Oceano mare di Alessandro Baricco | Recensione

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Oceano mare | Recensione

Oceano mare è il secondo romanzo di Alessandro Baricco, pubblicato nel 1993 e vincitore del Premio Viareggio e del Premio Palazzo al Bosco. In questo articolo, Eroica recensisce uno dei classici italiani più belli da leggere.

Alessandro Baricco: produzione letteraria

Alessandro Baricco nasce il 25 gennaio 1958 ed è uno scrittore, drammaturgo, sceneggiatore, autore televisivo, critico musicale e conduttore radiofonico italiano. Esordisce come romanziere con ‘’Castelli di Rabbia’’ (Rizzoli, 1991), vincitore del Premio Medicis Etrange e finalista al Premio Campiello dello stesso anno; nel 1993 pubblica ‘’Oceano mare’’ (Rizzoli), uno dei suoi romanzi più apprezzati e vince il premio Viareggio.

Altre pubblicazioni:

  • Seta (1999)
  • City (1999)
  • Costellazioni (1999)
  • Senza sangue (2002)
  • Questa storia (2005)
  • Emmaus (2009)
  • Mr Gwyn (2011)
  • Tre volte all’alba (2012)
  • Smith & Wesson (2014)
  • La Sposa giovane (2015)

    Saggi:

  • Il genio in fuga. Sul teatro musicale di Rossini, Il Melangolo del (1988)
  • L’anima di Hegel e le mucche del Wisconsin (1992)
  • I Barbari (2006)
  • Il gioco” (2018)

    Racconti:

  • Il libro di Vino che riguarda una raccolta di sei racconti brevi scritti del (1985)
  • La sindrome Boodman (1997)
  • Istruzioni per l’uso e Quanto al prof. Minnemayer in Moreno Gentili, In linea d’aria. Immagini di un viaggio a piedi (1999)

Di che cosa parla Oceano mare?

Oceano mare racconta la storia di una fregata della marina francese che naufraga in mare aperto il cui equipaggio cerca di salvarsi con una zattera. In mare, incontrano un tumulto di strani personaggi. Molti di questi personaggi, sospesi sull’orlo del mare e a cui il mare ha mostrato il proprio destino, intraprendono un viaggio alla scoperta di sé stessi, tra cui il ‘’professor Bartleboom’’, che cerca di trovare l’orlo del mare, la giovane Elisewyn, che soffre di ipersensibilità, ‘’Plasson’’, un pittore che si ostina a dipingere paesaggi marini su tele che rimangono bianche solo con l’acqua di mare ed altri ancora. Il romanzo descrive un processo di alienazione e abbandono in cui sette personaggi, ognuno per motivi diversi, lasciano i loro luoghi di vita “ordinari” e arrivano alla locanda Almayer per trascorrervi un periodo di tempo. Questa locanda, nel silenzio del trambusto del mare, è intesa come una condensazione della nozione di epoca di Husserl, il risultato dell’astrazione personale del soggetto attraverso la “messa in parentesi” del mondo e della situazione. Composto da tre parti o sezioni – “La locanda di Almayer”, “Sotto il mare” e “La canzone del ritorno” – separa il lettore dal contesto e lo invita a un percorso di introspezione, con il lettore stesso come unico campo magnetico. I personaggi sono diversi l’uno dall’altro, ma sono accomunati dal rapporto con il mare come loro ancora di salvezza.

Oceano come metafora

La storia è una metafora esistenziale, il cui protagonista è il mare stesso e non tanto i personaggi. Ma cos’è il mare, al di fuori della metafora? Alcuni personaggi nel romanzo hanno un rapporto diverso con il mare, come luogo di conforto, altri come illusione, altri ancora come confusione. Il mare può portare via e allo stesso tempo rendere consapevoli e certi, in modo da poter tornare alla realtà, può essere una quiete e un paradiso, un caos e un inferno, può essere l’unica cura per sopravvivere all’eterno purgatorio dei vivi, dell’anima che vacilla senza sosta tra il finito e l’infinito. Il mare è un richiamo primordiale a vivere autenticamente, a tuffarsi senza paura nell’oceano della vita. Oggi si potrebbe parlare di “bolla”, cioè un ambiente staccato dal contesto in cui si assiste allo svolgersi di un’azione che ha un inizio e una fine in sé, senza alcuna influenza esterna.

Perché leggere Oceano mare?

Il libro è composto da domande in cui ognuno di noi può ritrovarsi. Questo perché riguardano i bisogni più nascosti della nostra anima. Questi bisogni sono resi sublimi dallo stile di Baricco: unico e semplice, ma potente e poetico. L’atmosfera ambigua che avvolge il testo, lo stile lento ma diretto, la narrazione colorata e le descrizioni evocative, contribuiscono a evocare una riflessione profonda nella mente e nel corpo del lettore. Oggi si potrebbe parlare di “bolla”, cioè un ambiente staccato dal contesto in cui si assiste allo svolgersi di un’azione che ha un inizio e una fine in sé, senza alcuna influenza esterna. Per questi motivi, l’opera può essere definita un capolavoro e un classico italiano da leggere assolutamente.

‘’Dove inizia la fine del mare? O addirittura: cosa diciamo quando diciamo: mare? Diciamo l’immenso mostro capace di divorare qualsiasi cosa, o quell’onda che ci schiuma intorno ai piedi? L’acqua che puoi tenere nel cavo della mano o l’abisso che nessuno può vedere? Diciamo tutto in una sola parola o in una sola parola tutto nascondiamo? Sto qui, a un passo dal mare, e neanche riesco a capire, lui, dov’è. Il mare. Il mare’’.

Fonte immagine in evidenza: Pixbay
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A proposito di Martina Barone

Studentessa di Lingue e Culture Comparate presso L'Orientale di Napoli. Studio inglese e giapponese e sono appassionata di cultura giapponese, letteratura, arte e cinematografia.

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2 Comments on “Oceano mare di Alessandro Baricco | Recensione”

  1. Baricco non ha scritto “Città”. Il romanzo si chiama “City” ed è intraducibile poiché si tratta di un titolo.

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