Al blu mi muovo, il nuovo album di Fabio Cinti

Al blu mi muovo, il nuovo album di Fabio Cinti

Intervista al cantautore Fabio Cinti in occasione dell’uscita del nuovo album: Al blu mi muovo.

È un piccolo scrigno Al blu mi muovo, l’ultimo album di Fabio Cinti, cantautore raffinato ed elegante, con le sue canzoni bucoliche e terapeutiche, delizia le orecchie più sensibili. Seguendo i passi di Battiato, come Dante fa con Virgilio, Fabio Cinti dimostra di essere un uomo in primis e poi un cantastorie dalla penna delicata e dal verso intimo ma universale, grazie all’utilizzo di un linguaggio intriso di figura ma molto efficace nella sua resa finale. Dopo l’adattamento gentile al Padrone della Festa, il cantautore si cimenta in 8 brani dai 3 ai 4 minuti e mezzo di durata, con più piani emotivi di immagine, che si scoprono man mano che si affrontano gli ascolti: una tecnica come quella delle scatole cinesi, l’una rinchiusa nell’altra, ben esplica il tentativo più che soddisfacente di Cinti; un ascolto superficiale scorge il minimo, più le orecchie si abituano alla gentilezza, più i messaggi invadono il sottotesto e arrivano a dipingere il quadro emozionale più puro.

Intervista a Fabio Cinti: Al blu mi muovo e prospettive musicali

Nella prima traccia del disco canti: «tra gli alberi combatto la mia guerra e dietro l’ombra ti vengo a incontrare». Qual è la necessità che ti spinge oggi a pubblicare Al blu mi muovo? Quali sono gli alberi tra cui combatti musicalmente?

In realtà gli alberi sono miei alleati. Sono un rifugio, un nascondiglio, sono la mia casa (sono proprio tra gli alberi) e sono la mia forza, perché passo ogni giorno del tempo tra loro. In realtà non avevo nessuna esigenza o necessità di pubblicare questo album… Anzi, non avrei voluto farlo! Però si realizzano molte cose per gli altri, o perché ci si rende conto che, anche inconsapevolmente, indirettamente, si può cambiare qualcosa, anche di molto piccolo. E così, pensato e realizzato in questo modo, diventa anche terapeutico.

Scrivere testi metafisici ma al contempo così terreni. Vieni in Giorni tutti uguali, in cui affermi che non puoi «fermare l’attimo della felicità», in cui si vede la scrittura bucolica, quasi lirica. Cos’è per te scrivere? Nella tua composizione dei brani, come ti approvi alla produzione del testo?

Sono arrivato alla notorietà (personale, non universale) che quando scrivo un testo ci deve essere una commozione interna imprescindibile che mi spinge a farlo. Non vuol dire che devo piangere! Ma che lo stato emotivo che mi attraversa in quel momento deve essere in qualche modo sconvolgente. Così è stato per Giorni tutti uguali in cui cercavo di osservare cosa ci fosse oltre la consuetudine. È inevitabile che si fonda, in questo modo, la proiezione mentale del mondo, la sua rappresentazione, con la realtà sensibile.

Lo scorso album è stato un adattamento gentile al cantautorato di Battiato. In questo album, se c’è, cosa rimanda a Battiato?

Battiato c’è sempre, in tutto, ci sarà per ogni cosa che scriverò, perché ho imparato a scrivere attraverso l’ascolto e lo studio delle sue canzoni quando avevo quattordici anni. Ogni cantautore ha il suo imprinting, e più è originale il maestro, più l’influenza è percettibile… Ma credo sia inevitabile.

«Ho alzato gli occhi alle stelle per abbagliarmi e non vedere più che cosa succede quaggiù» canti in Che cosa succede?. Cosa vorresti cambiare del mondo in cui vivi?

Questa è una domanda apparentemente semplice, come chiedere i tre desideri alla lampada…! Forse sarebbe più facile rispondere cosa salverei! Diciamo tutte le cose che non vanno sono attribuibili all’essere umano, perché il resto, senza di lui, funziona perfettamente e non c’è niente che cambierei. Noi umani, se comprendessimo il nostro valore, nei confronti dell’universo, è identico a quello di una pietra, e se fosse una comprensione intima, non solo mentale, se lo capissimo, e ci comportassimo di conseguenza, e noto tutto bene. Invece il carattere umano è un disastro, e meno notato c’è, più il disastro e il disagio sono grandi.

Se dovessi consigliare due canzoni a chi non ti ha mai ascoltato quali sceglieresti e perché?

Questo strano abisso ( da  Il minuto secondo)  e Da lontano ( da  Al blu mi muovo), perché crediamo uniti da una forte intensità emotiva e un personale racconto.

Foto: Ufficio Stampa

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A proposito di Alessandra Nazzaro

Nata e cresciuta a Napoli, classe 1996, sotto il segno dei Gemelli. Cantautrice, in arte Lena A., appassionata di musica, cinema e teatro. Studia Filologia Moderna all'Università Federico II di Napoli.

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