Il libro Fratelli d’Italia è stato scritto da David Badussa e pubblicato nel 2010, è di genere storico ed è ambientato nell’Italia della metà del XIX secolo. Quest’opera analizza la storia ed il significato dell’inno di Mameli con un forte richiamo al patriottismo e le vicissitudini del suo compositore. Inoltre, il libro riflette le radici storiche della nascita del nostro Paese.
Chi è Mameli: storia dell’autore dell’inno d’Italia

Goffredo Mameli è una delle personalità più importanti della storia italiana ed intorno alla sua figura si è costruito un mito che venne accantonato con l’Unità d’Italia dai Savoia e ripreso dal Fascismo per rafforzare l’identità nazionale. Nei suoi scritti delinea un progetto sia etico e sia politico che si fonda sul tema della virtù e della realtà e si rifà anche all’antica Roma, sottolineando lo spirito di sacrificio che viene incarnato dagli Scipioni, i quali rivestirono le più alte cariche politiche e militari e lui ne esalta le qualità politiche ed intellettuali; infatti, ciò lo possiamo vedere dalla terza frase del Canto degli Italiani che recita L’elmo di Scipio. La storia dell’inno di Mameli è travagliata; infatti, il Canto degli Italiani stato per molto tempo marginalizzato nel corso della storia italiana: venne guardato con diffidenza nell’Italia sabauda perché era ritenuto troppo radicale per gli ambienti monarchici e considerato eccessivamente conservatore dai socialisti, fu ignorato nell’Italia fascista e solo nell’ottobre del 1946 venne scelto come inno con un decreto transitorio e nel 2006 venne ufficialmente trasformato in inno nazionale ed inserito nella Costituzione, modificando l’articolo 12. Mameli è l’uomo simbolo dell’Italia del 1848; infatti, egli ha partecipato alle manifestazioni genovesi, viste come speranza per la rinascita dell’Italia, è stato contagiato dall’entusiasmo costituente del periodo degli statuti tra gennaio e marzo e che ha portato con sé nelle gloriose giornate che hanno portato alla temporanea liberazione di Milano, ha vissuto la disillusione generata dalla sconfitta sancita dall’armistizio di Salasco ed infine ha difeso strenuamente la Repubblica Romana e proprio a Roma muore in agonia il 6 luglio del 1849. Mameli è rimasto un’icona della nostra storia, ma è stato oscurato a causa della forza degli eventi. Lui per molto tempo è stato un clandestino della storia italiana, ha vissuto spesso in condizione di solitudine e di sconfitta ed il suo corpo dopo la morte ha costituito imbarazzo; infatti, nella memoria collettiva di quel periodo è passato alla storia come uno dei protagonisti che fatto un affronto al Papa, proprio nella città del Papa e che ha cercato di costruire una nuova identità, fatta di riti, simboli, parole e gesti alternativi a quelli della “città del Papa”. La figura di Mameli viene ripresa da Mussolini nel 1941, il quale rievoca la sua morte in chiave antifrancese, perché siamo in piena guerra e si vuole celebrare l’italianità, viene così costruito un sacrario in suo onore a San Pietro in Montorio ed è lì che ancora oggi si trova il suo corpo.
