Mago Merlino: chi era, le storie e le leggende

Mago Merlino, le storie e le leggende

La figura del Mago Merlino è tra le più famose del ciclo arturiano. Su questo personaggio sono state tramandate storie e leggende che hanno affascinato i lettori di ogni tempo.

Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare di Mago Merlino. Il suo nome, come molti sanno, è legata alla fama di re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda, a tutto quell’insieme di leggende, narrazioni e poemi che in letteratura vengono riuniti sotto la categoria di ciclo bretone. Ma quali sono le sue origini? In che modo è riuscito a prevedere la fortuna di Artù e quale ruolo ha avuto nella storia del regno di Camelot, il più noto nella storia della Britannia letteraria?

Mago Merlino, le fonti del personaggio

Prima di tutto la figura di Merlino che ci è stata tramandata dal ciclo bretone è il risultato della commistione di due personaggi descritti nelle fonti medievali come Ambrosio Aureliano e Myrddin Wyllt (o “Merlino il Selvaggio”). Mentre il primo, stando a quanto scrive Gildas nel De excidio et conquestu Britanniae, era un condottiero britannico che guidò i suoi uomini alla vittoria contro i Sassoni nella battaglia del monte Badon (tra il 493 e il 503), il secondo fu descritto da Goffredo di Monmouth nella Vita Merlinii come un guerriero che uscì di senno dopo una battaglia e si ritirò a vivere nei boschi. L’unica cosa che ha in comune con il Merlino arturiano è il dono della chiaroveggenza.

Il Mago Merlino di Goffredo di Monmouth

Il primo autore a delineare il profilo di Mago Merlino fu proprio lo storico britannico Goffredo di Monmouth nella Historia Regum Britanniae (1136-1149). Qui si narra di come Vortigern, autoproclamatosi re dei Bretoni, si fosse rifugiato sul monte Erir in Galles allo scopo di far costruire un castello con cui potersi difendere dai Sassoni. Ma quando l’edificio era sul punto di essere ultimato, questi crollava all’improvviso al suolo.

Consultatosi con i suoi indovini, Vortigern venne a sapere che l’unico modo per rendere stabili le fondamenta era quello di mescolarle con il sangue di un fanciullo nato senza padre. Manda così alcuni uomini nella cittadina di Carmarthen e qui vedono un bambino piangere perché alcuni suoi coetanei lo prendono in giro in quanto è orfano. Quel bambino Goffredo lo identifica con Merlinus, ovvero Merlino.

Portato assieme alla madre al cospetto di Vortigern, Merlino dice al re che conosce il motivo per cui le fondamenta del castello non reggono. Viene così condotto al monte e chiede a Vortigern di far scavare il terreno ai suoi uomini. Così all’interno della terra viene trovato uno stagno con all’interno due draghi, uno bianco e uno rosso, che si uccidono a vicenda. Merlino spiega a Vortigern che si tratta di una visione: egli cadrà per mano o dei Sassoni o dei Britanni. Dopo poco tempo si presentano i fratelli di Vortigern: Uther e Aurelio, pronti a vendicarsi dell’usurpatore e dell’assassino di loro padre.

E come previsto da Merlino, Vortigern morì nel suo castello dato alle fiamme dai due fratelli. A succedergli fu Uther il quale, tramite un incantesimo di Merlino, assunse la forma del duca di Cornovaglia in modo da giacere con la moglie di lui, Igraine. Da questa unione nacque il suo erede Artù, il quale fu educato da Merlino.

Il Mago Merlino di Wace, Robert de Boron e Thomas Malory

Nel corso della sua narrazione Goffredo attribuisce molte imprese a Merlino, come lo spostamento dall’Irlanda a Stonhenge dei celebri monoliti che si vedono ancora oggi e i continui confronti con la fata Morgana e altri nemici del regno, ed esaltò il suo ruolo di educatore e consigliere del sovrano e amico Artù aiutandolo a governare il regno di Camelot, seppur assumendo tratti inquietanti e anche violenti che snaturano la sua inclinazione al bene. Tuttavia non fa accenno ad elementi fondamentali che sono divenuti parte integrante della materia di Bretagna e che sono in un certo senso legati a Mago Merlino. A queste mancanze hanno però “posto rimedio” altri autori.

