Il cane di Falcone di Dario Levantino: Recensione

Il cane di Falcone di Dario Levantino: Recensione

Il cane di Falcone è un libro di Dario Levantino edito da Fazi.

Trama

“Il romanzo, che si legge tutto d’un fiato, narra la speciale amicizia che ha unito un cane randagio, di nome Uccio e il noto magistrato palermitano, Giovanni Falcone.
Un cucciolo orfano di madre viene raccolto e accudito da un uomo. Non si tratta di un uomo qualunque, ma di Giovanni Falcone, magistrato impegnato a contrastare la mafia nella Palermo insanguinata degli anni Ottanta. Uccio, più volte scampato alla morte, ha maturato un senso di giustizia che lo spinge a impegnarsi contro la malavita. Ma una notte, mentre si esercita ad affinare il suo latrato, da un palazzo lì vicino scende Giovanni Falcone, che lo accarezza e che, malgrado non possa portarlo a casa, lo accoglie amorevolmente nell’atrio del tribunale di Palermo, dove opera con il suo pool antimafia. Da quel momento, mentre si susseguono i tristi delitti di mafia, tra cane e padrone si instaura un’intensa amicizia…”.

Il cane di Falcone è un romanzo davvero unico nel suo genere, che coinvolge e soprattutto apre la mente, generando riflessioni talvolta amare e regalando al contempo emozioni rare.
Una storia commovente incentrata sul tema della mafia e sulla figura di Giovanni Falcone, entrambe viste però con gli occhi di un cane.

Il cane di Falcone: tra dolcezza e “amare verità”

Il romanzo descrive la mafia “sussurrandola”, ma non per questo dandole meno peso e non senza ribadirne la preponderanza e la pericolosità insiti in essa. Un male che sconvolge da sempre la società, un – andazzo malato e perverso – che deturpa, e inquina diversi ambiti.

Il cane di Falcone racconta quello che è stato uno dei periodi più bui della storia italiana. Uccio era il cane di tutti. Ha trascorso la sua esistenza davanti alle statue di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel corridoio al piano terra del Palazzo di Giustizia.

“C’è da dire che noi cani siamo strambi, ma d’altra parte chi non lo è? Certo, noi siamo imbattibili. A noi cani, quando ci fissiamo con una cosa, nessuno ce la può togliere dalla testa.” È uno dei passi che contraddistingue le prime pagine de Il cane di Falcone di Dario Levantino. Uccio era così, e lo si capisce sin da subito; è lui a raccontare le vicende che caratterizzano le pagine di questo splendido romanzo.

Ciò che più colpisce della narrazione di Dario Levantino è quel criterio oggettivo, evidente sin da subito. Non c’è volontà di discussione nelle parole de Il cane di Falcone, c’è sicuramente una forte retorica, ma non è mai volta a scatenare una qualsivoglia polemica. Quella di Falcone è una vicenda sicuramente intrigata che fa discutere ancora oggi, e il romanzo in questione riesce a descriverla in modo razionale e semplice, quasi simpaticamente, con gli occhi di un cane, con un susseguirsi di aspetti, situazioni, circostanze ed ambientazioni che rendono tutto dinamico.

“Dal cielo nacque la luna, pianse la pioggia, caddero i sogni dalle stelle avverandosi infranti.” C’è commozione nelle parole scritte dalla sapiente penna dell’autore de Il cane di Falcone, e arriva tutta al cuore di chi legge. Pagina dopo pagina quasi si accappona la pelle leggendo quelle parole piene di emozioni e così palesemente vere, terribilmente veritiere; la mente va a ritroso, arriva a quando Falcone era ancora vivo e inevitabilmente quei – sogni infranti – tornano a scombussolare ogni cosa.

 

Immagine di copertina: Fazi editore

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