Il miglio verde di Stephen King | Recensione

Il miglio verde di Stephen King | Recensione

Pubblicato per la prima volta nel 1996, Il miglio verde di Stephen King è considerato uno dei romanzi più intensi e toccanti degli ultimi trent’anni, un’opera complessa che affronta il controverso tema della pena di morte attraverso una storia ricca di umanità e personaggi indimenticabili.

Stati Uniti, 1935. Ambientato nel braccio della morte di un carcere degli anni Trenta, il libro ha come protagonista Paul Edgecombe, guardia carceraria che assiste il cammino verso la sedia elettrica dei detenuti condannati a morte. Ogni prigioniero deve percorrere quest’ultimo tratto di circa un miglio prima dell’esecuzione, da qui il titolo emblematico dell’opera. Tra i detenuti c’è John Coffey, un uomo dall’aspetto minaccioso, accusato dell’omicidio di due bambine ma che si rivelerà in realtà un essere dotato di poteri taumaturgici e soprannaturali.

La narrazione de Il miglio verde di Stephen King segue da vicino le ultime settimane di vita dei condannati a morte, esplorandone storie e personalità. King descrive con sensibilità e partecipazione il turbinio di emozioni e gli intimi drammi vissuti da questi uomini prima del fatale incontro con la sedia elettrica: uno straziante conto alla rovescia scandito da speranze, rimpianti, paura, tristezza e anche momenti di tenera umanità. Capitolo dopo capitolo, il lettore arriva a comprendere le fragilità e le sofferenze dei personaggi, spesso vittime degli ingranaggi spietati del sistema giudiziario. Attraverso gli occhi del protagonista Edgecombe, testimone diretto delle esecuzioni, King conduce una profonda riflessione etica sulla pena capitale e i suoi effetti sugli individui e quello che emerge è un affresco ricco di sfumature sulla complessità dell’animo umano, capace del bene come del male. La scrittura è ricca di dettagli vividi nel descrivere il braccio della morte, i suoi riti e il suo funzionamento ma ciò che colpisce maggiormente è la caratterizzazione psicologica dei personaggi, a cui l’autore regala una tridimensionalità e un’evoluzione sorprendenti. Ne Il miglio verde di Stephen King risultano essere indimenticabili i ruoli del protagonista Paul Edgecombe e di John Coffey, per non parlare poi del sadico guardiano Percy Wetmore descritto come uno degli antagonisti della storia. 

Il rapporto tra John e Paul nel miglio verde di Stephen King

Uno degli aspetti più riusciti e toccanti del romanzo Il miglio verde di Stephen King è la complessa relazione che si instaura tra i due protagonisti, l’agente carcerario Paul Edgecombe e il detenuto John Coffey, accusato dell’omicidio di due bambine. Nonostante le apparenze e i pregiudizi iniziali, tra i due personaggi nascerà un rapporto speciale fatto di comprensione e affetto reciproco. Paul all’inizio vede John come un pericoloso criminale, data la sua stazza imponente ma dopo aver scoperto che Coffey è in realtà dotato di misteriosi poteri di guarigione, Paul comincerà a guardarlo con occhi diversi. Ciò che colpisce Paul è la profonda umanità che traspare da John, un uomo semplice dall’animo gentile, più simile a un bambino spaventato che a un feroce assassino. Nei loro incontri notturni, Paul arriva a conoscere la sofferenza e la solitudine che si celano dietro quel corpo possente e la vicinanza con John gli fa mettere in discussione ogni preconcetto.

Da carceriere e condannato, Paul e John diventano quindi amici, uniti da un rapporto fraterno che infonde speranza ad entrambi. John trova in Paul la prima persona disposta ad ascoltarlo e comprenderlo mentre Paul apprende da John il vero significato di empatia, altruismo e spirito di sacrificio. In tutta la storia de Il miglio verde di Stephen King aleggia una grande tenerezza nei momenti di contatto tra questi due personaggi, così diversi ma uniti da un destino comune. Le scene più toccanti sono proprio quelle in cui Paul tiene in braccio o accarezza con dolcezza la testa di John, come per lenire il suo dolore interiore. Quello tra Paul ed John è un legame destinato tragicamente a interrompersi con la morte di quest’ultimo, ma che lascerà un segno indelebile nell’animo del protagonista. La loro amicizia impossibile e proibita insegna che, anche negli abissi della disperazione, un barlume di umanità e fratellanza può illuminare il buio. Attraverso questa relazione così particolare, Il miglio verde di Stephen King sembra volerci ricordare come ogni individuo, anche il più spregevole, custodisca in sé una scintilla di luce che può risplendere grazie all’empatia e alla vicinanza degli altri. Un messaggio di speranza che emerge dalle tenebre del braccio della morte.

Fonte immagine in evidenza: copertina libro Il miglio verde di Pickwick

A proposito di Michela Nargino

Vedi tutti gli articoli di Michela Nargino

Commenta