Storia di Pino Daniele: vita e carriera musicale

Storia di Pino Daniele: vita e carriera musicale

Il cantautore italiano Pino Daniele, con le sue canzoni e la sua storia, ha affascinato tutto il mondo. Considerato uno dei più grandi innovatori della musica italiana, ha saputo creare un suono unico, fondendo la tradizione melodica napoletana con il blues, il jazz e il rock. Scopriamo insieme la sua carriera musicale.

Biografia di Pino Daniele: le origini

Giuseppe Daniele nasce a Napoli il 19 marzo 1955, primo di sei figli di un’umile famiglia di lavoratori portuali. La storia di Pino Daniele fu molto travagliata; viveva in povere condizioni ed è per questo che andò ad abitare da due zie acquisite, che lo ospitarono per offrirgli una vita decorosa. Già dalle scuole elementari, si distingueva per la cura di sé e per la passione per la musica. Frequentò l’istituto Armando Diaz di Napoli dove si diplomò in ragioneria e, per coltivare la sua passione, iniziò a studiare chitarra da autodidatta.

Canzoni e album fondamentali

Le canzoni iconiche Gli album imperdibili
Napul’è Terra Mia (1977)
Je so’ pazzo Pino Daniele (1979)
A me me piace ‘o blues Nero a metà (1980)
Yes I Know My Way Vai mo’ (1981)
Anna verrà Mascalzone latino (1989)
Quando Un uomo in blues (1991)

La carriera musicale: gli anni ’70 e il Neapolitan Power

Il primo esordio di Pino Daniele avvenne nel complesso New Jet. Successivamente fece esperienze come compositore presso i Batracomiomachia insieme a tanti altri musicisti, tra cui il grande Enzo Avitabile. Dal 1975 inizia la sua carriera come session man e chitarrista. Il 1976 fu l’anno della maturazione artistica, entrando a far parte del gruppo Napoli Centrale in qualità di bassista, dove spicca il nome del sassofonista James Senese. Nello stesso anno ebbe l’appoggio di Claudio Poggi, produttore della EMI che, dopo aver ascoltato una cassetta provino, decise di seguirlo e fargli incidere un 45 giri con i brani Che calore e Fortunato.

Nel 1977 pubblicò l’album Terra Mia, che comprende brani che rappresentano il suo legame con la tradizione partenopea. Canzoni come Na tazzulella ‘e café e soprattutto Napul è (composta a soli 18 anni) ottennero un successo immediato. La storia musicale degli anni ’70 si conclude con l’album omonimo Pino Daniele (1979), in cui l’artista si discosta dalla musica partenopea per abbracciare il blues. Da qui provengono grandi classici come Je so pazzo e Je sto vicino a te.

Gli anni ’80: la consacrazione internazionale

La storia musicale degli anni ’80 inizia il 27 giugno 1980, aprendo il concerto di Bob Marley a San Siro. Nello stesso anno pubblicò Nero a metà, dedicato a Mario Musella, in cui spicca il sound latin blues. Nel 1981 tenne un grande concerto a Piazza del Plebiscito con Tullio De Piscopo, Joe Amoruso, Rino Zurzolo, Tony Esposito e James Senese. Con l’album Vai Mo’ (1981) si affermò il Neapolitan Power, un mix di blues, jazz, funk e rock. Negli anni successivi collabora con artisti di fama mondiale come Wayne Shorter e Alphonso Johnson (nell’album Bella ‘Mbriana), apre i concerti di Carlos Santana e Bob Dylan e pubblica album di rottura come Bonne soirée (1987). La decade si chiude con Mascalzone latino (1989), dai toni acustici, che contiene la celebre Anna verrà, dedicata ad Anna Magnani.

Gli anni ’90: le collaborazioni e il successo pop

Dopo una pausa per problemi di salute, nel 1991 pubblicò Un uomo in blues, con brani iconici come O scarrafone, e Sotto ‘o sole, che contiene Quando e O ssaje comme fa ‘o core, scritte con il suo amico fraterno Massimo Troisi. La loro collaborazione fu profonda: Pino Daniele scrisse le musiche per i film di Troisi Ricomincio da tre e Le vie del Signore sono finite. Nel 1993 pubblicò Che Dio ti benedica, ultima collaborazione con l’attore. Nello stesso anno collabora con Vasco Rossi e l’anno successivo partecipa a una storica tournée con Eros Ramazzotti e Jovanotti. Il successo commerciale esplode con gli album Non calpestare i fiori nel deserto (1995) e Dimmi cosa succede sulla terra (1997), in cui abbraccia un pop raffinato con influenze nordafricane, vincendo il Festivalbar e ottenendo dieci dischi di platino.

Gli anni 2000-2010: la maturità artistica e la scomparsa

Negli anni Duemila si fecero avanti le tradizioni nordafricane nell’album Medina (2001). Nel 2008 si riunisce con gli amici del Neapolitan Power per il progetto Ricomincio da trenta, per celebrare i 30 anni di carriera e ricordare Troisi. Seguono tour internazionali, la partecipazione al Crossroads Guitar Festival di Eric Clapton nel 2010 e la pubblicazione di altri album come Boogie Boogie Man (2010) e La Grande Madre (2012). Nel 2014 annuncia il tour in cui esegue per intero l’album Nero a metà. La sua ultima esibizione è a Courmayeur, partecipando al programma L’anno che verrà.

La carriera del grande artista si conclude con la sua morte il 4 gennaio 2015, a seguito di un infarto dovuto a problemi cardiaci pregressi. La sua scomparsa sconvolse il mondo della musica e in particolare Napoli, che lo omaggiò con un tributo in Piazza del Plebiscito. I funerali si svolsero prima a Roma e poi a Napoli, con una cerimonia che vide la partecipazione di circa 100.000 persone. La sua eredità continua a vivere, come dimostra la pubblicazione del singolo inedito Resta quel che resta nel 2018.

Articolo aggiornato il: 02/09/2025

Fonte immagine: Wikipedia

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