Fango, gli Squallor a tutto tondo: la mostra di Scuotto e Itto al Tin

Fango, gli Squallor a tutto tondo di Salvatore Scuotto e Nicoletta Itto al Tin

L’inaugurazione di Fango, gli Squallor a tutto tondo

Nel corso del pomeriggio dello scorso sabato, alle 18,00 del 12 Ottobre 2024, si è svolto il vernissage della mostra allestita dall’associazione Paleocontemporanea in partnership con l’Accademia di Belle Arti di Napoli e con il Tin (Teatro Instabile Napoli), intitolata: «Fango, gli Squallor a tutto tondo» di Salvatore Scuotto e Nicoletta Itto, curata dal critico d’arte, Pasquale Rocco. L’iniziativa si pregia inoltre del Patrocinio del Comune di Napoli.

La storia di Fango, gli Squallor a tutto tondo

L’iter dell’esposizione elogia la band napoletana emersa negli anni’70, gli Squallor, all’interno dei differenti canali creativi utilizzati da questi ultimi, passando da quello cinematografico e visivo, per poi giungere a quello musicale, letterario e infine teatrale. 

In merito alla rassegna suddetta, lo scultore Salvatore Scuotto afferma: «”Fango” – è la parola giusta per titolare la mostra, perché in essa c’è quell’ambiguità che non esclude la speranza. “Dal letame nascono i fiori”, cantava De Andrè – tra l’altro anche lui bersagliato dall’ironia degli Squallor – e il concetto resta inoppugnabile. Fango è parola perentoria, come lo erano i titoli degli album del gruppo che lasciavano intuire sempre altri significati. Il nostro approccio, mio e di Nicoletta Itto, è in tono con loro mondo divertente e sfrontato. Le sculture sono eclettiche, ironiche, provocatorie e a tratti sfacciate. Gli stili si alternano e le citazioni sono molteplici. Le tecniche utilizzate sono le più disparate, dal colombino alla cottura raku, al policromo a freddo fino alle smaltature a fuoco. Abbiamo dato fondo a tutta la nostra attitudine artigianale. Così, come negli album degli Squallor, questa esposizione di sculture offrirà al pubblico un “vasto repertorio”».

Il critico e storico d’arte, Pasquale Ruocco, commenta invece l’esposizione nel modo seguente: «Così prendono forma le immagini realizzate partendo dalle copertine degli LP degli Squallor – molte delle quali ideate dall’autorevole Luciano Tallarini. Penso al cavallo a dondolo apparso su Troia, il primo album inciso dagli Squallor, qui riprodotto con la tecnica del raku, realizzato con la collaborazione con il ceramista Filippo Felaco; all’articolato tavolo da biliardo, la cui esecuzione ha visto il coinvolgimento della Marem, specializzata nella manutenzione di imbarcazioni e Mutando, uno dei lavori più complessi di Tallarini, qui diventa una donna bionica ispirata alle pin-up robotiche dell’illustratore giapponese Hajime Soroyama e alle sculture post-human di Matthew Barney (…).

Nel luglio del 1971 Alfredo Cerruti, Totó Savio, Daniele Pace, Giancarlo Bigazzi e, pur se per brevissimo tempo, Elio Gariboldi, diedero vita alla band più irriverente, eversiva ed esilarante della musica italiana: gli Squallor. In circa vent’anni di carriera divennero, tra mito e leggenda, un prodotto di massa di incredibile successo, nonostante fossero, in particolare per il ricorso ad un linguaggio non proprio convenzionale, un fenomeno sotterraneo, clandestino, fortemente ostacolato, tuttavia ascoltato da moltissimi nel segreto delle proprie stanze o automobili, complice la diffusione delle autoradio, delle radio libere e delle cassette pirata; sintomo di un profondo desiderio di libertà, anche espressiva, in una Italia post sessantottina dall’inquieto orizzonte. Una rock band che del nonsense, del turpiloquio e della satira fece i propri cavalli di battaglia, demolendo ogni limite linguistico posto alla canzone italiana, e non solo, pur muovendosi, più o meno consapevolmente, in una lunga tradizione letteraria che dall’antichità raggiunge i nostri tempi».