Storia degli ideali repubblicani: la Giovine Italia

La storia di Mameli ci illustra la condizione di esilio in patria di cui hanno sofferto i repubblicani durante la storia italiana e ci fa percepire la difficoltà con cui il termine repubblicano è entrato nella cultura degli italiani; nell’Italia di quell’epoca, essere repubblicano significava 3 cose, a parte rifiutare il re: la completa adesione all’amore per la patria, laicità, cioè allontanarsi dalla religione annunciata dalla politica e combattere la Chiesa di Roma, considerata come fonte di dottrine controrivoluzionarie, stare dalla parte del popolo e quindi concepire la democrazia come sistema di regole. Questi 3 aspetti porteranno l’opinione pubblica ad isolare i repubblicani e a considerarli antinazionali anche a causa del fatto che i repubblicani recuperano i simboli e le immagini del giacobinismo italiano; infatti, i giacobini vengono identificati come l’anti-italianità e quindi l’ideale democratico-repubblicano sembra un profilo del tutto estraneo all’identità dell’Italia di quel periodo e questo ci fa capire come mai Mameli sia rimasto in ombra nella cultura nazionale. L’ispirazione politica di Mameli è Mazzini, fonda la sua azione politica sul sacrificio di sé e porta avanti il tema del riscatto come compito generazionale e tra l’altro l’elemento giovanile è l’aspetto che incarna l’essenza e la forza della Giovine Italia, la quale, è un’organizzazione che si costruisce sui giovani e da queste premesse Mameli sottolinea il tema della fratellanza dei giovani che si devono unire e lavorare in comune con sincerità. La politica di principio di Mameli si articola intorno a 2 temi: rispetto alla questione della Chiesa, quindi al ruolo del papa e al tema della democrazia politica. Il suffragio universale è un elemento che non può mancare nell’Italia unificata, inoltre ci deve essere trasparenza nella politica e l’affidabilità è la qualità che deve possedere chi esercita il mandato politico e la prima dote che lui cerca nell’uomo politico è l’onestà personale e pubblica che porta egli ad essere un apostolo ed il partito politico una religione. Poi, nei suoi scritti è ricorrente il tema della lotta ai privilegi e ribandendo la laicità della politica. Mameli è colui che prende lo spirito e la forma dello statuto della Giovine Italia e la mette in versi e traducendo così il disegno politico di Mazzini nell’inno; quindi, la Giovine Italia in qualche modo rappresenta la storia dell’inno di Mameli. Il rapporto con la Chiesa è una questione molto delicata perché c’è stato un momento in cui il papa ha aperto ad un’Italia nuova, concedendo libertà, però poi c’è stato un ritorno indietro da questo punto di vista. L’inno non è altro che la dichiarazione di quello che vogliono i rivoluzionari: cioè un’Italia libera, repubblicana e unita, ritroviamo il tema della fratellanza necessaria tra gli italiani ed il fatto che gli italiani devono essere pronti a morire per l’unità. L’inno ha la funzione di sostenere il popolo con delle idee forti e nasce sotto la spinta di possibili cambiamenti a livello generale e bisogna sostenere il popolo con delle idee forti come il tricolore. Il tricolore italiano deriva da quello francese che a sua volta deriva da quello americano e quindi bisogna pensare che l’origine di tutto non è la Rivoluzione francese, ma la Rivoluzione americana, che è la prima di tutte le rivoluzioni e la base di tutto. Inoltre, il ruolo dell’inno è di ravvivare la memoria di quello che è stato il passato ed esortare la gente e la musica dell’inno è fatta per i giovani e per entusiasmare la gente.
Il 1848 in Italia: una storia di battaglie

Negli scritti di Mameli è riassunto tutto il 48 dell’Italia; infatti, lì troviamo: il desiderio della patria, la convinzione che la storia si produca solo attraverso un riscatto popolare, il culto del gesto eroico e l’ansia dell’azione esemplare, l’idea che la storia si fa solo stando nei processi concreti; quindi bisogna partecipare in prima persona per realizzare una soddisfacente azione politica. Sono 2 i tratti che collocano Mameli nel canone del ribelle moderno: tutte le rivoluzioni a cui prende parte appaiono come insurrezioni della gioventù e partecipare per lui significa non risparmiarsi e consumare tutte le energie; ribellarsi significa sostenere quello che noi siamo e che noi facciamo. Lui durante l’insurrezione Lombarda cerca di unire i giovani italiani sotto un’unica bandiera, che non è quella né della monarchia e né quella della Repubblica, bensì quella della sovranità popolare che trova espressione nell’Assemblea Costituente Italiana, con l’obiettivo di compiere la rivoluzione