La Tempesta di William Shakespeare diretta da Alessandro Serra | Recensione

La Tempesta di William Shakespeare

La Tempesta di William Shakespeare diretta da Alessandro Serra, l’opera del drammaturgo inglese in scena al Teatro Bellini

La Tempesta di William Shakespeare è l’opera teatrale del regista Alessandro Serra in scena dal 31 gennaio al 5 febbraio al Teatro Bellini di Napoli. Il regista  riadatta la celebre storia shakespeariana avvalendosi di un cast costituito da Andrea Castellano, Vincenzo Del Prete, Massimiliano Donato, Salvo Drago, Jared McNeill, Chiara Michelini, Maria Irene Minelli, Valerio Pietrovita, Massimiliano Poli, Marco Sgrosso, Marcello Spinetta e Bruno Stori. 

La Tempesta di William Shakespeare riadattata da Alessandro Serra

In un’isola nel Mediterraneo, vive in esilio il precedente duca di Milano Prospero con la figlia Miranda. Il fratello di costui, Antonio, aveva usurpato il suo trono avvalendosi dell’aiuto di Alonzo, il re di Napoli, e lo aveva esiliato in una remota isola. Sfruttando i poteri magici, Prospero scopre che Antonio e Alonso stanno viaggiando in mare di ritorno da Tunisi; in seguito, decide di risvegliare lo spirito dell’aria  (di nome Ariel), affinché scateni una tempesta che faccia naufragare i due responsabili del colpo di stato. Alonso e suo fratello Sebastiano, Antonio, il vecchio Gonzalo, Adriano, Francesco e Ferdinando si ritrovano sulla spiaggia dell’isola assieme ai due buffoni Trinculo e Stefano.  Mentre gli ultimi due incontrano il mostruoso Calibano, Ferdinando si innamora della bella Miranda..

I temi dell’opera secondo il regista: lo spettacolo come vagheggiamento di un mondo utopico 

Ne La Tempesta di William Shakespeare tutti cercano di usurpare, consolidare o innalzare il proprio potere. Prospero trascura il governo, cioè gestisce male il potere. E subito suo fratello, il suo stesso sangue, trama contro di lui insieme al re di Napoli e lo condanna a una morte per acqua. Gonzalo lo salva, fornendogli segretamente la fonte di un potere ben più grande di quello politico: la magia. Ma chi è sradicato non può che sradicare, dice Simone Weil, e così non appena giunto sull’isola, Prospero usa il suo potere magico per sottrarla a Caliban, che prima adotta come figlio e poi trasforma in schiavo. Lo stesso farà con Ariel: lo libera dalla schiavitù ma lo condanna a servirlo per dodici anni. Persino il suo atteggiamento nei confronti di Ferdinando e Miranda è dettato da un mero interesse dinastico. Anche nella tempesta, come in tutti i romances, c’è il tema dell’unione di due regni. Non appena mettono piede sull’isola Antonio convince Sebastiano a uccidere suo fratello per divenire re di Napoli. Solo Gonzalo, in un mirabile monologo scritto da Shakespeare con le parole di Montaigne, vaneggia di una società ideale senza violenza in cui ogni bene sia in comune, senza alcuna sovranità, in simbiosi con la natura. Ed è proprio di fronte alla natura che nella prima scena si ribaltano le gerarchie: in un mare in tempesta comanda il Nostromo, non il il re, perché Che gliene importa ai cavalloni del titolo di re! Ma in realtà chi comanda davvero è la natura, e quando la natura decide di riprendersi il suo spazio i marinai non possono che intonare il loro saggio requiem: È tutto inutile, preghiamo! Siamo fottuti!

Con queste parole espresse nel comunicato stampa,  Serra racconta la crudele realtà dell’opera del noto drammaturgo britannico: non esiste bontà e giustizia; piuttosto, il desiderio di voler sottomettere gli altri. Ferdinando e Miranda sono così gli “unici buoni e di cuore gentile e nobile” in un mondo feroce. 

