Le ore di Michael Cunningham, la recensione

Le ore di Michael Cunningham, la recensione

Michael Cunningham è uno scrittore e sceneggiatore statunitense, nato a Cincinnati il 6 novembre 1952.
Laureatosi in letteratura inglese all’Università di Stanford, ha poi proseguito i suoi studi nello Iowa, e nello stesso periodo ha cominciato a pubblicare i suoi primi racconti. 

La sua passione per la letteratura, in particolar modo per le opere della scrittrice inglese Virginia Woolf, si percepisce in maniera lampante nel suo romanzo più famoso, Le ore, che ha tra l’altro vinto il Premio Pulitzer nel 1999. In Italia, l’opera è stata pubblicata dalla casa editrice La Nave di Teseo

Da questo scritto, il più celebre tra quelli di Michael Cunningham, è stato tratto il film The Hours nel 2002 per la regia di Stephen Daldry, e che vede come protagoniste Nicole Kidman, Julianne Moore e Meryl Streep.

Le ore di Michael Cunningham, la trama

Seguiamo tre storie parallele, con protagoniste tre donne che vivono in luoghi ed epoche molto diversi, ma che comunicano silenziosamente attraversando le barriere invalicabili del tempo e dello spazio. 
Le loro storie si svolgono tutte in una giornata, nell’arco di poche ore, in cui però è racchiuso tutto il senso delle loro vite. 
Le tre protagoniste hanno tutte qualcosa a che fare col romanzo La signora Dalloway, della scrittrice inglese Virginia Woolf. 
Uno dei personaggi principali, non a caso, è proprio la Woolf, e noi lettori la seguiamo attraverso i momenti cruciali della sua vita, quelli che l’hanno portata alla decisione di porre fine alla sua esistenza. La sua giornata inizia proprio nel giorno in cui l’autrice comincia a scrive re La signora Dalloway.

La seconda protagonista dell’opera di Michael Cunningham è una donna di nome Laura Brown, casalinga degli anni cinquanta.
Seguiamo Laura nel giorno del compleanno di suo marito. Quando la donna fallisce nel tentativo di preparare una torta di compleanno per lui, capisce di sentirsi inutile e inconsolabile, quindi comincia a prendere in considerazione l’idea di porre fine alla propria vita. 
Si reca dunque in un motel, dopo aver abbandonato il figlio a casa di un’amica, portando con sé da leggere La signora Dalloway, libro che riuscirà a farle avere una nuova prospettiva sulla vita e le permetterà di desiderare cose diverse dall’essere nient’altro che una moglie e una madre.

Infine, seguiamo la vita di Clarissa Vaughan, una donna newyorkese soprannominata dai tempi del college proprio Mrs. Dalloway, per la sua somiglianza con l’eroina del romanzo della Woolf.
La giornata di Clarissa si apre proprio serenamente come quella della signora Dalloway che va a comprare i fiori per una festa, ma che termina in modo del tutto opposto, tragico. 

In questo romanzo è presente un tentativo continuo di penetrare una dimensione di festa e allegria, che però non si realizza mai concretamente per nessuno dei personaggi dell’opera. 
Michael Cunningham ci mette davanti alla sconcertante prospettiva che bastino poche ore della nostra vita per cambiare qualsiasi cosa, per sovvertire le nostre credenze e la nostra percezione delle cose

 

Fonte immagine: La Nave di Teseo editore 

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