Ribut: una miscellanea di poesia e arte | Intervista

Ribut: l'intervista agli autori e agli artisti

Ribut: visioni poetiche che incontrano l’arte

Ribut è la nuova raccolta di poesie e prose, edita da Guida Editori e scritta da Marcello Affuso, Maria Laura Amendola, Manuel Torre e Lucia Maritato, con i disegni di Federica Dias e le musiche di Achille Campanile. Insieme, hanno unito i loro giovani talenti per creare una miscellanea di visioni poetiche e artistiche che rielaborano il passato secondo il sentire presente. Di seguito l’intervista!

L’intervista

Ribut è la trascrizione fonetica di reboot ed è una riscrittura coraggiosa dei grandi classici del passato. Da dove si accende questa impresa così ardimentosa?

Achille: «Più che impresa la definirei “sperimentazione”. Da sempre ogni artista, scrittore o musicista si è formato osservando e studiando l’arte di qualcun altro e ad un certo punto ha iniziato a prenderlo quindi come modello, punto di riferimento al quale appoggiarsi e sul quale costruire la propria arte. Con Ribut abbiamo provato a costruire, partendo da un punto fermo, una poesia nota, la nostra forma d’espressione personale e abbiamo provato a giocarci intorno, a disegnare linee che passassero per quel punto tracciato da un altro poeta, secondo la nostra visione del mondo. Non abbiamo alcuna pretesa di eguagliare il risultato dell’archetipo da cui abbiamo tratto ispirazione, vogliamo semplicemente che arrivi qualcosa di vero al lettore/ascoltatore. Dopo due anni di distanze, comunicazioni interrotte e gravi perdite sotto tutti i punti di vista, penso sia questa l’impresa più ardua che Ribut vuole compiere: arrivare e creare una connessione a 360 gradi, testuale, artistica e musicale»

Lucia: «Questa impresa nasce dal desiderio di noi tutti di creare qualcosa di nuovo partendo dal passato, legato a doppio filo col presente in una sorta di continuazione. Di solito trattiamo i classici letterari come intoccabili, ma Ribut dimostra che i classici non solo sono a nostra disposizione, hanno un’utilità, ma possono essere anche modellati e assumere forme diverse in cui ognuno di noi può rivedersi»

Federica: «Il bello della modernità è la possibilità di reinterpretare tutta l’eredità del passato e trasformarla in soluzioni inedite. Ribut è un progetto che ha voluto unire spazio e tempo, mondi culturali diversi e epoche storiche diverse per rappresentare i sentimenti del passato in una chiave contaminata da tutto quello che caratterizza la società di oggi. Abbiamo voluto costruire un ponte tra il passato e il presente, per onorare i grandi scrittori del passato avendo la libertà di poter mescolare le anime di un tempo assieme a quelle di oggi»

Manuel: «Si accende in un giorno di ottobre nel quale Marcello mi ha messo davanti questa sua idea, innovativa e stravagante. Mi è bastato poco per cogliere in Ribut un’occasione “sui generis” per potersi confrontare con i grandi del passato, in modo diretto. Partendo dall’assunto che tutta l’arte è contaminazione, in questo caso la contaminazione è dichiarata, facendo da leitmotiv di tutta l’opera»

Sono molto forti i riferimenti al mondo odierno che ci circonda. Cosa vuole dire Ribut, dunque, al giorno d’oggi?

Achille: «Per quanto mi riguarda, quest’opera nasce dal desiderio di riportare in vita qualcosa. I poeti che si sono occupati della riscrittura ci tenevano a proiettare, nelle poesie di Ribut, non solo gli spasmi della propria anima ma la coscienza di un’intera generazione. Servendomi della musica ho provato a fare lo stesso. La musicalità e il tipo di sonorità che ho scelto per queste poesie è nata dallo sperimentare continuo partendo da forme espressive musicali contemporanee estremamente diverse tra loro. Damien Rice, Kanye West, Woodkid, Brunori, Sangiorgi, Morricone, Dan Levy sono solo alcuni degli artisti da cui sento di aver preso sicuramente qualcosa per la realizzazione finale di questo lavoro»

Lucia: «Ribut, insieme ai suoi riferimenti sociali, vuole confermare che i giovani ci sono e non chiudono gli occhi di fronte alla vita e agli accadimenti, a discapito di chi giudica questa generazione come priva di speranze. La realtà diventa sempre più complessa e noi possiamo dimostrare non solo di saper galleggiare su di essa, ma di riuscire a farne arte»