Lo stesso regista teatrale esorcizza tutto ciò grazie alla magia del teatro e alla sua forza nel farci riflettere raccontandoci la nostra realtà: 

Tutti sono sul punto di morire annegati, ma in realtà non muore nessuno, è più un’immersione battesimale, un’iniziazione nel proprio labirinto interiore [..]. Nella tempesta il sovrannaturale si inchina al servizio dell’uomo, Prospero è del tutto privo di trascendenza, eppure con la sua rozza magia imprigiona gli spiriti della natura, scatena la tempesta, e resuscita i morti. [..] Su quest’isola-palcoscenico tutti chiedono perdono e tutti si pentono ad eccezione di Antonio e Sebastiano, non a caso gli unici immuni dalla bellezza e dallo stato di estasi che pervade gli altri. Il fatto che Prospero rinunci alla vendetta proprio quando i suoi nemici sono distesi ai suoi piedi, ecco questo è il suo vero innalzamento spirituale, il sovrannaturale arriva quando Prospero vi rinuncia, rinuncia a usarlo come arma. Ma il potere supremo, pare dirci Shakespeare, è il potere del Teatro. La tempesta è un inno al teatro fatto con il teatro la cui forza magica risiede proprio in questa possibilità unica e irripetibile di accedere a dimensioni metafisiche attraverso la cialtroneria di una compagnia di comici che calpestano quattro assi di legno, con pochi oggetti e un mucchietto di costumi rattoppati. Qui risiede il suo fascino ancestrale, nel fatto cioè che tutto avviene di fronte ai nostri occhi, che tutto è vero pur essendo così smaccatamente simulato, ma soprattutto che quella forza sovrumana si manifesta solo a condizione che ci sia un pubblico disposto ad ascoltare e a vedere, a immaginare, a condividere il silenzio per creare il rito. L’uomo avrà sempre nostalgia del teatro perché è rimasto l’unico luogo in cui gli esseri umani possono esercitare il proprio diritto all’atto magico.

Uno spettacolo postmoderno tra farse buffonesche e danze di spiriti 

La Tempesta riadattata da Alessandro Serra è un notevole esempio di teatro postmoderno. La sceneggiatura accoglie e integra facilmente il dramma con la commedia. Protagonisti dei momenti più divertenti (e un pò volgari) sono Vincenzo Del Prete, Massimiliano Poli e Jared McNeil  nei rispettivi panni di Stefano, Trinculo e Calibano; il trio  recupera la tradizione della farsa buffonesca aggiungendo dei piacevoli sollazzi comici da giullari ai momenti più tragici (ossia le scene che raccontano della vendetta di Prospero contro Antonio e Alonso).

Notevole e suggestiva, nonché meravigliosa, è la scena che fa da prologo allo spettacolo. Lo spirito Ariel (interpretato da una bravissima Chiara Michelini) danza mentre un telo viene innalzato dai suoi movimenti, si tratta dell’acqua del mare che viene mossa dalla burrasca,  dalla quale si originano gli eventi della storia. Una sequenza stupefacente e meravigliosa che affascina gli spettatori per la sua ottima resa scenica, tale da sembrare una scena di un film che di una tragicommedia da teatro. 

La Tempesta di William Shakespeare reinterpretata e rivisitata da Serra è l’occasione perfetta per riscoprire e riconoscere i grandi classici del teatro mondiale. Una tragicommedia che fonde la necessità di educare il pubblico con quella di intrattenerlo, grazie ai sollazzi comici, e di incantarlo, grazie ai meravigliosi effetti scenici e sonori e alle danze degli interpreti degli spiriti. 

Fonte immagine di copertina: si ringrazia l’ufficio stampa del Teatro Bellini 

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024. Sono stato un lettore onnivoro fin da piccolo e un grande appassionato di libri e di letteratura, dai grandi classici letterari ai best-seller recenti, e grande ammiratore dei divulgatori Alberto e Piero Angela. Oltre ad adorare la letteratura, la storia antica e la filosofia, sono appassionato anche di cinema e di arte. Dal 26 gennaio 2021 sono iscritto all'Albo dei Giornalisti continuando a coltivare questo interesse nato negli anni liceali.

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