Il dialetto, in relazione al quadro generale dell’area linguistica italiana, alla derivazione dal latino, ai rapporti storici con l’italiano e con le altre varietà locali, sarà il tema del primo corso online gratuito, aperto a tutti, studenti umanistici e non, dal titolo “Dialettologia italiana: il napoletano e le altre varietà”, promosso dall’Università degli studi di Napoli “Federico II”, con particolare riguardo ai dialetti campani.
È stato lo stesso Ateneo federiciano, in occasione della Giornata Nazionale del Dialetto e delle lingue locali ricorrente martedì 17 gennaio, ad annunciare l’apertura di tale progetto che pone ulteriormente in evidenza l’importanza storico-linguistica del dialetto, quale vero e proprio sistema linguistico autonomo, specchio dell’identità culturale dei parlanti.
Il corso sarà disponibile in rete dai primi giorni di marzo, ospitato dalla piattaforma Federica.eu, l’innovativo Centro d’Ateneo per la diffusione della didattica multimediale, liberamente accessibile, dove è già possibile visionare l’anteprima, presentata da Nicola De Blasi, docente federiciano di Linguistica italiana, e dal collega Francesco Montuori, docente di Storia della lingua italiana, che cureranno il seminario.
Presentazione e struttura del primo corso online di Dialettologia
Fra le nazioni europee, l’Italia gode il privilegio di essere il paese più frazionato nei suoi dialetti: il progetto, dunque, oltre ad illustrare temi, nozioni e problemi della Dialettologia italiana, considerata in prospettiva geografico-sincronica e in prospettiva diacronica, terrà conto in modo particolare della storia del Napoletano e smentirà, inoltre, i diffusi luoghi comuni che intendono erroneamente la parola “dialetto” come dispregiativa e il napoletano come espressione del volgo non acculturato.
«Il corso – come illustra il professore De Blasi – si articolerà in trenta lezioni gratuite e aperte a tutti, studenti e appassionati, e introdurrà gli interessati a una disciplina che incuriosisce molto, non senza effetti collaterali, come il radicamento di convinzioni immotivate che, affidate alla rete, fanno il giro del mondo. Un esempio è la stessa nozione di dialetto, che alcuni ritengono offensiva quando attribuita al Napoletano: ma dialetto significa lingua, identifica un sistema linguistico con una sua struttura autonoma localmente caratterizzata, non è un termine degradante. Un altro tema che approfondiremo – prosegue lo studioso – sarà il numero di dialetti presenti in Italia meridionale, in teoria uno per ogni paese, tutti simili tra loro, “cugini” con aspetti condivisi ma ugualmente differenti. A riguardo, on line circola da tempo la convinzione che in tutta l’area linguistica meridionale viva una sola lingua, il Napoletano. Un equivoco incoraggiato dal sito dell’Unesco, che sostituisce con un semplicistico e singolare “Italiano del Sud”, lingua inesistente assimilata al Napoletano, il plurale “dialetti meridionali” da sempre adottato dagli esperti».
Il corso di Dialettologia prenderà avvio da un testo che godette di un’ampia fortuna editoriale nel corso del Cinquecento, lo Spicilegium del grammatico e retore partenopeo Lucio Giovanni Scoppa, fondatore a Napoli della prima scuola pubblica e laica: si tratta di una “spigolatura”, ovvero di una raccolta di brani scelti, che offrirà la possibilità di recuperare svariati lemmi di uso quotidiano e domestico, fondamentali per la ricostruzione della lessicografia.
Tra le scoperte, curioso è il termine “picciotto”, attribuito al siciliano e in voga nell’Italia postunitaria per designare i sostenitori garibaldini, ma in realtà presente già secoli prima in area campana con il significato di “piccolo”. Si analizzerà, inoltre, come il lessico sia stato influenzato e contaminato dalle dominazioni straniere, in particolare francese, araba e spagnola: la discussione di come esse abbiano concorso in modo determinante alla creazione del Napoletano e degli altri dialetti campani, costituirà un’altra importante tappa del seminario.
Altre iniziative promosse dal corso di Dialettologia
Un proposito senza dubbio notevole – tuttavia, in assenza di finanziamenti mirati, al momento teorico – è quello di compilare un “Dizionario Etimologico Storico del Napoletano”, esteso dal Trecento ad oggi; imminente e concreta, al contrario, sarà la pubblicazione del volume “Le parole del dialetto. Per una storia della lessicografia napoletana”, curato dai due docenti già citati, ideatori del corso di Dialettologia, in uscita in primavera per Cesati.
Il progetto culturale complessivo verterà, insomma, non solo sulla specificità di un dialetto dalla storia antichissima e dal notevole patrimonio narrativo e musicale, ma anche sulla globalità di uno strumento linguistico che costituisce il nostro spazio di immediatezza e il collante che lega ciascuno di noi alle proprie radici, da custodire soprattutto oggi che le modalità comunicative vanno sempre più uniformandosi.