Federica: «Siamo ormai definiti la generazione dell’incertezza, poiché al giorno d’oggi viviamo in una realtà molto dinamica dove siamo investiti in costanti cambiamenti. Con Ribut abbiamo voluto registrare questi cambiamenti attraverso la reinterpretazione di sentimenti del passato uniti assieme ai sentimenti del presente. Ribut quindi rappresenta e registra una realtà in movimento che però ha tanto da raccontare e da esprimere»

Manuel: «Il mondo odierno è l’inevitabile riferimento data la piega che via via sta assumendo. Un mondo complesso e sull’orlo di varie crisi che lo espongono su un baratro, dove appunto noi giovani siamo sia i più spaesati che i più responsabili di ciò che sarà. Esistono nel passato esempi virtuosi e nefasti dei comportamenti umani: Ribut tramite la poesia sceglie la bellezza, che da sola non salverà il mondo (non me ne vorrà Dostoevskij) ma contribuisce a svegliare le coscienze e fondare un sentimento collettivo di umanesimo»

A quale pubblico si rivolge il libro?

Achille: «Non penso si rivolga a un pubblico ben preciso. Il fatto che l’ispirazione parta da poesie celebri, che all’interno del libro ci siano illustrazioni e musiche non fa che allargare il bacino d’utenza in maniera considerevole. Tra i vari lettori ci sarà quello interessato esclusivamente alla poesia, quello a cui interessa la parte musicale o quella artistica. Noi pensiamo che il fondere le arti sia qualcosa di estremamente naturale, quasi logico, e pensiamo possa coinvolgere qualsiasi tipo di lettore, dal semplice curioso al laureato in filologia»

Lucia: «Il libro è per tutti e per chi sceglierà di accoglierlo. Spero che i giovani possano ritrovarsi in un modo o nell’altro nelle parole, nei suoni, nelle immagini per scoprire di non essere soli. Inoltre mi auspico che gli adulti che lo leggeranno potranno empatizzare con ciò che abbiamo comunicato per avvicinarsi a questa generazione e scoprire che in realtà i sentimenti, i pensieri, le problematiche espresse sono universali, riguardano anche loro»

Federica: «A chi è curioso, a chi ama sperimentare e vedere come gli altri sperimentano. Ribut è un progetto che esplora tanti ambiti artistici e creativi e li unisce in un solo grande progetto. Chi ama l’arte e tutta la sua pluralità ritroverà nel libro una stimolante scoperta»

Manuel: «Inevitabilmente a un’amante della poesia, ma non solo. Sono convinto che la potenzialità di Ribut sia quella di suscitare curiosità a doppio fondo, non solo verso il nostro libro, ma verso le opere con le quali abbiamo deciso di instaurare il rapporto. Un fine che quindi potrebbe essere didattico e allo stesso tempo intrattenitivo, che quindi si potrebbe prestare benissimo, per esempio, alla lettura di ragazze e ragazzi»

Che tipo di esperienza promette Ribut al lettore?

Achille: «Di certo un’esperienza variegata dal punto di vista sensoriale. La mente si nutrirà della parola poetica che spesso parla al cuore, l’occhio si abbandonerà alle immagini che raccontano visivamente e l’orecchio porterà la mente a fare una nuotata in un immenso mare sonoro sul quale far navigare le emozioni. Probabilmente un messaggio ben preciso dietro Ribut esiste ma è il lettore che traccerà il suo percorso personale attraverso il quale vivere l’esperienza e recepire ciò che gli serve e di cui ha bisogno in quel momento della sua vita»

Federica: «Tramite le parole, le immagini e i suoni, Ribut vuole comunicare le emozioni che fanno parte della società contemporanea attraverso una nuova interpretazione dei classici della letteratura del passato, dando la possibilità di comprendere al meglio i sentimenti di due tempi distanti, ma che si incontrano nuovamente tramite la creatività»

Lucia: «Penso che Ribut non prometta un’esperienza univoca, così come succede per qualsiasi opera. Nel momento in cui non sarà più nostro, ma del pubblico, verrà recepito in maniera diversa a seconda di ognuno e sarà destinato ad avere significati sempre diversi rispetto a quelli di partenza ed è naturale che sia così»

Manuel: «L’esperienza della lettura è quanto di più soggettivo ci sia, poiché ognuno rapporta i contenuti del libro al proprio vissuto, ai propri sentimenti e così via. Per questo motivo, non sento di poter suggerire un’esperienza univoca, tuttavia sono sicuro del fatto che chi deciderà di immergersi totalmente in Ribut resterà folgorato e rapito dalla sinfonia visiva, letteraria e musicale che si accordano tra le pagine di questo libro»

Per quanto riguarda la copertina, Federica, perché scegliere proprio la ginestra Leopardiana?