Il chierico francese Wace nel Roman de Brut (traduzione in francese dell’Historia di Goffredo del 1155) introduce la leggendaria tavola rotonda attorno alla quale sedevano Artù e i suoi cavalieri e ne affida la paternità proprio a Merlino, il quale aveva anche un suo posto riservato.

Robert de Boron, poeta francese, scrisse il romanzo in versi Merlin (1190-1210) di cui restano solo 500 versi e che ci è stato tramandato in due versioni in prosa: Lanceloot-Graal (1215-1230) e la Suite de Merlin (1240). Qui vengono rimarcate le origini oscure di Merlino, il quale nacque dall’unione tra una giovane vergine e un demone (dettaglio che era già stato aggiunto da Goffredo), ma soprattutto si focalizza sulla ricerca del Sacro Graal, la coppa con cui Cristo celebrò l’ultima cena. Inoltre Boron racconta la fine di Mago Merlino, ingannato dalla “Dama del lago” che lo sedusse e che con un incantesimo lo imprigionò in una roccia.

A Thomas Malory va il merito di aver introdotto la leggenda della spada di Excalibur nella Storia di re Artù e dei suoi cavalieri. Qui Artù venne sconfitto da un cavaliere nei pressi di una fonte e, trovatosi senza un’arma, fu guidato da Merlino presso un lago abitato da Lile (altro nome della Dama del lago) che dette al sovrano la celeberrima spada divenuta poi emblema della sua potenza. Con il tempo la leggenda di Excalibur è andata a fondersi con quella della spada nella roccia, sebbene in realtà si trattino di due spade totalmente diverse.

La figura di Merlino nel corso del tempo

Il mago Merlino, con la sua aura di mistero, ha affascinato gli autori di ogni tempo. Già nel rinascimento Ariosto lo inserisce nel terzo canto dell’Orlando Furioso ai versi 16-19, dove appare in forma di spirito a Bradamante per profetizzarle la progenie che discenderà da lei e Ruggiero e che onorerà l’Italia. Appare poi nel Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes, come una delle tante figure che compaiono al “cavaliere errante”.

Nel 1889 Merlino sbarca oltreoceano ed è uno dei personaggi del romanzo Un americano alla corte di re Artù di Mark Twain. Lo scrittore americano recupera la caratterizzazione negativa del personaggio, presentandolo come un ciarlatano che si diverte ad imbrogliare il protagonista Hank Morgan. Come è facile immaginare è un personaggio che ha influenzato molto il genere fantasy, tanto che nella saga di Harry Potter gli viene affidato un ordine che porta il suo nome e che ha il compito di proteggere i babbani (ovvero, coloro che non credono nella magia).

Anche il cinema ha fatto suo questo personaggio, regalandocene versioni differenti. Senza ombra di dubbio la più celebre è quella che compare nel film Disney La spada nella roccia del 1963. Qui il Mago Merlino è un simpatico e benevolo anziano dalla fluente barba che, accompagnato dallo scettico e burbero gufo Anacleto, fa da tutore al giovane Artù (soprannominato “Semola”) e che dimostra una grande conoscenza non solo della magia e della chiaroveggenza, ma anche dei viaggi nel tempo. Sul finale lo vediamo infatti vestito con abiti moderni (occhiali da sole, pantaloni hawaiiani e scarpe Converse) e racconta a Semola di come le sue gesta verranno ricordate fino ai giorni nostri.  Molto più accurato storicamente e decisamente più serio è il mago Merlino che appare in King Arthur del 2004.

In chiusura non si può non citare la serie TV inglese Merlin, dove il mago appare come amico e coetaneo di Artù e che gioca un ruolo fondamentale per la fondazione del regno di Camelot, nel rispetto delle leggende arturiane.

Fonte immagine: Pixabay

A proposito di Ciro Gianluigi Barbato

Classe 1991, diploma di liceo classico, laurea triennale in lettere moderne e magistrale in filologia moderna. Ha scritto per "Il Ritaglio" e "La Cooltura" e da cinque anni scrive per "Eroica". Ama la letteratura, il cinema, l'arte, la musica, il teatro, i fumetti e le serie tv in ogni loro forma, accademica e nerd/pop. Si dice che preferisca dire ciò che pensa con la scrittura in luogo della voce, ma non si hanno prove a riguardo.

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