Reed Hastings e Erin Meyer raccontano Netflix | Recensione

Reed Hastings e Erin Meyer raccontano Netflix | Recensione

L’unica regola è che non ci sono regole (Netflix e la cultura della reinvenzione) è il nuovo saggio di Reed Hastings e Erin Meyer edito da Garzanti editore che racconta Netflix.

La trama

Non è mai esistita, prima d’ora, un’azienda come Netflix. E non solo perché ha rivoluzionato l’industria dello spettacolo, o perché è in grado di fatturare miliardi di dollari l’anno, o perché le sue produzioni sono viste da centinaia di milioni di persone in quasi 200 paesi. Quando Reed Hastings ha avviato la sua attività, che nel 1997 consisteva nel vendere e noleggiare dvd per corrispondenza, ha infatti sviluppato principi radicalmente nuovi e controintuitivi: a Netflix, gli stipendi sono sempre più alti dei concorrenti. A Netflix, il punto non è lavorare tanto. In questo libro per la prima volta Reed Hastings, con l’autrice bestseller Erin Meyer, descrive la geniale filosofia alla base del suo progetto e della sua vita, e narra storie inedite su tentativi, passi falsi ed errori compiuti, offrendo l’affascinante e completa immagine di un sogno che non smette mai di reinventarsi.

Il libro parte con l’entusiasmante racconto di una Netflix all’epoca a “portata di stanza”. A fare da sfondo è la famigerata Blockbuster, l’azienda che noleggiava cassette e predisponeva punizioni per chi non portava in tempo indietro i suoi prodotti. È l’analisi attenta e curiosa di come un colosso epocale come Blackbuster non sia riuscito a stare a passo con i tempi, mentre una piccola realtà come Netflix sia stata investita dal lusso e dall’onere di un cambiamento d’epoca consistente. Il libro espone un entusiasmamene racconto circa i cambiamenti che Netflix ha subìto: si è passati dai dvd ai servizi di streaming, da produzioni esterne fino a quelle interne, basti pensare alla famigerata Stranger things. Fino a toccare argomenti come “l’espansione”. Netflix, infatti, partendo dagli USA si è estesa in tutto il mondo.

Il libro racconta principalmente la “cultura Netflix”, ovvero una sorta di decalogo a voce alta su come una piccola azienda sia stata capace di tanto successo. La cultura Netflix ci viene raccontata come una sorta di storia in cui le leggi non scritte appaiono come una lama a doppio taglio.

C’è da puntare, infatti, l’attenzione su alcuni termini: sincerità e densità di talento.

Nella sua complessa narrazione, infatti, c’è la chiara spiegazione di come per l’azienda sia essenziale il concetto di “feedback”. Dire la verità, anche a discapito delle gerarchie aziendali, sembra essere infatti, la base di tutto. Così come il concetto di densità di talento: secondo lo studio Felps, infatti, il comportamento di uno riesce ad influenzare quello dell’intero gruppo. Va da sé che maggiore è la concentrazione di talento in un numero ristretto di persone, maggiori saranno i risultati positivi riguardo un progetto. Ritornando al concetto di feedback, è importante sottolineare come non siano mai necessari quelli volti a screditare il lavoro altrui, quanto piuttosto è necessario rispettare la legge delle A. Occorre infatti, aiutare con il proprio suggerimento, essere attuabile, apprezzarlo, accettarlo o respingerlo a seconda dei casi, ma essere pronti all’ascolto.

Il libro è chiaro e coinciso nella descrizione di un altro fenomeno aziendale: nell’azienda di Netflix non ci sono ferie stabilite, e non si tiene conto di esse. La libertà di scelta, infatti, sembra essere cardine dell’intera azienda. Tale esperienza sarà sviscerata all’interno del libro con numerose testimonianze.

Reed Hastings ed Erin Meyer: saper raccontare un’esperienza

Molti sono i capitoli che indagano l’azienda Netflix nel profondo delle sue radici: funzionamento, composizione, leggi non scritte, aspettative e sogni futuri. È interessante l’approccio stilistico del libro, secondo il quale il lettore riesce a sentirsi parte integrante dell’azienda stessa. Ci saranno parti integrative circa le spese dei viaggi, approfondite spiegazioni su come ogni dipendente Netflix non sia legato all’azienda per sempre, e su come ogni dipendente debba essere in grado di riconoscere il proprio valore, elemento che si concretizza nel fattore “retribuzione”.

Il libro pone la sua attenzione anche sulle varie tecniche aziendali. Per certi aspetti tende ad essere una sorta di guida per la propria azienda. Ci saranno tecniche per rafforzare il team di lavoro, metodi per ricercare il talento assoluto all’interno dell’azienda, e persino metodi per assicurarsi gli stessi standard produttivi nel tempo (rank and yank e keeper test). Tutto ciò, secondo il saggio di Reed Hastings e Erin Meyer porta alla costruzione di quello che loro chiamano “dream team”.

Si farà chiarezza anche sulla “contenutistica” di Netflix, di come i prodotti e gli approcci statunitensi debbano essere plasmati nel giusto modo per fruire nel mondo intero. È un saggio interessante, capace di informare i leader di altre aziende, generalmente di dimensioni più contenute, ma anche di intrattenere coloro che hanno sempre visto ed amato da fuori un’azienda come Netflix. È un viaggio nel processo produttivo, nella libertà dei dipendenti, nelle loro chiare testimonianze di come sia vantaggioso ma anche delicato lavorare in un posto, dove le tue scelte risultano sempre centrali e significative, al di là di che ruolo ti spetti.

Il libro non parlerà mai di “famiglia Netflix”, quanto piuttosto ci si paragonerà ad una squadra di professionisti, dove senza indugio e senza remore, i migliori prendono il posto dei capaci, in modo da assicurare risultati sorprendenti qualunque cosa si faccia.

È un libro certamente adatto ai Netflix addicted, e a coloro che intendono dare uno sguardo dall’interno di quella che ad oggi è l’azienda di streaming con il fatturato più alto di sempre (20,16 miliardi USD).

 

Foto by Ufficio Stampa

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