«Costruire un altare per ciò che si è perso è un buon modo per elaborare il lutto, è necessario dargli spazio»: è così che il musicista belga-egiziano Tamino descrive il suo ultimo album Every Dawn’s a Mountain, nato durante un periodo di importante evoluzione artistica e personale. Avvicinatosi alla musica da giovanissimo grazie all’influenza dei genitori e alla figura del nonno paterno (il famoso cantante e attore egiziano Moharam Fouad), Tamino ha sempre dato grande importaza alle sue origini medio-orientali (come testimonia la collaborazione con l’orchestra strumentale Nagham Zikrayat per la composizione del suo primo album Amir, 2018), fondendole in modo geniale con gli stili di artisti occidentali come i Beatles, i Radiohead e Jeff Buckley. Tra le canzoni più celebri di Tamino spiccano anche Indigo Night e Habibi.
Every Dawn’s a Mountain: un viaggio attraverso la perdita, la riflessione e il cambiamento
Every Dawn’s a Mountain è il terzo album indie di Tamino, pubblicato lo scorso 21 marzo. Con questo album, Tamino raggiunge un vero e proprio punto di svolta nel suo percorso artistico e personale e comincia a lasciare dietro di sé gli anni della gioventù per un approccio sempre più consapevole e presente all’età adulta. Con alcune canzoni nate poco prima del trasferimento a New York un anno fa e altre scritte di getto, l’artista è riuscito a evocare attraverso toni gravi e malinconici, armoniosamente alternati a cori eterei, un’atmosfera profondamente intima e sentimenti come il lutto, lo smarrimento, il rifiuto e infine l’accettazione del cambiamento e la volontà di andare avanti. Un album non solo volto a liberare l’artista, ma a connetterci con lui; in cui ognuno di noi può ritrovare sé stesso, intraprendere un cammino metafisico e contribuire a dare interpretazioni sempre diverse. In Every Dawn’s a Mountain compare inoltre una brillante e toccante collaborazione con la famosa artista nippo-americana Mitski, con la canzone Sanctuary.
1. Babylon: l’illusione del “per sempre”
Secondo brano dell’album. Racconta di un amore ormai finito attraverso l’immagine dell’antica città di Babilonia, di cui non restano che polvere e macerie. È un brano di mancanze e smarrimento. L’Io narrante riflette sui momenti condivisi con la “lei” all’interno del testo e si chiede come abbia fatto il loro amore, una volta forte come le mura di una possente torre, a crollare e far diventare tutto così freddo. Nonostante la sua volontà di andare avanti, egli si sente in trappola, come se “Babilonia” lo avesse illuso.
«Oh Babylon, you fake
Your walls are meant to break
And I never meant to stay
But I’m losing every way around you»
2. Raven: una guida nel buio della notte
Spesso considerato messaggero divino, simbolo della notte, antica saggezza e trasformazione, “raven” (ossia il corvo) è il co-protagonista del sesto brano di Every Dawn’s a Mountain. In molti hanno notato nel testo un riferimento al celebre poema Il corvo (1845) di Edgar Allan Poe, in cui il poeta riceve la visita di un corvo in seguito alla perdita della sua amata. Proprio il lutto e il viaggio spirituale sembrano essere i temi centrali della canzone, che ci prende alla sprovvista con un’atmosfera mistica e a tratti inquietante, e un uso un po’ più sperimentale dell’oud, il liuto arabo. Senz’altro una canzone unica, il cui significato prende forma ascolto dopo ascolto.
«Wait for me, stray from the nightly shore
My only, nameless for evermore
[…]
Wait for me, stray from the nightly shore
My only, guiding me nevermore»
3. Willow: rinascere dalle ceneri
«Il paradosso del salice piangente è che quando muore e perde i rampicanti, il suo tronco riesce a vedere il sole. In altre parole, è come se acquisisse una nuova vita: l’albero non piange più e finalmente trova consolazione nello splendore del sole». Racconta Tamino parlando della prossima canzone del suo album, rilasciata in anteprima insieme a Sanctuary. Contraddistinta da una melodia morbida e accogliente, Willow cambia la nostra percezione del dolore, che assume una funzione liberatoria e quasi salvifica. L’Io narrante, stanco di continuare a lottare, può finalmente lasciare andare ciò che tanto lo ha fatto soffrire e trovare consolazione proprio come il salice.
«Cradled in silence
She will release me
Willingly Blinded
She will reveal me
The sun’s out of hiding
It’s coming to greet me
I can’t even fight it
The curtain is down»
4. Dissolve: da confine a filo d’unione
La ricerca di uno scopo e il desiderio di formare legami sinceri in un mondo sempre più alienato. Se prestiamo la giusta attenzione, questa canzone ci ricorda come i confini tra le cose, le persone e i sentimenti non siano poi così marcati come crediamo e che, seppur fragili, queste connessioni sono un elemento fondamentale dell’esperienza umana.
«A line dissolves between each soul
That I will come to weave into my song
More and more»
5. Amsterdam: «We know now how it ends (Ora sappiamo come finisce)»
Decima e ultima canzone, Amsterdam è forse la canzone più autobiografica di tutto l’album. Racconta il ritorno di Tamino alla città che lo ha visto crescere e formarsi come musicista e il suo profondo legame con essa, sin da quando la mamma a suo tempo vi studiò e lo portava in grembo. Amsterdam è rappresentata come una vecchia compagna dell’artista che con gratitudine e nostalgia ne percorre le strade che ora conosce come il palmo della sua mano, pensando ai giorni in cui si chiedeva dove sarebbe arrivato. L’ultimo verso della canzone chiude Every Dawn’s a Mountain in modo netto, segnando l’addio di Tamino a quegli anni giovanili, indispensabili per la sua vita.
«I still hear your distant siren song
Where I’d race the wind to cross the pond
Where you would await to take my hand
So you could love a boy into a man»
Per chi volesse ascoltare l’album completo di Tamino, può farlo qui.
Fonte immagine di copertina: Spotify