MileSound Bass: che cos’è la normalità?

A sfogliarlo nelle sue tracce troveremo un disco che qualcuno potrebbe tacciare di avanguardia per quanto il suono è ampiamente radicato nelle derive digitali di quella “trasgressione” inglese e berlinese degli anni ’90. Decadenza per noi che abbiamo seguito a ruota uno stile già vecchio per il resto del mondo. A sfogliarlo dentro le sue pieghe troveremmo un disco strumentale dove il suono è stato ricercato nella forma computerizzata ma anche nel suo potere immaginifico, forse troppo personale perché sia capace di restituire una chiave di lettura comune. Parliamo di “Everything’s Normal” il nuovo disco di MileSound Bass, al secolo Gianluca Suanno. Lui che nel suono ha chiuso la sua esperienza di sogno, il suo significato di normalità e di esperienza che prescinde dalla fisicità del corpo e dalla concretezza della vita terrena. L’argomeno è ampio, troppo per poterlo chiudere dentro una semplice intervista. Da qui l’invito ad approfondire vista la bella critica nazionale che ha ricevuto il disco. Parliamo di esperienze extra-corporali ma soprattutto parliamo di “normalità”. Ecco la prima domanda che restituiamo a MileSound Bass.

Cos’è per te la normalità?
Ho una laurea in psicologia quindi devo per forza rispondere che la normalità è ciò che è usuale per noi, qualcosa che è regolare in questo momento storico e in questo luogo. Ciò non toglie però che in questa regolarità, spesso, non ci sia niente di “normale”.

Cos’è invece per te la extra-ordinarietà? Quanto qualcosa diviene speciale, surreale…?
Tutto attorno vedo solo cose strane. Riesco ancora a stupirmi rispetto le cose strane che vedo, pur sapendo però che quando tutto si fa strano, allora tutto poi diventa normale.

Quanto il suono di questo disco somiglia alla normalità che cerchi di raccontare?
Molti suoni di questo disco arrivano direttamente dai sogni, e suoni di questi sogni sono sicuramente influenzati dalla musica che ascolto quando non dormo. Si sovrappongono musiche diurne con armonie notturne per poi essere catturate al risveglio, suonate in studio e poi risognate in un loop infinito.

Ed è inevitabile cercare di indagare di queste esperienze, oltre i sogni, oltre il corpo… che ci dici?
Lo è stato per me, per il mio sviluppo personale. Vent’anni fa ho cominciato ad avere allucinazioni notturne in un periodo di stress estremo e dovuto capire cosa stava succedendo per non rimanerci incastrato dentro. Da quel momento ho scoperto e sperimentato diverse cose, da quelle più viaggiose a quelle paurose. Credo sia normale durante l’esplorazione del proprio ignoto imbattersi in molteplici mondi.

In un lavoro strumentale si lascia ampio spazio alla codifica libera di ognuno. Secondo te, col senno di poi, cosa pensi che arrivi all’ascolto neutrale e privo di sovrastrutture di ognuno di noi?
Ho cercato di dare un mood specifico a ogni traccia, la quale si riferisce a una determinata esperienza onirica.
Spero di essere riuscito nel mio intento in modo che chi non ha mai intrapreso questo tipo di viaggio possa comunque viverlo attraverso il suono.

Un video psichedelico come il tema e come il mood del suo suono. Non hai mai pensato di dover restituire alle immagini altro, qualcosa di addirittura diametralmente opposto al linguaggio del suono?
Ho visto tante cose strane mentre gli altri dormivano, non sempre le ho viste dormendo e non sempre ero da solo. Racconto di quello che vedo, e le cose che vedo sono strane. Molto.

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