La canzone di protesta: la rivoluzione nella musica

La canzone di protesta: la rivoluzione nella musica

La canzone di protesta: la rivoluzione nella musica.

La musica è un linguaggio universale, un’espressione artistica condivisa da tutte le culture nel mondo. Nella vita dell’uomo ha rivestito e riveste ancora oggi un’importanza a livello sociale e nei rapporti personali. La canzone di protesta è stata utilizzata come strumento di comunicazione, così come per l’arte, per rappresentare delle idee o esigenze. 

Chi ascolta un determinato tipo di genere musicale si conforma a quel messaggio che viene comunicato all’interno delle canzoni. La musica è lo specchio della società del suo tempo; è in grado di immortalare i momenti salienti dell’epoca di cui è figlia e renderli eterni. Tramite il ritmo delle canzoni di rivoluzione, l’ascoltatore riesce a cogliere quella melodia specifica che vuole comunicare un suono ben definito, poiché la musica viene utilizzata come mezzo per raggiungere lo scopo, la comunicazione.

La canzone di protesta è un tipo di musica di rivoluzione impegnata, associata a un movimento che si immerge nel cambiamento sociale e politico. In questo tipo di canzoni si riflette la denuncia sociale fatta non dal singolo autore, musicista e creatore della canzone, ma da un intero gruppo di individui e il suo ruolo è marginale rispetto al messaggio veicolato.

Vediamo in che modo la canzone di protesta si è sviluppata nei diversi Paesi.

La canzone di protesta in America

Negli Stati Uniti la canzone di protesta nasce nel 18esimo secolo ed è rimasta una costante della cultura americana fino ai giorni contemporanei. Nel 18esimo secolo le canzoni di protesta si basavano sul periodo coloniale in risposta alla Rivoluzione americana. Per il 19esimo secolo, invece, sono stati tre i temi principali della canzone di protesta: la guerra civile, l’abolizione della chiavito e il suffragio femminile.

Il 20esimo secolo ha visto invece come temi salienti la Grande Depressione, il Movimento dei diritti civili, la discriminazione razziale, la guerra in Vietnam (molto significativa) e le proteste fatte negli Stati Uniti. Del periodo degli anni Sessanta del Novecento, la figura chiave è Bob Dylan che ha prodotto numerose melodie per il genere della canzone di protesta: Blowin’ in the Wind, Masters of War.

Il ventunesimo secolo si concentra invece sulla guerra in Iraq e si assiste a un revival della canzone di protesta. L’argomento contemporaneo trattato nella canzone di protesta riguarda il movimento Black Lives Matter. Beyoncé è l’artista portavoce del movimento con la sua canzone Formation e ancora con la canzone Freedom. Kendrick Lamar è l’altro contributore con la sua Alright. Tra le canzoni di protesta dell’ultimo decennio, si riconoscono This is America di Childish Gambino e Be Free di J. Cole. Sempre nello stesso periodo, anche Bob Marley dalla Jamaica è stato una figura chiave della canzone di protesta. Con lui nasce la musica reggae che tratta di argomenti come la povertà, il razzismo, la proliferazione nucleare e la schiavitù. Tra le sue melodie, si riconosce sicuramente Redemption Song.

L’Italia e l’importanza della canzone di protesta

Anche l’Italia ricopre un ruolo importante in questo tipo di genere musicale. La canzone di protesta italiana ha una storia molto lunga, si riconoscono canzoni di protesta risalenti al periodo della resistenza e definite come “I Canti della Resistenza”, per esempio la famosa Bella ciao oppure Fischia il vento.

Il periodo sicuramente pullulante di musiche della canzone di protesta in Italia sono gli anni Sessanta. Già dalla metà degli anni Cinquanta inizia una diffusione musicale commerciale in una società italiana che si fa sempre più mediatica e in cui il fenomeno del rock ’n roll è ben consolidato. Da Torino, nel 1957, nascono i Cantacronache, un gruppo di musicisti, poeti e letterati che si riuniscono con lo scopo di valorizzare la musica unendola all’impegno politico.

I temi affrontati dai musicisti italiani della canzone di protesta di questo periodo riguardano la contestazione giovanile e i cambiamenti politici e sociali durante il periodo degli Anni di piombo. Importanti musiche della canzone di protesta sono La guerra di Piero di De Andrè degli anni Sessanta, Battiato e la sua denuncia, Francesco de Gregori con Viva l’Italia e Generale, ancora altri nomi da ricordare sono Rino Gaetano, Lucio Dalla, Giorgio Gaber.

Un po’ nascosta e un po’ ignorata, invece è la voce della canzone di protesta di questi ultimi anni: J-Ax con gli Articolo 31 e la sua polemica giocosa ha dominato l’inizio del 21esimo secolo italiano, anche se il popolo italiano odierno è ormai disamorato da tutte le questioni politiche. Diverso e provocatorio è invece il rap di Caparezza che si sofferma sulla denuncia della classe dirigente. Lo stato sociale è una band bolognese che si sofferma sul tema del non avere spazio per le recriminazioni.

Fonte immagine in evidenza: screenshot dal videoclip ufficiale di Formation di Beyoncé

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