Mi hanno rapito gli zingari, un romanzo in cui il pregiudizio si ribalta

Zingari

 

Mi hanno rapito gli zingari” è un romanzo di Christian Scorrano e Marina Pirulli, edito da AUGH! Edizioni, che narra la straordinaria avventura, realmente accaduta, di un ragazzo italiano, Luigi, che trovatosi in viaggio verso la Grecia si imbatterà in un mondo di cui non aveva conoscenza, se non attraverso una serie di stereotipi.

Mi hanno rapito gli zingari: la trama

Il giovane italiano Luigi parte alla volta del mare della Grecia ma il suo viaggio termina quando, in piena notte, finisce dentro un fosso su una mulattiera della campagna macedone e il mattino seguente si ritrova circondato da un gruppo di zingari: in trappola, senza auto e senza mezzi, non ha altra scelta che seguirli. Inizia così il suo soggiorno a Shutka, sobborgo di Skopje in cui risiede la più grande comunità rom al mondo.

Le prime pagine del romanzo scorrono con un ritmo forsennato, descrivendo un protagonista che tramuterà una disdetta in una magnifica opportunità di vita.

Interessante è il modo in cui viene chiamata la sua automobile, “Misericordia”, date le sue pessime condizioni. L’auto sembra incarnare una sorta di metafora vivente. Attraverso il precario mezzo di trasporto, infatti, Luigi compirà un viaggio fatto di speranze, paure e momenti condivisi. Poco importa se le sue condizioni non appaiono ottimali.

Il suo approdo definitivo sarà la “città degli zingari” conosciuta anche con il nome di Shutka. La paura e lo smarrimento dei primi momenti troveranno origine nei pregiudizi radicati dell’Occidente, in particolare in quelli dell’italiano medio. Il protagonista si sentirà più volte minacciato e risucchiato nella spirale dei cliché sui rom, fino ad un risvolto “stranger friendly”, tutto da scoprire.

La cosa che più risalta agli occhi è senz’altro il legame familiare dei rom che pagina dopo pagina si esprime nella sua potenza maggiore: Luis non sarà un prigioniero, come suggerisce il titolo, e neppure un ospite.

La città degli zingari diverrà per Luis una vera e propria Neverland, così come suggerisce lo stesso protagonista. Intensi saranno i profumi dei cibi, le atmosfere calorose dei mercati rionali, il traffico caotico e un sistema personalizzato per la raccolta dei rifiuti. A dispetto di ciò che si pensa, a Shutka ogni cosa funziona ma lo fa in un modo diverso rispetto a quello consuetudinario.

Come nei migliori film ci troveremo dinanzi a diversi personaggi sfaccettati: il capo famiglia single, i figli adolescenti, la nonna brontolona e molti altri. Accanto ad essi, si avvicenderanno anche personaggi “extra”. Luis conoscerà, grazie ad una serie di interessanti eventi, Diva la ragazza del Monzambico, Felix il reporter schizzinoso, fino ad arrivare a Frank il tedesco dal cuore buono. Ognuno di essi, quasi come l’aggiunta di una spezia, darà un nuovo sapore ad un calderone di vivande che di per sé era già interessante a modo suo. Le culture si intrecceranno più volte, scambiandosi di posto, senza mai voler primeggiare le une sulle altre.

Si parlerà in modo autentico ma leggero anche di due argomenti molto importanti. Il romanzo, infatti, farà riferimento alla prostituzione di Juvita, un’adolescente scapestrata, e alla transessualità di Igor e di Sorin. Entrambi gli argomenti sono eviscerati in un modo sottile, che lascia dare uno sguardo nelle camere oscure dei patimenti, senza affrontarli in maniera dolorosa.

Per tutto il romanzo, ci sarà un grosso ostacolo tra le culture: la comunicazione. Per quanto Luis conosca molte lingue, più volte si troverà in difficoltà estrema nell’esposizione dei pensieri più articolati. È il “romanès”, infatti, la lingua ufficiale del campo rom. Un linguaggio che ha norme e leggi personali e che a poco a poco, tra una pagina e l’altra del blocco note di Luis, si aggiungerà anche al “parlato” del giovane italiano.

In “Mi hanno rapito gli zingari” sono state inserite diverse foto in bianco e nero. Esse restituiscono al libro l’abito di un acuto reportage, piuttosto che di un romanzo d’invenzione. I pasti, i luoghi, persino i cieli riescono a trapelare dalla carta stampata, raggiungendo il lettore.

Il libro è una sorta di “diario di viaggio” alternativo, in cui Luis sarà investito da una crescita catartica. Ne viene fuori la storia di un quasi adolescente, che attraverso i cambiamenti e le scoperte diviene uomo.

Strabiliante il colpo di scena finale, con cui un racconto fatto di fogli messi insieme e di ricordi diviene un tomo solido.

“Mi hanno rapito gli zingari” è un libro consigliato, entusiasmante, che parla di pregiudizi e stereotipi ribaltati, di punti d’ombra e di calore intenso, dove tutto diventa famiglia e dove “un rapimento” assume solo la forma dell’amore.

 

Foto in evidenza: http://www.aughedizioni.it/prodotto/mihannorapitoglizingari-2/

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