La lettera di Pietro di Aldo Amabile: recensione

La lettera di Pietro

La lettera di Pietro. La genesi del Secondo Medioevo è un testo breve – ma non per questo non denso di riflessioni – scritto da Aldo Amabile per Articoli Liberi.

La lettera di Pietro. La genesi del Secondo Medioevo: il testo

Distopia o triste e pericolosa attualità? Con il suo La lettera di Pietro. La genesi del Secondo Medioevo, Aldo Amabile firma un testo in cui, come purtroppo spesso è accaduto e accade, la fantasia stravolta è aberrante anticipazione della realtà storica.

La Storia, magistra vitae, senza la politica non è che una guida sola, senza seguito, e la politica senza Storia non è che massa alla sbaraglio: parafrasando un concetto carissimo al Manzoni, si appura con sconforto immenso come nel mondo immaginato da Aldo Amabile manchino proprio queste due dimensioni fondamentali dell’esistenza e della convivenza sociale.

Un mondo distorto, totalmente al contrario rispetto ai sani principi e veri di uguaglianza sociale e di legalità, in cui si muove il protagonista di questa storia, un giovane “rivoluzionario” che vorrebbe sovvertire l’andamento del suo tempo; niente è da salvare: la corruzione, così come la connivenza, incentivate, volute, legalizzate. La legalità e l’onestà, allora, in un mondo dove il capo è al posto dei piedi e i piedi sono al posto del capo, sottosopra, stravolti, rovesciati, presto diventano crimini da perseguire, cosicché onesti e meritevoli sono, come in un ossimoro, emarginati e delinquenti, persone da cui tenersi alla larga e dai cui comportamenti retti e probi guardarsi bene: sconcerto e sconforto, quindi, pagina dopo pagina, il testo ci infonde.

In un luogo del genere – e degenere – anche la considerazione sociale risulta rovesciata (diversamente non potrebbe essere in un mondo al contrario): l’ultimo strato sociale, quello più basso, infimo ed infido, quello della miseria e della meschinità, in cui sono compresi «emarginati e delinquenti» è, come si diceva prima, quello che in realtà dovrebbe rifulgere, ossia lo stato degli onesti.

Un testo lugubre e buio, scritto con estrema semplicità sintattica che sembra marcare la condizione allucinata del soggiogamento, un testo senza speranza di luce alcuna, se persino un colpo di Stato improntato alla rivoluzionaria presa dell’onestà fallisce. Eppure, vorrei aggiungere e suggerire alcune riflessioni, spiragli di luce sociale fra le ombre che tetre s’addensano e minacciano.

L’importanza della parola «Medioevo»

Aldo Amabile utilizza la parola “medioevo” più di una volta nel suo La lettera di Pietro. La genesi del secondo Medioevo: la prima, nel sottotitolo, poi nel testo. Dunque, una parola su cui ci spinge consapevolmente o inconsapevolmente a riflettere.

Il significato di “Medioevo” è quanto mai vario e complesso: tralasciando il luogo comune dell’età come “secolo buio”, l’età segna, da un punto di vista storico, una fioritura in vari campi dell’arte, della politica e del sapere; e, da un punto di vista linguistico, un’epoca di passaggio.

Come leggere allora quel concetto di «genesi del secondo Medioevo»? In senso comune, non andrebbe bene, perché i fatti narrati sono già in corso, quindi non si tratterebbe di una genesi, piuttosto di una cronaca. Ecco, allora un altro punto di vista: che quella genesi possa riferirsi ad una possibile fiammella di speranza nel cambiare le cose accesa dal gesto rivoluzionario del protagonista? Vero è che non sortisce gli effetti sperati, ma chissà che nel futuro, con l’impegno di tutti, con il seguitare quell’esempio, altri non potranno cambiare davvero le cose: “Sii tu quel cambiamento che vuoi vedere nel mondo”, “Io ho un sogno”, due famosissime affermazioni che all’epoca delle loro formulazioni vennero prese per utopiche, irrealizzabili, rivoluzionarie e folli: la Storia ci ha poi dimostrato che non esiste utopia, perché l’utopia è semplicemente atto in potenza di qualcosa non ancora realizzata, ma non per questo irrealizzabile.

E allora? Allora se Aldo Amabile ha usato davvero questa parola così come la sto intendendo io (passaggio e fioritura), il libro può avere un indirizzo di lettura ulteriore, ossia grido di speranza, invito alla partecipazione solidale, attiva e fattiva; come dire: Siamo tutti rivoluzionari!

Fonte immagine in evidenza: https://articoliliberi.com/books/

Altri articoli da non perdere
Il giovane robot, Sakumoto Yōsuke | Recensione
Il giovane robot, Sakumoto Yōsuke | Recensione

Il giovane robot (Seishun robotto) è il romanzo di esordio di Sakumoto Yōsuke, pubblicato in Italia da edizioni e/o nel Scopri di più

Hard Cash Valley, il nuovo poliziesco di B. Panowich
Hard Cash Valley

Hard Cash Valley (tradotto da Matteo Camporesi ed edito in Italia da Enne Enne) è un romanzo di Brian Panowich. Scopri di più

Sara Reginella, l’ultimo romanzo: Donbass
sara reginella

Sara Reginella, psicologa a indirizzo clinico-giuridico e psicoterapeuta, avvia la sua carriera di documentarista in territori di guerra nel 2015. Scopri di più

Sara Canfailla e Jolanda Di Virgilio: Non è questo che sognavo da bambina
Non è questo che sognavo da bambina Sara Canfailla

L'Italia è una Repubblica fondata sul precariato. Recensione del romanzo d'esordio di Sara Canfailla e Jolanda Di Virgilio "Che cosa Scopri di più

Altri Squilibri, di Annalisa Bruni | Recensione
Altri Squilibri, di Annalisa Bruni | Recensione

Helvetia Editrice: cosa racconta la casa editrice del libro Altri Squilibri, di Annalisa Bruni Oltre al già recensito Ritratti veri Scopri di più

Jan Steinbach, il romanzo: Il caffè delle cose preziose
Il caffè delle cose preziose di Jan Steinbach

Il caffè delle cose preziose di Jan Steinbach è un romanzo pubblicato da Newton Compton, il cui titolo originale è Scopri di più

A proposito di Roberta Attanasio

Redattrice. Docente di Lettere e Latino. Educatrice professionale socio-pedagogica. Scrittrice. Giornalista pubblicista. Contatti: [email protected] [email protected]

Vedi tutti gli articoli di Roberta Attanasio

Commenta