Federica: «Come il libro, la copertina è stata la fioritura delle menti di tutti gli autori con la volontà di voler trasmettere un messaggio di speranza utilizzando un simbolo che tutt’oggi rappresenta la forza dell’uomo.  Il nostro progetto è nato in un momento storico molto difficile, il nostro primo incontro fu durante la pandemia e la volontà di tutti era quella di esprimere sé stessi tramite la scrittura, la musica ed il disegno.  La ginestra rappresenta la fatica dell’uomo nel superare le sofferenze; infatti, il suo fiore nasce in ambienti vulcanici e desertici e come questo bellissimo fiore nasce e sopravvive in luoghi impervi, con Ribut è avvenuta la stessa cosa. Per restituire il concetto di contemporaneità la ginestra è incorniciata all’interno di un frame cinematografico, poiché il cinema rappresenta, assieme alla fotografia, la nascita dei nuovi media e della reinterpretazione dello spazio e del tempo, argomento centrale all’interno dello sviluppo del libro»

Achille, che ruolo ha la tua musica in un libro che accoglie parole e arte insieme e come vi si inserisce?

Achille: «Quando mi fu proposto di lavorare a Ribut avevo da poco pubblicato, nel bel mezzo della pandemia, il mio primo album dal titolo Port’Alba. Undici canzoni in cui rielaboro e riarrangio materiale letterario celebre a me caro scoperto i primi tre anni di università. Lavorare a delle poesie riscritte da alcuni colleghi e coetanei mi è sembrato lo step successivo, il modo in cui poter interagire ancora con anime poetiche diverse e allo stesso tempo poter dire la mia attraverso la musica. Credo che poesia e musica siano destinate a restare unite così come erano concepite nell’antica Grecia, con i trovatori provenzali e con i cantautori contemporanei. I destini di queste due forme d’arte, nel mio modo di vedere le cose, si incrociano in ogni istante e in ogni contesto, sono nate l’una per l’altra»

Nella scelta di coinvolgere una docente universitaria – Silvia Acocella, dell’università degli studi di Napoli Federico II – e di conseguenza con lei l’università come istituzione simbolica, c’è un’ambizione precisa? Se sì, qual è?

Achille: «Nessun tipo di ambizione in senso stretto, ciò che ci spinge è la voglia di far leggere e ascoltare qualcosa di nuovo anche e soprattutto ai frequentatori di quel luogo che ci ha visti crescere dal punto di vista umano e professionale. La professoressa Acocella non è una docente qualunque della Federico II ma un punto di riferimento umano inamovibile per qualunque anima abbia abitato il chiostro di Porta di Massa e il corso di laurea di lettere moderne (e non solo! Alle sue lezioni e al suo seminario vengono spesso ospiti e studenti da qualsiasi dipartimento, che sia umanistico o scientifico, di ogni università d’Italia). Un tipo di docente che crede fortemente nel rapporto orizzontale con gli allievi e nella rete collaborativa formata da anime artistiche, appassionate e volenterose. Sapere che una personalità così autorevole e preziosa dal punto di vista umano abbia voluto mettere la propria firma in questo lavoro ci rende felici e orgogliosi»

Il libro, disponibile in preorder, è acquistabile qui 

Immagine di copertina: Guida Editori

A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson nasce il 26 Marzo 1998 a Napoli. Nel 2017 consegue il diploma di maturità presso il liceo classico statale Adolfo Pansini (NA) e nel 2021 si laurea alla facoltà di Lettere Moderne presso la Federico II (NA). Specializzanda alla facoltà di "Discipline della musica e dello spettacolo. Storia e teoria" sempre presso l'università Federico II a Napoli, nutre una forte passione per l'arte in ogni sua forma, soprattutto per il teatro ed il cinema. Infatti, studia per otto anni alla "Palestra dell'attore" del Teatro Diana e successivamente si diletta in varie esperienze teatrali e comparse su alcuni set importanti. Fin da piccola carta e penna sono i suoi strumenti preferiti per potere parlare al mondo ed osservarlo. L'importanza della cultura è da sempre il suo focus principale: sostiene che la cultura sia ciò che ci salva e che soprattutto l'arte ci ricorda che siamo essere umani.

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