Le canzoni di Al Stewart, seppur sottovalutate, hanno fornito un contributo estremamente importante alla musica folk degli anni ‘70 e ’80. Nato nel ’45 a Glasgow, in Scozia, Stewart si trasferisce a Londra da adolescente, affacciandosi al mondo musicale, come tanti suoi coetanei. Con una carriera che si estende per oltre cinque decenni, Stewart esplora tematiche che abbracciano la storia e il mito, ma anche riflessioni personali e socio-culturali, riuscendo ad appassionare ascoltatori di ogni età.
Vediamo insieme tre canzoni di Al Stewart da non perdere
Year of the Cat
La prima delle canzoni di Al Stewart qui proposte è Year of the Cat, tratta dall’album omonimo del ’76 ed è anche uno dei brani più famosi di Al Stewart. Infatti, è entrato a far parte, anche per diverse settimane, delle varie top ten di paesi quali Stati Uniti, Belgio, Italia e Paesi Bassi. Il titolo fa riferimento al calendario vietnamita, secondo il quale il 1975 era appunto l’anno del gatto. Questo brano fa capo a quel periodo in cui esplorazione culturale e sperimentazione musicale iniziavano a diventare sempre più diffusi. Il brano, prodotto da una figura importantissima nel panorama della musica inglese quale Alan Parsons, combina elementi di folk rock con arrangiamenti e influenze jazz, creando un suono che si presentò al pubblico dell’epoca come innovativo e accattivante.
Il testo della canzone narra di un incontro casuale con una donna misteriosa in un luogo esotico ma indefinito, un elemento che sicuramente rievoca l’interesse per l’orientalismo e per le culture lontane tanto diffusi negli anni’70. Va tenuto conto che questa tendenza era per lo più alimentata da un crescente desiderio di evasione dalle tensioni politiche e sociali dell’epoca, segnate dall’ orribile guerra del Vietnam e dai disordini interni diffusi in molti paesi occidentali. La canzone, grazie al suo tono nostalgico cattura in maniera eccelsa lo spirito di una generazione alla ricerca di nuove esperienze e culture da scoprire
Electric Los Angeles Sunset
La seconda delle canzoni di Al Stewart qui proposte è tratta invece dall’album Zero She Flies del 1970. Il brano si distingue nella discografia dello scozzese per offrire uno sguardo più cupo, disilluso e introspettivo sul panorama americano della fine degli anni ’60. Questo periodo era caratterizzato ancora da un profondo senso di cambiamento alimentato, tra le tante cose, anche dalle lotte per i diritti civili. Stewart, allora giovane artista in ascesa, osservava l’America con occhi critici, affascinato dalle sue contraddizioni.
La canzone dipinge un ritratto vivido di Los Angeles al tramonto, una città tanto affascinante quanto enigmatica, capace di incantare e disilludere nello stesso momento. Il tramonto elettrico descritto da Stewart, sta ovviamente a simboleggiare la leggendaria e tanto discussa dualità della città degli angeli: una facciata di sfarzo e speranza, dietro la quale si celano invece oscurità e incertezze. Questo brano riflette il clima di un’epoca in cui i sogni si scontravano frequentemente con la realtà brutale, e il desiderio di cambiamento era accompagnato da un profondo senso di smarrimento. Una canzone il cui significato profondo viene rievocato anche in brani più moderni come Lost in Hollywood dei S.O.A.D.
Merlin’s Time
Con Merlin’s Time, ovvero l’ultima proposta delle canzoni di Al Stewart da non perdere, tratta dall’album 24 Carrots del 1980, l’artista fa ritorno a due dei suoi argomenti preferiti, ovvero la storia e il mito. Questa canzone è un omaggio alla figura leggendaria del mago Merlino e ai misteri che circondano l’amatissimo ciclo arturiano. Tuttavia, questa canzone rappresenta anche una profonda riflessione compiuta da Stewart sul ruolo che il passato riesce a ricoprire nel mondo moderno.
L’album 24 Carrots è il primo di Stewart registrato con la sua band, gli Shot in the Dark, e segna una svolta verso un suono decisamente più rock rispetto a gran parte dei suoi lavori precedenti. Tuttavia, Merlin’s Time riesce a mantenere comunque l’approccio narrativo che da sempre ha caratterizzato le opere dell’artista scozzese, utilizzando la figura di Merlino come mezzo per poter esplorare temi quali saggezza antica e magia. Negli anni ’80, quindi in un periodo segnato da rapidi cambiamenti tecnologici ma soprattutto sociali, Stewart vuole provare a suggerire ai suoi ascoltatori che c’è ancora valore nel guardare indietro, perché i miti e la storia in generale hanno ancora molto da insegnarci.
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