Chris Obehi, musica come umanità unita | Intervista

Chris Obehi

Chris Obehi, in occasione della pubblicazione di OBEHI, ha risposto ad alcune domande. Leggi qui la nostra intervista!

Chris Obehi lancia il suo album d’esordio per 800A Records. Il titolo è OBEHI che in dialetto Esan vuol dire “mano dell’Angelo”.  L’album è un viaggio di 30 minuti in cui vengono racchiuse tante storie, ed in primis quella di Chris e dell’Africa che vuole raccontarci. Chris intraprende nel 2015 il suo viaggio per l’Italia, un viaggio che dura 5 mesi e durante il quale è stato incarcerato in Libia. Ancora minorenne, si stabilizza poi a Palermo dove continua a coltivare la sua passione per la musica frequentando il Conservatorio di Palermo.

La storia che ci racconta è quindi materia viva, ricca di emozioni e bellezza. Grazie alla campagna crowdfunding su ProduzionidalBasso è stato possibile realizzare l’incisione dell’album, uscito venerdì 20 Marzo. In esso si alternano il pop al funk, percussioni e bassi che riportano all’afrobeat e il reggae. È un viaggio a tuttotondo sia nello stile musicale sia nella potenza narrante dei testi.
Con Chris abbiamo parlato anche di plurilinguismo, umanità e ispirazione.
Lasciamo direttamente la parola a Chris Obehi e ai suoi racconti.

Ciao Chris, prima di tutto vorrei ringraziarti di aver accettato questa intervista.
Da ex-studentessa di lingue vorrei subito partire con una domanda che mi è venuta in mente durante l’ascolto del tuo album. Nella canzone 100% Amore  hai cantato in almeno quattro lingue diverse.
In che modo vivi e utilizzi il tuo plurilinguismo? Pensi che la commistione di più lingue possa descrivere al meglio le emozioni  che esprimi nei tuoi testi?

Il mio plurilinguismo è l’espressione di me stesso e come lo utilizzo nella mia vita di tutti i giorni, lo uso anche in musica. Ciò che mi piace fare è mischiare più lingue all’interno della stessa canzone, perché esprimono me stesso. Credo infatti che usare diverse lingue all’interno dei miei testi possa unire le persone, perché la musica è per me uno strumento d’inclusione, che riesce ad avvicinare persone di background culturali diversi.

Non scelgo la lingua più adatta per ogni mia canzone ma semplicemente scrivo nella lingua in cui mi sento di scrivere. Ci sono alcune canzoni dove la scelta della lingua non si pone, come con Mr Oga che non poteva che essere in pidgin per seguire la tradizione dell’afro-beat. Altre invece, come Non siamo pesci, dove la scelta della lingua è dettata dal messaggio che la canzone vuole dare. In questo caso, Non siamo pesci è stata ispirata dall’ esperienza che ho vissuto durante la traversata del Mar Mediterraneo. Volendo lanciare un messaggio a sostegno dei diritti umani, mi è venuto spontaneo scriverla in italiano, anche se quando l’ho scritta non era certo la lingua che padroneggiavo meglio. Walaho invece l’ho scritta in Esan, la mia lingua madre, perché è una canzone dedicata alla mia mamma. Tutte le lingue in cui scrivo i testi delle mie canzoni le considero parte di me.

Inoltre nell’album c’è anche una traccia in siciliano, Cu ti lu dissi, omaggio a Rosa Balestrieri. Cosa rappresenta per te la Sicilia?

La Sicilia rappresenta per me la terra che mi ha accolto e che mi ha fatto sentire,  in qualche modo, a casa. Quando sono arrivato a Palermo ho sentito un’ospitalità molto simile a quella africana. Il sole per certi versi mi ha ricordato la mia Nigeria, e alcune aree della città, come il mercato di Ballarò, mi hanno ricordato l’Africa. In questi posti, dove diverse culture si mescolano, le distanze si accorciano e le differenze sembrano scomparire.

Grazie alle tue canzoni possiamo conoscere parte del viaggio che hai affrontato nel 2015, o almeno le sensazioni che hai provato. Avevi già pensato di condividere ed esprimere queste sensazioni tramite la musica?

Attraverso la musica esprimo le mie emozioni, il mio quotidiano e i miei ricordi. La musica per me è la mia lingua. Il viaggio per arrivare in Italia fa parte del mio passato e non potevo non parlarne. Normalmente non mi piace parlare dell’esperienza di viaggio nelle interviste, ma attraverso la musica è diverso. Lì posso dare sfogo alle mie emozioni.

Non siamo pesci è una canzone dal messaggio forte, un vero e proprio inno all’umanità e all’esercizio dell’empatia. In quale momento della tua vita hai sentito l’ispirazione e la necessità di comporre questo brano?

Questa canzone l’ho composta alla Zattera l’ultima comunità che mi ha accolto, una realtà speciale che io considero la mia famiglia. Ho pensato di scrivere questo brano quando ho sentito la notizia che in Italia volevano chiudere i porti ed ergere muri dove di solito non si possono costruire, in mare, togliendo così la possibilità a molte persone di arrivare in Europa, mettendoli di fronte ad una morte certa.

Non siamo Pesci è ispirata ad una storia vera. Nell’aprile 2015 ero in mare, in viaggio verso l’Europa. Sul gommone c’era un bambino di pochi anni che stava morendo a causa del freddo. Ho deciso d’istinto di prenderlo e l’ho messo vicino a me, per cercare di scaldarlo. Quando siamo arrivati a Lampedusa, tra le tante persone ho rivisto questo bambino, che stava bene e mi stava sorridendo. Il messaggio che voglio lanciare con questa canzone è quello di restare umani sempre.

In questo periodo di quarantena abbiamo, bene o male, tutti quanti molto tempo a disposizione. Tu stai continuando a fare musica? In quale momento della giornata ti senti più ispirato?

Sì, continuo sempre a scrivere nuove canzoni o a lavorare su testi già iniziati ma che devo concludere. Non c’è un momento in particolare della giornata in cui mi sento più ispirato, ma quando mi viene l’ispirazione non ci sono per nessuno. Spesso incomincio ad improvvisare e se ispirato, registro ciò che sto suonando per incominciare a lavorarci.

 

Grazie mille, Chris per la disponibilità e per le tue parole e canzoni piene di bellezza!

È possibile ascoltare l’album OBEHI di Chris Obehi su:

Spotify https://open.spotify.com/album/6ILzqUx85O3cRZaQToo8m0

YouTube https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_mvJxhKqX6i-t5Op65RdvnKkGaiIqrtakA

Ph © Ufficio Stampa, Gabriele Lo Piccolo

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