Kind of Blue di Miles Davis: i colori che plasmano la musica

Kind of Blue di Miles Davis. I colori che plasmano la musica

Kind of Blue. Sì, ma di che tipo? Quando gli venne chiesto un commento sull’essenza e sulla natura della sua nuova creazione cromatica, nel 1960, Yves Klein, un altro che con il blue ci aveva avuto parecchio a che fare, rispose così: “Il blu è il colore del cielo, l’elemento che ci unisce all’infinito.” Ora, noi non sappiamo se anche Miles Davis fosse dello stesso avviso, ma ci piace pensare che tra i due vi sia stata, oltre che una contiguità in termini spaziali e temporali (il disco è infatti del ’59), anche una corrispondenza nelle intuizioni che abbia poi portato ad una risposta, magari la stessa, sebbene attraverso diverse modalità, musicali le une e figurative le altre, alla medesima domanda sopracitata.

Kind of Blue: storia e composizione del disco

Siamo nel ’59. Davis, che grazie a Bill Evans aveva già ascoltato molta musica classica, decide di adoperarsi nella creazione di un nuovo disco, quello che, assieme a Bitches Brew e In a Silent Way, sarà il suo più grande successo (ancora oggi è l’album jazz più venduto al mondo con oltre 4 milioni di copie). Realizzato in sole due session, fatte tra marzo e aprile dello stesso anno, tutte in prima battuta tra l’altro, l’album contiene cinque tracce: dalla suggestiva e delicata So What? in cui Davis cerca di inseguire i suoni e i motivi della sua terra natia, l’Africa, passando per i toni tesi e sospirati dell’Andalusia di Flamenco Sketches (che Davis porterà con sé per buona parte della sua carriera) alla vivace e dirompente Freddie Freeloader, una composizione il cui titolo viene simpaticamente da un amico di Davis dell’epoca, la cui abitudine primaria era quella di girovagare per gli ambienti del jazz di New York con il fine ultimo di ottenere qualche ingresso gratuito nei locali.

Formazione

Per la realizzazione del disco, Davis sceglie, per usare un eufemismo, tutti pezzi da 90: da John Coltrane al sax tenore, con cui aveva già condiviso parecchie esperienze in tour nel corso del tempo, a Julian “Cannonball” Adderley per il sax alto, il già citato Bill Evans al piano, James Cobb alla batteria, Paul Chambers al basso e poi, per un solo brano, un giovane pianista giamaicano che aveva suonato con Dizzy Gillespie, Wynton Kelly (il quale sarebbe dovuto essere sostituito da un giovanissimo Joe Zawinul). Una band, destinata purtroppo a non durare, che ha messo in piedi un’opera magistrale la cui portata, ancora oggi, risulta incommensurabile.

Impatto musicale e culturale

Quantificare in termini tecnici l’impatto che Kind of Blue ha avuto sull’evoluzione del jazz e della musica contemporanea in senso lato, non è facile. Se da un lato Davis si pone in continuità con la precedente tradizione musicale che ruotava intorno al blues delle sue origini, nel sud degli Stati Uniti, cioè il gospel, dall’altra parte si pone come punto di rottura con la vecchia concezione secondo cui il jazz, che all’epoca si chiamava bebop (i cui pionieri sul piano storico erano stati Dizzy Gillespie e Charlie Parker), si articolava semplicemente (si fa per dire) sulla capacità dei musicisti di suonare le scale giuste sui giusti accordi stando attenti ai cambi su ritmi molto sincopati. Con Kind of Blue le cose cambiarono: Davis fu il primo (grazie anche alle influenze classiche) a pensare e poi a suonare il jazz in maniera “modale“, cercando di dare un’enfasi maggiore all’elemento della melodia più che all’armonia, permettendo al musicista di costruire una scala su ogni nota e andando avanti così, almeno in termini concettuali, all’infinito.

Fonte immagine: Wikimedia (Jay Maisel, https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Kind_of_Blue_(1959,_CL_1355)_album_cover.jpg)

Altri articoli da non perdere
Canzoni sull’autunno: le 4 da aggiungere alla tua playlist
Canzoni sull’autunno: le 4 da aggiungere alla tua playlist

Quando l’estate finisce, spesso, ci si ritrova in un limbo: il passaggio dalla stagione estiva a quella autunnale può portare Scopri di più

Francesca Fariello, da ZerO all’infinito
Francesca Fariello

Francesca Fariello (classe '83), giovane voce partenopea, e il suo progetto: ZerO. La musica è un momento che da sempre Scopri di più

Sanremo 2020: cosa resterà di questa musica
Sanremo 2020

Riassumere 5 giornate di Festival di Sanremo in un unico articolo è un impegno arduo, oltre che un grande sforzo Scopri di più

Canzoni delle Atarashii Gakko: 3 da ascoltare
Canzoni delle Atarashii Gakko: 3 da ascoltare

Le Atarashii Gakko in precedenza erano conosciute come Atarashii Gakko no Leaders, ma hanno deciso di cambiare nome in seguito all'enorme Scopri di più

L’albero delle noci di Brunori Sas | Recensione dell’album
L’albero delle noci di Brunori Sas | Recensione dell'album

Reduce da un grande successo e dal podio al suo primo Festival di Sanremo, il 14 febbraio è uscito il Scopri di più

Musica soul, la musica dell’anima: origini e protagonisti
Musica soul, la musica dell'anima: origini e protagonisti

 Musica soul: Musica soul | Riflessioni Soul, letteralmente "anima" in inglese, è un termine usato per riferirsi essenzialmente ad un Scopri di più

A proposito di Mattia Catalano

Vedi tutti gli articoli di Mattia Catalano

Commenta