interna senza provocare una guerra civile. Mameli afferma che Italia non si è mai unita perché la guerra del paese è sempre stata sacrificata per far spazio alla guerra regia, cioè si è combattuto sempre per portare avanti gli interessi del re, mettendo in secondo piano la volontà della popolazione e per attuare questo tipo di guerra bisogna costituire la Nazione, convocando una Costituente Nazionale e Costituente e Guerra sono 2 termini inseparabili. Infine, egli definisce le 3 parole che devono far parte della bandiera italiana: Unità, Dio e Popolo ; quindi, solo se il popolo sarà unito riuscirà a portare il paese all’indipendenza e a creare un mondo libero, proprio come voluto da Dio. Questo è un libro che ha tante dimensioni e ci fa riscoprire un mondo, la storia dell’inno di Mameli ovviamente è strettamente collegata alle vicende dell’Italia del Risorgimento che in teoria dovremo conoscere bene, ma in realtà non lo conosciamo per niente; infatti, gli storici fraintendono o non si ricordano tante cose di quel mondo. Tutti noi abbiamo dimenticato cos’era il Risorgimento, non abbiamo chiarezza sui ragazzi italiani che hanno combattuto in quell’epoca. Questi ragazzi tra di loro parlavano del destino dell’Italia, del fatto che gli stranieri comandavano a casa nostra, che il paese doveva ribellarsi e che gli italiani venivano visti come dei poveracci e dei servi che tutti guardano dall’alto in basso ed è per questi motivi che bisogna combattere, fare la guerra, morire se necessario, andare in piazza, manifestare e sfidare la polizia. Nell’Italia di allora c’era un vasto mondo contadino che sapeva poco e si interessava poco delle questioni dell’indipendenza nazionale, ma questo non significa che il Risorgimento, l’idea dell’Italia e del patriottismo nazionale era cosa di pochi, perché oltre ai contadini in Italia c’era il popolo delle città, l’Italia è un Paese di 100 città e anche all’inizio dell’Ottocento metà della popolazione era composta da operai, artigiani, negozianti e dall’altra metà dai contadini. Il popolo delle città era solidale verso i nobili e gli studenti nell’andare dietro alla politica, nel seguire cosa dicevano i giornali e nel pensare che bisognasse unire il paese e quindi cambiarlo, perché com’era non andava bene. Possiamo dire che il Risorgimento non è un movimento che coinvolge tutta la popolazione italiana, ma non è nemmeno un movimento elitario, poi certo i leader che conosciamo sono quasi tutti figli delle élite come Mameli ed è normale che le élite quando c’è un movimento che travolge tutti esprimono quelli che lo guidano.
Il Canto degli Italiani: storia e significato dell’Inno di Mameli

Nel Canto degli Italiani Mameli si rifà alla cultura classica con un forte richiamo alla romanità.; infatti, è di Scipione l’Africano, il vincitore di Zama, l’elmo che indossa l’Italia pronta alla guerra e Mameli in particolare esalta la sua azione politica e militare durante la Seconda guerra punica e la volontà di non arrendersi dopo la sconfitta subita dall’esercito romano nel 216 a.C. a Canne, dunque, la testa dell’Italia è avvolta metaforicamente dal vecchio elmo di Scipio per ribellarsi e svegliarsi ancora una volta. La Roma Repubblicana viene esaltata e guardata con magnificenza perché essa ha rappresentato il momento storico in cui l’Italia è stata veramente grande. La parola Vittoria utilizzata da Mameli è un’invocazione alla dea che fu legata alla storia di Roma e fu schiava per volere di Dio ed essa ora si offre alla nuova Italia porgendole la chioma per farsela tagliare; infatti, in antichità alle schiave venivano tagliate le chiome per distinguerle dalle donne libere che invece avevano i capelli lunghi. Poi, c’è il richiamo alle armi da parte della Patria nei confronti del popolo italiano; infatti, la coorte era un’unità della legione romana (una schiera di armati), diversa per numero e per composizione nelle varie epoche. La bandiera è il simbolo che racchiude la speranza (speme) degli italiani. Legnano è la battaglia che oppose Federico I Barbarossa alla Lega dei Comuni (1176). Ferruccio è il comandante delle truppe fiorentine che assaltarono la città di Gavinana che alla fine fu ucciso dalle truppe di Carlo V. Balilla è il ragazzo protagonista dell’insurrezione antiaustriaca genovese del dicembre del 1746. Poi, Mameli cita la rivolta dei Vespri siciliani del lunedì di Pasqua del 1812 contro la dinastia angioina. Con Spade vendute, Mameli si riferisce ai mercenari che saranno battuti. Infine, con Il sangue Polacco si riferisce alla rivolta del 1846 che gli austriaci avevano represso in Polonia.
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