Los niños perdidos, Valeria Luiselli | Recensione

Los niños perdidos

Los niños perdidos è un romanzo da brividi del 2016 di Valeria Luiselli, che tratta dell’urgente problematica del fenomeno migratorio a cui sono soggetti i bambini dell’America Centrale. 

Valeria Luiselli (16 Agosto 1983, Città del Messico) è cresciuta tra la Corea del Sud, l’India, il Sud Africa e Costa Rica. Infatti, ha viaggiato molto a causa delle mansioni diplomatiche del padre. Valeria Luiselli è attualmente una nota saggista e romanziera in America Latina. 

La voce narrante di Los niños perdidos 

Il titolo del romanzo, Los niños perdidos, fa riferimento al fenomeno migratorio dei bambini che sono costretti a migrare per ragione socio-economiche, dall’Honduras, El Salvador e Guatemala verso il sogno americano. La voce narrante, che è anche protagonista, è quella dell’autrice, che afferma di aver lavorato come traduttrice per la Corte presso cui venivano interrogati i bambini indocumentados che arrivavano dalle frontiere, per accertare se potevano o meno fermarsi negli Stati Uniti. L’autrice, narratrice e protagonista darà voce a tutti questi bambini indocumentati, che non hanno la possibilità di diffondere le proprie storie e tutto ciò che devono affrontare, anche una volta oltrepassata la frontiera. Valeria Luiselli si fa portavoce dell’orrore e del trattamento brutale rivolto a questi bambini ed adolescenti, che vengono considerati pericolosi criminali; in aggiunta, si fa portavoce della xenofobia, del razzismo, dei pregiudizi e dei luoghi comuni, e ancora poi, in questo modo, afferma che gli Stati Uniti non è quel luogo in cui tutto è possibile, in cui le speranze sono vive ed i sogni raggiungibili, anzi, è quel luogo in cui si fa fatica anche a sopravvivere e in cui la misoginia è all’ordine del giorno.

Los niños perdidos è un romanzo che mescola elementi provenienti da diversi generi: la biografia, perché l’autrice fa riferimento alle proprie esperienze personali, sia lavorative sia familiari; il saggio, termine contenuto anche nel sottotitolo (saggio in 40 domande), poiché attraverso i quesiti sottoposti ai bambini indocumentados fornisce uno studio oggettivo e minuzioso di tale situazione, aggiungendo dati, fonti, documenti, statistiche e date precise. In più, proprio per tale motivazione, lo stile è estremamente coinvolgente, appassionante, colorito ed emotivo laddove la voce narrante parla di esperienze che le appartengono o che appartengono a persone che conosce, ma a tratti è anche uno stile neutro, oggettivo, pulito e poco ampolloso quando fornisce dati statistici. 

Inoltre, Los niños perdidos è stato tradotto quasi contemporaneamente anche in inglese, ma con il titolo di Tell me how It ends, il quale, invece, fa riferimento a un dettaglio incluso nel romanzo. Infatti, la figlia di Valeria Luiselli, che ascolta le storie di questi bambini tramite la mamma, le chiede spesso di raccontarle il finale

Quindi, in definitiva, l’autrice vuole focalizzarsi sull’atrocità del problema, sulla mancanza di soluzioni, è una denuncia alle politiche vigenti e all’ipocrisia comune.

Fonte immagine: Pixabay

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