Un retelling in chiave differente per ricordarci che coloro che vengono additati come mostri spesso lo sono diventati senza possibilità di scelta. Il mito di Medusa, famosissimo in tutto il mondo, segue la narrazione di autori come Ovidio ed Apollodoro e tratta la storia della Gorgone sin dalla sua entrata nel luogo sacro, tramutata successivamente in un mostro orrendo e spietato dalla dea Atena a causa della violazione del tempio dedicatole che – a detta della divinità – la sacerdotessa aveva osato compiere. La dea della Giustizia le mette dunque sulle spalle un fardello, fardello che condividerà con le due sorelle Steno ed Euriale e che le porterà ad un’esistenza di solitudine.
Tuttavia, se nel mito la volontà di Atena risulta – in quanto dea della conoscenza – quasi incontestabile, il ritratto della vicenda che Hanna Lynn propone nel Segreto di Medusa è sensibilmente differente.
Il Segreto di Medusa: una vittima incriminata
Si sa, dalle numerose fonti ed analisi di testi antichi, che le divinità prevalentemente maschili erano solite scendere sulla terra per accaparrarsi tutto ciò che desideravano. Sfortunatamente, la stessa logica veniva applicata anche all’innamoramento – o infatuazione – che essi provavano nei confronti delle donne. Non di rado, infatti, capitava che una semi-divinità spuntasse qua e là o che una donna – umana o divina che fosse – subisse le conseguenze di tale innamoramento. E così, come una riproposta del famoso Ratto di Proserpina, anche nel Segreto di Medusa alla protagonista tocca lo stesso destino.
Ella era una bellissima ragazza, devota più di ogni altra cosa alla sua divinità protettrice. Sempre pronta ad obbedirle e ad ascoltarla senza mai dubitare del suo giudizio, la ragazza mai si sarebbe potuta aspettare di richiamare l’attenzione di Poseidone, dio dei regni marini, il quale prova in tutti i modi ad avvicinarsi a lei. Mostrandosi sempre reticente ad ogni approccio, la ragazza continua a mantenere alta la reputazione del tempio fino al momento in cui, inaspettatamente, la divinità dei mari non decide di violarla proprio all’interno del luogo sacro. E perfino in quel momento per Medusa il pensiero della profanazione del tempio è molto più asfissiante rispetto a quella del suo corpo, mostrando per l’ennesima volta la sua immensa devozione alla dea. Ma evidentemente ciò non era abbastanza.
Poseidone sparisce subito dopo l’avvenuta violenza e Medusa, intravista da due donne, le accompagna fuori dal tempio con ancora i brividi addosso per ciò che le é successo. Sa bene che ad Atena non sfugge nulla ed infatti la dea torna a parlarle. Ma la conversazione prenderà una piega decisamente diversa da ciò che ella si aspettava.
La pietas non è divina
Sicura del fatto di non aver avuto scelta rispetto a ciò che le era successo, Medusa si approccia alla divinità come una bambina farebbe con la propria madre, cercando un supporto ed un conforto dopo esser stata violata. Ma la dea – in virtù del suo ruolo – non è una madre, né un’amica; la conversazione verte sul ruolo distorto che Medusa ha nella vicenda, rea di aver violato consapevolmente il luogo sacro a lei dedicato, senza voler ascoltare ciò che la sacerdotessa aveva da dire. Se infatti Medusa tenta di spiegarle il suo ruolo di vittima, la figura divina insinua che ella voglia prendersi gioco di lei, peggiorando ancora di più la situazione della fanciulla. Il giudizio di Atena è ineluttabile: Medusa deve essere punita per ciò che ha fatto.
A questo punto avviene la famosa trasformazione di cui tutti sono a conoscenza. Ali sul dorso, chioma costellata di serpenti: Medusa viene tramutata in un mostro tanto orribile quanto il giudizio che Atena ormai aveva di lei. Non potendo più restare nel tempio, la ragazza torna nell’unico luogo in cui pensa di poter stare al sicuro. Si dirige infatti a casa sua per essere punita ulteriormente dalla dea. Le sue sorelle, infatti, subiranno lo stesso fato della sacerdotessa ed insieme comporranno il famoso trio delle Gorgoni: Medusa e le due immortali Steno ed Euriale.
Inevitabilmente condannate ad un’esistenza di isolamento, le due sorelle non proveranno la minima pietà per Medusa, dandole anzi la colpa di averle rese vittime dell’ira funesta della dea e non rivolgendole la parola.
Se Steno ed Euriale, nel tempo, asseconderanno la loro natura mostruosa, la sacerdotessa rimarrà sempre legata alla sua umanità, intrappolata nel suo corpo – la cui violazione rappresenta il segreto stesso di Medusa – fino all’arrivo di Perseo.
Il segreto di Medusa… o di Perseo?
Perseo, proprio come nel mito, ucciderà la Gorgone. Le sfumature però cambiano, dando un tocco di sentimentalismo alla scena ed un finale agrodolce che difficilmente può essere apprezzato.
Medusa chiede a Perseo un estremo gesto di pietà per essere liberata dalla sua condanna e gli racconta la sua storia, sperando nel fatto che dopo la sua morte questa possa esser raccontata ai posteri. Se l’eroe in un primo momento rimane toccato dal racconto, la sua fedeltà durerà davvero molto poco: per timore del giudizio dei suoi commilitoni la vera storia di Medusa non vedrà mai la luce, dando vita al mito che tutti quanti noi oggi conosciamo.
Nell’ottica nuova che il Segreto di Medusa offre per guardare alla storia ed al personaggio di Medusa, questa scelta si traduce automaticamente nell’ultima e fatale mancanza di rispetto ed umanità nei confronti di un personaggio-simbolo di una vittima che ha subito un processo colpevolizzante. La voce di Medusa viene spenta per sempre assieme al suo ricordo, lasciandole come unica eredità la sua acquisita natura mortifera e le dicerie che comporranno nei secoli la sua figura.
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