Jazz e improvvisazione: il fascino di un genere creativo

jazz e improvvisazione

La musica ha sempre manifestato diverse sfaccettature, lasciando ampio spazio alla creatività. Tra i generi musicali più creativi, il jazz emerge in modo particolare. Ma perché questo? Spesso i musicisti seguono un ordine prestabilito, come avviene nella musica classica infatti, è presente uno schema ben preciso da seguire, che si suoni in singolo o in gruppo. Tuttavia, è proprio per questo che il jazz si differenzia grazie all’improvvisazione, che si può dire che rappresenti davvero una sfida e non solo per i musicisti. Chi ascolta, infatti, non ha possibilità di ascoltare delle canzoni ben conosciute, ma si trova immerso nell’improvvisazione. Jazz e improvvisazione vanno a braccetto, ed è proprio l’impredicibilità e la coordinazione che c’è alla base, a rendere il jazz un genere così creativo.

Jazz e improvvisazione: come nasce questo connubio?

Facciamo un passo indietro per capire come nasce questa idea: il jazz come improvvisazione nasce agli inizi del 1900 come musica di lavoro degli schiavi afroamericani, i quali cantavano le work songs, che in seguito si sono fuse alla musica popolare, al blues, alla musica di ballo e a quella colta. Questa fusione ha raggiunto la massima popolarità in Europa e in America con l’eccezionale contributo di artisti come Louis Armstrong.

Ma cos’è davvero l’improvvisazione jazz? Improvvisare significa per chiunque qualcosa di diverso, di unico, seguendo il proprio schema. Quando si fa jazz in gruppo, ci sono più persone che stesso sul momento si confrontano e si completano. Inoltre, significa far sapere agli altri cosa desideriamo ottenere ed in che modo e far sapere cosa proviamo. Questo crea un dialogo intenso, non solo tra i musicisti, ma anche con il pubblico. Proprio per questa interazione, il jazz, con la sua improvvisazione, riesce a trasmettere emozioni in modo immediato.

Ma dunque, se ci sono più persone che improvvisano contemporaneamente, come fanno a creare un insieme? Ciò è possibile grazie al tempo. Infatti, tutti devono seguire lo stesso ritmo, ma ognuno deve esprimersi in base al proprio stile e le proprie caratteristiche. In questo modo nel jazz si crea un insieme di individualità.
Ma se il jazz nasce come stile di improvvisazione, nella modernità proprio questo fenomeno dell’improvvisazione viene anche estrapolato dal jazz, e preso come spunto da molti musicisti rock a partire dagli anni ’60 e ’70. Ad esempio i Led Zeppelin oppure Jimi Hendrix, i quali lasciavano parti di assoli di chitarra o di tastiera nei concerti variando con l’improvvisazione.

Mentre nella musica classica o in qualsiasi tipo di musica di composizione si trova una certa impostazione, in cui bisogna evitare gli errori anche per le singole note, il jazz grazie all’improvvisazione si differenzia ancora una volta, in quanto l’errore può anche essere integrato sul momento e diventare uno spunto per la creatività del musicista e l’armonia del brano. Proprio per questo, alcuni jazzisti famosi hanno scritto pezzi importanti proprio partendo dalle note che sbagliavano e questa tecnica viene ancora ripresa a volte.

Fonte immagine: Pixabay

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