

La Bibbia nel Medioevo: il primo libro stampato

Parlando di Bibbia nel Medioevo, il nostro discorso sarebbe incompleto senza parlare del 23/02/1455; ciò che rende questa giornata particolare è il debutto, nella città tedesca di Magonza, della prima stampa di un libro nella storia occidentale: la Bibbia di Gutenberg (da Johann Gutenberg, considerato per questo il padre della stampa) una Bibbia a 42 linee composta da due volumi di 1282 pagine complessive (641 fogli, 322 e 319 rispettivamente), dichiarata patrimonio culturale dell’umanità dall’Unesco nel 2001. La stampa iniziò nel 1453, e le prime copie finite furono disponibili già dall’anno successivo; 140 copie vennero stampate su carta di canapa, altre 40 su pergamena.
Il primo volume contiene parte dell’Antico Testamento; il secondo contiene la restante parte dell’Antico Testamento e il Nuovo Testamento nella sua interezza. Il carattere scelto da Gutenberg imita lo stile gotico, il quale, per i testi liturgici, era il più usato in Germania: in particolare, soprattutto per la presenza delle lettere miniate, il suo aspetto era molto simile a quello di un codice. La rifinitura, la rilegatura e la copertina erano a carico dell’acquirente – ciò permetteva loro di scegliere quanto spendere sulla (e a chi assegnare la) decorazione della loro Bibbia.
Ovviamente, la Bibbia di Gutenberg ebbe un clamoroso successo economico e suscitò un enorme entusiasmo per i progressi tecnologici della tipografia; non è sorprendente che venne acquistata in primis da istituzioni religiose, soprattutto monasteri.

Il Codex Gigas: la Bibbia del diavolo

Concludiamo il nostro discorso sulla Bibbia nel Medioevo, con il più grande manoscritto medievale giunto fino ai nostri giorni, il famosissimo Codex Gigas: viene anche definito la Bibbia del diavolo per via dell’illustrazione di un demonio nell’ultima pagina. Venne scritta da un certo Hermann Inclusus (Hermann, il recluso).

Quest’illustrazione ha fatto sì che questa particolare Bibbia venisse accompagnata da una leggenda tanto curiosa quanto inquietante: essa narra di un monaco che venne condannato a essere murato vivo se non avesse espiato i suoi peccati; per fare ciò, doveva scrivere un libro che avesse al suo interno tutto lo scibile umano dell’epoca in una sola notte. Per farlo, stipulò un patto col diavolo, che in cambio del suo aiuto chiese di essere raffigurato nell’ultima pagina. Si dice che, quando il monaco si rese conto di ciò che aveva fatto, venne preso dal rimorso e implorò l’aiuto della Vergine Maria, che lo soccorse facendolo morire poco prima di saldare il conto col diavolo.

In realtà, pur essendo stata effettivamente scritta da un solo autore (come dimostrano molti elementi, tra i quali il non cambiamento di grafia e nessun segno di cedimento della mano – che spesso colpiva gli amanuensi), la Bibbia del diavolo venne scritta in molto più tempo: grazie alla data di canonizzazione di San Procopio di Sazava, patrono della Repubblica Ceca (la quale si trova nel libro stesso) e alla presenza nel testo della morte del vescovo Andrea di Praga (1223) ma non quella del re della Boemia Ottokar (1230), possiamo concludere con certezza che il monaco Hermann, autore della Bibbia del diavolo, iniziò il suo lavoro dopo il 1204 e lo terminò tra il 1224 e il 1230.

Ci volevano almeno 20 minuti per scrivere una sola riga a mano esperta: basandoci su quest’informazione – donataci dagli studiosi del Museo Nazionale di Svezia – si può calcolare che il tempo minimo che Hermann avrebbe potuto impiegare per ultimare la scrittura della Bibbia del diavolo è cinque anni; questo, però, solo se non avesse mai preso una singola pausa, né per pregare e né per dormire. Si stima, dunque, che la scrittura del Codex Gigas, ovvero della Bibbia del diavolo, abbia impiegato almeno un quarto di secolo.

Fonte immagine in evidenza dell’articolo La Bibbia nel Medioevo: dalle origini a Gutenberg: Wikipedia

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