Callejeros è stata una band rock argentina formatasi in provincia di Buenos Aires alla fine degli anni ‘90 e scioltasi nel 2010. Il gruppo, in precedenza conosciuto con il nome di Río Verde, è entrato nel mondo della musica registrando covers di grandi icone della storia del rock come Chuck Berry, Creedence e The Rolling Stones. Nel giro di pochi anni, però, grazie alle sue sperimentazioni musicali la band si è avvicinata a quello che viene definito «rock barrial», ovvero un tipo di rock caratteristico di quegli anni che prediligeva testi che raccontassero tematiche sociali e giovanili controverse attraverso il gergo di strada (callejero in spagnolo), di cui le canzoni dei Callejeros costituiscono una grande testimonianza.
Questo aspetto ha poi determinato il nome con cui la band è diventata famosa. Essa era formata da Patricio «Pato» Santos Fontanet (la voce), Christian «Dios» Torrejón (il bassista), Eduardo Vázquez (il batterista), Elio Delgado (chitarrista e coro) e infine Juancho Carbone (sassofonista). L’attività come gruppo musicale inizia nel 1997, ma il primo album discografico, dal titolo Sed, viene inciso solo nel 2001 nello studio della capitale, El Matadero Records , in maniera indipendente.
L’ascesa dei Callejeros, che tra il 2003 e il 2004 stavano conoscendo il loro periodo più florido grazie al successo della canzone Prohibido e alle esibizioni sul palco dell’Estadio Obras Sanitarias, è stata segnata da un tragico incidente passato alla storia come «la tragedia di Cromañón». Il 30 dicembre 2004, infatti, durante uno show nel locale che ha dato il nome al triste avvenimento (República de Cromañón), un incendio causato da un bengala provocò 194 morti e 1432 feriti.
Nonostante nel 2006 il loro quarto album, Señales, sia diventato disco d’oro, la tragedia di Cromañón ha cambiato le sorti legali dei membri della band, ma non quelle artistiche. Tra scandali e opposizioni, il gruppo è riuscito infatti a organizzare dei concerti nel 2007 nella città argentina di Córdoba, tra cui si ricorda quelli al Cosquin Rock e a Mar del Plata.
Scopriamo ora insieme 4 canzoni dei Callejeros da ascoltare
1. 9 de Julio
Tra le canzoni dei Callejeros, una delle più significative è sicuramente 9 de julio, singolo contenuto nell’album Señales (2006). Il titolo fa riferimento a una delle strade più importanti che collega la città di Buenos Aires, di cui ospita uno dei monumenti principali, l’Obelisco. L’avenida 9 de julio è, infatti, una delle strade più grandi del mondo ed è dedicata all’indipendenza argentina, ottenuta proprio il 9 luglio 1816. Il testo vuole essere una critica sociale alla realtà della nazione che si manifesta attraverso la ripetizione dell’aggettivo «otra/otro» («altro/a» in italiano). Questa ripetizione costruisce un quadro di diversi aspetti che generano malcontento, tra cui la corruzione identificata sia nel delinquente sia nel politico, la violenza sportiva tra il Boca Juniors e il River Plate, e la confusione urbana rappresentata dalla tormenta. In questo contesto, l’avenida 9 de Julio costituisce lo scenario in cui il cantante si sente smarrito.
«Otro pabellón que se abre
Otra escuela entre rejas
Otra flor que no está
Otro delincuente que miente, roba
Gobierna y se va»
2. Creo
Nello stesso album precedente troviamo un’altra delle canzoni dei Callejeros più belle da ascoltare. Creo è un brano che Pato Fontanet ha dedicato alla moglie vittima della tragedia di Cromañón. Ogni strofa della canzone inizia con un’anafora: al verbo «creo» («credo»), che apre la canzone e viene costantemente ripetuto, si contrappone il «no creo». Se da un lato, dunque, vi è un forte sentimento di fede e speranza, dall’altro vengono presentati elementi esterni come avversità da allontanare. Il cantante trova il motore della sua speranza nelle parole di una canzone che rendono la tristezza più bella, in una chitarra, nella luce del sole e nella voce dell’amata che cura le ferite, così come nel ricordare l’infanzia trascorsa a giocare a pallone.
«Creo que con una canción
La tristeza es más hermosa
Creo que con una palabra
Puedo decir mil cosas»
3. Rocanroles sin destino
Rocanroles sin destino, contenuta nell’omonimo album (2004) è una di quelle canzoni dei Callejeros che disegnano una cruda realtà senza filtri. L’espressione «sin destino» («senza destino») presente nel titolo fa riferimento all’indeterminatezza della carriera di un artista che deve affrontare determinati ostacoli per raggiungere il proprio sogno. In questo cammino «senza destino», alle volte l’individuo può vacillare e avere paura. La musica, dunque, sembra essere l’unica soluzione per vincere contro le difficoltà che si incontrano nell’industria musicale e nella società e per liberarsi da limiti e regole imposte da queste ultime.
«Siempre relojeando al cielo
Desde el suelo y no arriba
Sin saber sin creer»
4. Prohibido
L’ultima delle canzoni dei Callejeros, che fa parte ancora dell’album Rocanroles sin destino, è caratterizzata da un linguaggio molto diretto ed esplicito. Anche Prohibido è un testo di forte denuncia e critica con cui si incita l’ascoltatore a sfidare e distruggere, in tutti i modi possibili, le norme e i tabù di una società ipocrita che proibisce e limita la libertà individuale su tematiche sessuali o relative all’uso di droghe. Questa repressione, però, non fa altro che impedire la felicità, facendo sentire l’individuo intrappolato e senza vie di uscita. Insomma, si tratta anche in questo caso di un inno alla ribellione nei confronti delle autorità, ma dai tratti più violenti ed estremisti.
«Está mal, no te toques más
La marihuana no hace bien
Es muy mala, te hace ver otra realidad
Te vas a atar a la fidelidad?»
Le canzoni dei Callejeros, quindi, mostrano come lo spirito audace e rivoluzionario della fine del XX secolo e l’inizio del XXI secolo trovi una eccellente espressione nelle note del rock argentino, continuando a risuonare anche dopo 14 anni dallo scioglimento della band.
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