I pesci non esistono di Lulu Miller. Recensione

I pesci non esistono

Edito per la add editore, I pesci non esistono è il nuovo libro di Lulu Miller. L’autrice statunitense è cofondatrice del programma Invisibilia, una serie di NPR sulle forze invisibili che controllano il comportamento umano. Ha prodotto Radiolab per cinque anni ed è stata giornalista del NPR Science Desk. Da buona divulgatrice scientifica, l’autrice cerca una risposta alle proprie domande esistenziali, scandagliando la vita di uno scienziato che ha sicuramente lasciato il proprio segno cercando, col suo contributo, di mettere ordine al Caos, il principio vitale -unico secondo l’autrice- al quale tutti dobbiamo sottostare. Una giornalista alla ricerca della propria strada, partendo dal percorso tracciato da un “grande” della scienza, David Starr Jordan, per scovare nella sua storia il segreto, ciò che spinge l’uomo a non arrendersi e ad andare avanti, anche quando anni di lavoro e ricerche vanno letteralmente in frantumi.

I pesci non esistono; un libro, tanti generi

I pesci non esistono è un libro poliedrico, difficile da collocare in una categoria specifica. Parte come una biografia, ma sin da subito si sdoppia: l’autrice parte dalle proprie domande, quelle più difficili, di fronte alle quali prima o poi ci ritroviamo tutti; “Che senso ha la vita?“, e se la risposta che tuo padre ti dà da bambina è “Nessuno“, tutto si complica. Da qui parte la ricerca dell’autrice; quello che desidera scovare è una traccia, i segni di impronte su un sentiero già percorso da chi in qualche modo è riuscito a penetrare la nebbia dell’insensatezza; inizia così ad immergersi nel racconto della vita di un uomo, David Starr Jordan, uno scienziato che ha in qualche modo dominato il Caos, senza arrendersi neanche quando anni di ricerche e di catalogazioni vengono ridotte in frantumi dalla forza della Natura. È lui l’esempio, il modello per ricomporre i pezzi della propria esistenza e indirizzarla verso una luce.

Partendo dunque dalla sua biografia, Lulu Miller passa al microscopio tutto ciò che ha caratterizzato la vita e la scrittura di quest’uomo singolare, che sin da bambino disegnava mappe e dava nomi ai fiori, fino a diventare  un esperto di ittiologia da grande. La vita dello scienziato si mescola a quella dell’autrice, figlia a sua volta di un uomo di scienza che senza mezzi termini strappa il cielo -di carta- dell’infanzia della figlia; “Conti meno di una formica” è il ritornello che le rimbomba in testa per tutta la vita, irrimediabilmente segnata da questa consapevolezza troppo precoce. David è un modello di caparbietà e resilienza per l’autrice; è infatti il primo a catalogare una quantità enorme di specie di pesci prima sconosciuti e nulla sembra fermarlo; né un incendio, né la morte della moglie. Le disgrazie non mancano, ma nulla scalfisce o blocca gli studi dello scienziato; la sua lotta contro Caos, dando nome a qualcosa che prima era sconosciuto, dà speranza all’autrice che è sempre più affascinata da quest’uomo che sembra l’emblema della positività e della ragione che vince sulla natura. Anche quando un terribile terremoto riduce in frantumi le sue ricerche, David non si perde d’animo e riesce a trovare il modo di mettere in salvo il suo lavoro e di ricominciare.

L’autrice cerca nel racconto della vita dello scienziato la scintilla capace di smuoverla e di riempire il suo vuoto. La volontà umana è per David la risposta contro la disperazione, ma ancora non basta.

L’indagine sulla vita dello scienziato sfocia però nel giallo: David non è esattamente l’uomo che l’autrice immaginava; insieme al suo genio emerge anche un lato oscuro. Nessuno può interrompere la sua corsa, ogni ostacolo viene spazzato via, anche a costo della vita. Ma non è il peggio; per quanto venga ricordato come un vero e proprio pacifista, David inizia ad essere promulgatore della teoria eugenetica tendente alla soppressione di tutte le divergenze, di quelle caratteristiche ritenute inferiori e che rappresentano una macchia per la specie umana. Le conseguenze sono gravissime e in America, ancor prima della divulgazione delle teorie naziste sulla purezza della razza, si praticano sterilizzazioni e reclusioni forzate, al fine di non permettere a uomini e soprattutto a donne di riprodursi e perpetuare una “razza indegna”, i geni della povertà e della delinquenza devono essere soppressi.
Dov’è dunque la scorciatoia, la via verso la speranza, tanto bramata dall’autrice?

Lulu Miller sembra trovare la risposta proprio in coloro che vennero considerati “indegni”, non meritevoli della vita che gli era capitata in sorte; e interrogando chi ha subìto le conseguenze di tali teorie che l’autrice trova la luce che stava cercando. Non è vero che non contiamo nulla, forse siamo importanti gli uni per gli altri.

Eppure alla fine David viene visto come un eroe dal mondo, avendo innegabilmente fatto la sua parte rimettendo in ordine alcune delle carte sparpagliate della Natura, e tutto il male sembra essere stato cancellato. Lo scacco più grande però sembra tirarglielo proprio la sua scienza; è quella stessa natura che sembra alla fine ribellarsi e riportare l’ago della bilancia dalla sua parte.

I pesci non esistono, e l’autrice, basandosi su varie teorie scientifiche, ci spiega perché. La natura ha sempre la meglio, alla fine.

Un viaggio alla ricerca di sé

Eppure il libro di Lulu Miller non è un libro di disperazione, di perdita e di smarrimento. Il viaggio che l’autrice affronta è all’insegna della riscoperta; l’uomo cerca, secondo le proprie caratteristiche, di stabilire l’ordine che più gli è affine, ma è un ordine arbitrario. Le scale sono fittizie e siamo noi a stabilirle, eppure ogni giorno l’uomo riesce ad allargare la crepa del muro dell’ignoranza, e questo dà speranza, e dà senso. La spiegazione del titolo del libro è per l’autrice la chiave che le restituisce la libertà tanto bramata, che la svincola dalle categorie precostituite che crediamo immutabili, ma che spesso risultano illusorie.

Lulu Miller sembra dirci in fondo che sono proprio gli indegni, quelli che si pongono domande e dubbi, quelli apparentemente insicuri che cercano e alla fine trovano risposte che vanno oltre gli schemi prefissati, contribuendo ad allargare la crepa dell’ignoranza e, in un certo senso, a salvare il mondo, a dare ancora speranza e senso. Perché acquisire se stessi significa perdere alcune delle certezze archetipiche.

Fonte immagine: ufficio stampa.

A proposito di Carmen Alfano

Studio Filologia Moderna all'università degli studi di Napoli "Federico II". Scrivo per immergermi totalmente nella realtà, e leggo per vederci chiaro.

Vedi tutti gli articoli di Carmen Alfano

Commenta