Luis Alberto Spinetta, in arte “El Flaco” per la sua corporatura esile, è stato un cantante, musicista e compositore argentino nonché una delle figure più riconosciute della musica rock degli anni ‘60 e ‘70. In suo onore, infatti, il governo argentino ha dichiarato il 23 gennaio (giorno della nascita di Spinetta) come la giornata nazionale del musicista. La rivista Billboard, inoltre, lo ha definito «un’icona del rock argentino» nel 1997. Il contributo del Flaco, che ha lavorato sia in importanti band sia come solista fino a che un cancro ai polmoni non ha stroncato la sua vita, ha permesso lo sviluppo e l’ampliamento del genere musicale attraverso l’hard rock, il blues e il rock progressivo. Nelle canzoni di Luis Alberto Spinetta, tuttavia, non manca una fase di sperimentazioni più avanzata nel tempo, e caratterizzata da suoni appartenenti al jazz, al pop e alla musica elettronica. Il suo interesse per il canto, tuttavia, è nato in un ambiente familiare dai tratti più folcloristici: il padre era un cantante di tango che trasmise al figlio la stessa passione, e lo guidò verso la strada artistica.
Spinetta ha descritto il suo incontro con la musica sostenendo di aver appreso l’arte musicale prima ancora delle parole. Si trattò prevalentemente di uno studio autodidatta che risentì dell’influenza non solo di leggende della musica internazionale e locale, come i Beatles e Astor Piazzolla, ma anche degli scrittori surrealisti, tra cui Foucault, Antonin Artaud e Kafka. Dalla lettura di questi ultimi, in particolare, ha imparato a usare il linguaggio poetico a suo favore e a trasportarlo nelle sue composizioni, creando e trasmettendo immagini attraverso la combinazione delle parole. Vediamo insieme 4 canzoni di Luis Alberto Spinetta da ascoltare assolutamente.
1. Muchacha (ojos de papel)
Muchacha (ojos de papel) è una tra le più famose canzoni di Luis Alberto Spinetta. In apertura all’album “Almendra I” (1970), questo classico argentino, interpretato solo con l’ausilio una chitarra acustica, rappresenta il simbolo delle conquiste sociali e individuali degli anni ‘60. Si tratta di un inno all’amore dalle sfumature erotiche in cui un adolescente confessa i suoi sentimenti alla ragazza che ama. Questa confessione amorosa si costruisce parallelamente all’immagine dell’amata, che viene descritta delicatamente in tutte le sue parti attraverso l’uso di metafore e, in un disperato tentativo di fermare il tempo e cogliere la bellezza di un attimo: gli occhi, i piedi, il cuore, la voce, il petto, il ventre e così via.
«Muchacha ojos de papel
A dónde vas
Quédate hasta el alba
Muchacha pequeños pies
No corras más
Quédate hasta el alba»
L’autore stesso ha poi analizzato il suo testo in un articolo, intitolato «Muchacha ojos de Papel: desintegración abstracta de la defolación», da un punto di vista psicologico, definendo così questa descrizione «un’autopsia». Gli occhi di carta a cui fa riferimento nel titolo, in particolare, rappresenterebbero degli occhi che non sono in grado di vedere.
2. Seguir viviendo sin tu amor
Seguir viviendo sin tu amor è, all’interno del ricco repertorio delle canzoni di Luis Alberto Spinetta, quella che ha avuto più successo. Contenuta nell’album “Polusón of milk” (1991), questa hit ha conosciuto diverse versioni, tra cui una interpretata insieme ai Soda Stereo in un festival tenutosi nel 1992 nell’Avenida 9 de Julio di Buenos Aires. Alcuni anni dopo, l’artista ha dichiarato che la canzone parla della relazione con la sua ex moglie nonché madre dei suoi quattro figli, Patricia Salazar. Da ciò capiamo che la tematica che domina nel testo è l’amore, che si presenta come un sentimento essenziale: se l’amore manca, subentra la pazzia.
«Y si acaso no brillara el Sol
Y quedara yo atrapado aquí
No vería la razón
De seguir viviendo sin tu amor»
3. Quedándote o Yéndote
Quedándote o Yéndote, track caratteristico di “Kamikaze” (1982), si distingue per una ragione specifica: El Flaco canta questo brano accompagnato da Diego Rapoport al piano. A differenza delle altre canzoni di Luis Alberto Spinetta, infatti, qui siamo di fronte a una ballata. È caratterizzata perciò da una melodia dolce che disegna, in maniera introspettiva, il libero flusso dell’esistenza umana e la crescita individuale. Ci sono diverse immagini che invitano l’ascoltatore a cercare, in questo continuo divenire, una pace interiore, e ad accettare che l’essere umano non ha, e non può avere, il controllo su tutto: la nascita di un fiore, la luce del sole, la chiarezza del cielo, la forza purificatrice della pioggia e così via.
«Y deberás plantar
y ver así a la flor nacer
y deberás crear
si quieres ver a tu tierra en paz»
4. Cantata de puentes amarillos
L’ultima delle canzoni di Luis Alberto Spinetta da ascoltare assolutamente, Cantata de puentes amarillos, fa parte di quello che è considerato il miglior album della storia del rock argentino, ossia “Artaud” (1973). Per la realizzazione di questa suite con base acustica Spinetta si è ispirato al creatore del cosiddetto teatro della crudeltà, Antonin Artaud. Il contesto storico ha influito molto sulle scelte del cantante: l’America Latina stava attraversando un periodo di dittature militari che, appoggiate dagli Stati Uniti, opprimevano i diritti umani. Questi eventi hanno alimentato l’interesse di Luis Alberto nei confronti delle figure di Eliogabalo e Van Gogh analizzate da Artaud. La tragedia di questi due personaggi viene ripresa nelle immagini create dalla voce di Spinetta: i ponti gialli alludono alla pittura di Van Gogh, così come il sangue fa riferimento alla ferita che si inflisse dopo essersi tagliato l’orecchio; dall’altro lato il sangue richiama anche quello di Eliogabalo dopo essere stato gettato nelle fognature della città. A queste immagini violente l’artista contrappone l’amore e la difesa della libertà e dell’individualità.
«Todo camino puede andar
Todo puede andar
Con esta sangre alrededor
No sé que puedo yo mirar
La sangre ríe idiota
Como esta canción»
Le canzoni di Luis Alberto Spinetta rappresentano un’importante testimonianza della musica rock argentina, a cui hanno lasciato in eredità uno stile unico e innovativo che ha inevitabilmente influenzato i cantanti e i musicisti sia contemporanei sia successivi.
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