Nabiin: intervista all’artista

Nabiin

Dietro il nome d’arte Nabiin si nasconde l’identità di Enzo Rosiello, un giovane cantante napoletano che si dedica prevalentemente al rap e che ha trasformato la musica in un elemento di autoanalisi e non solo.
Ma scopriamo un po’ di più su questo giovane cantante!

L’intervista a Nabiin

Come mai la scelta di Nabiin come nome d’arte?
«Nabiin significa profeta in arabo ed essendo molto credente, ho scelto questo nome perché fare musica per me significa aiutare, professare».

Come ti sei avvicinato al mondo della musica e quando hai iniziato a scrivere?
«Mi sono avvicinato al mondo della musica grazie a mio padre che considero la mia più grande fonte di ispirazione. È grazie a lui che ho conosciuto cantanti, come 50cent, che in un primo momento consideravo sconosciuti ma che in seguito mi hanno incuriosito tanto da farmi avvicinare al mondo della musica.
La scelta di scrivere invece è arrivata più tardi, all’età di circa 14 anni. In un primo momento ho provato a scrivere canzoni per gioco, ma avvicinandomi sempre più al mondo della musica, e ascoltando in particolare Eminem, in me è nata l’idea di poter rendere quel gioco e quella passione qualcosa di più serio».

Il primo pezzo di Nabiin si intitola Parole strane per la nazione ed è nato in seguito alla necessità dell’arista di denunciare la situazione di tutte quelle persone che non rappresentano altro che parole strane per uno Stato che le trascura, lasciandole in balia di un futuro incerto. Ma il primo vero progetto registrato in studio è stato Giorni di un tempo passato. Si tratta di un mixtape da poche tracce che si può considerare come una sorta di “prequel di quello che verrà”.

Solitamente per chi scrivi?
«Solitamente scrivo per me stesso e per le persone a me più care tra cui la mia famiglia, i miei amici e la mia ragazza. In questo modo però credo di rendere la mia realtà un mondo in cui l’ascoltatore puó facilmente immedesimarsi, senza mai tralasciare la nota introspettiva che fa della mia musica il racconto della mia persona. Quello che mi spinge a scrivere per me stesso è la necessità di avere un dialogo tra me e me e mettere su carta delle verità apparentemente nascoste».

Tra le canzoni di Nabiin ci sono però due dediche speciali, di cui l’artista ci ha parlato a fondo.
• La prima è No Name: «La canzone è stata realizzata per una persona a me abbastanza cara, il fidanzato di mia cugina che alla sola età di 21 anni è deceduto a causa di un incidente. Il motivo per cui ho deciso di incidere questo pezzo è per rendere immortale la sua persona, per rendere il suo ricordo qualcosa di eterno attraverso la musica».
• L’altra è Amò: «La canzone è stata scritta in un periodo di crisi tra me e la mia fidanzata. Dopo essermi assentato dalla sua vita, attraverso questo pezzo volevo lasciarle lo spazio necessario per riflettere, ma con la consapevolezza che dall’altra parte ci sarei sempre stato io ad aspettarla».

Nabiin è solo un giovane ragazzo con tanta voglia di crescere, scoprirsi e raccontarsi. Il suo obiettivo non è raggiungere la fama piuttosto quello di scrivere per se stesso e rendere la sua persona immortale attraverso la musica. Ed è proprio questa nota introspettiva a prevalere nei suoi pezzi e nel suo prossimo mixtape a cui sta ancora lavorando.

Fonte immagine: Spotify

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