Il vernissage della mostra di Fango, gli Squallor a tutto tondo

L’esposizione è stata inaugurata con la originale e divertente performance teatrale di Gianni Sallustro scritta dal giornalista Carmine Aymonecon Tommaso Sepe, Stefania Vella, Alessandro Cariello, Emanuela Guarino, Noemi Iovino, Carlo Paolo Sepe. Costumi di Rosa Ferrara, aiuto regia Maria Crispo e consulenza artistica di Marcello Radano.

A seguire gli interventi di Gianna Albini Bigazzi, Giovanni Bigazzi, Attilio Pace, Ciro Castaldo. Insieme a questi ultimi, erano presenti anche: Giuseppe Gaeta, direttore dell’Accademia di Belle Arti Napoli, Pasquale Napolitano, docente di Digital Video Accademia di Belle Arti Napoli, Ciro Castaldo, docente e autore del libro “FANGO, gli Squallor a tutto tondoEdizioni Melagrana, Pasquale Ruocco, critico d’arte. Ad aprire i battenti della mostra al pubblico ci ha subito pensato una performance musicale curata da Salvio Vassallo e Valentina Gaudini.

A condurre una interessante retrospettiva sull’atipico gruppo musicale napoletano e sugli anni ’70 e a dare voce ai vari ospiti presenti è intervenuta la brava Roberta D’Agostino, in vesti, oltre che in qualità di madrina della serata, anche come addetto ufficio stampa del Tin.

Il direttore artistico del Teatro Instabile di Napoli, sede della mostra in questione, Gianni Sallustro, aggiunge poi: «Gli Squallor sono ancora molto amati dai napoletani. (…). Abbiamo aperto la mostra con uno spettacolo fatto da attori che hanno ristudiato gli Squallor e si sono divertiti. Tutti, in particolare, hanno riscoperto la loro attualità». Aymone dichiara: «Loro erano gli dèi del nonsense. Anarchici, liberi, geni. Erano quattro insider della discografia italiana che di giorno scrivevano per Ranieri, Tom Jones e di sera si divertivano a urlare, a gridare, ad attaccare tutti».

Il curatore della esposizione, Ruocco, riferisce in seguito: «La mostra nasce circa un anno e mezzo fa. Salvatore Scuotto, l’artista – mi chiama per parlarmi di questo progetto polifonico al quale poi si sono aggiunte varie altre persone. Il T.i.n. è stata veramente la ciliegina sulla torta, la perfetta cornice per ospitare questo omaggio agli Squallor. Un tragitto, quello immaginato dagli artisti, che, se da un lato appare come un percorso iniziatico nello sconcio immaginario degli Squallor, dall’altro costituisce l’occasione per tanti ascoltatori di contrabbando di venir fuori. Così prendono forma le immagini, realizzate partendo dalle copertine degli LP degli Squallor, molte delle quali ideate dall’autorevole Luciano Tallarini».

Insomma, questa mostra rappresenta di sicuro un’occasione per festeggiare il carismatico e ormai famigerato e iconico gruppo di intellettuali partenopei scalmanati e irriverenti, che proseguirà per ben dodici giorni.

Info mostra: al Tin Teatro Instabile Napoli, sito in Vico del Fico al Purgatorio 38, visitabile dal 12 al 24 ottobre. Ingresso € 3.00 (tranne il giorno 12 e 13 ottobre in cui l’ingresso è gratuito). Lun-sab: 10.00-12.30/ 15.30-18.00. Domenica: 10.00-12.30.

Fonte immagine Ufficio stampa TIN  

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A proposito di Clelia Moscariello

Clelia Moscariello nasce il 13 aprile nel 1981 a Napoli. Nel 1999 consegue la maturità presso il Liceo Classico Vittorio Emanuele II della stessa città e nel 2008 ottiene la Laurea in Scienze della Comunicazione con il massimo dei voti: 110/110 con lode. Appassionata di musica, cinema, moda, estetica e scrittura creativa, nel 2008 ottiene il diploma di consulente letterario e redattrice di case editrici da qui lavorerà fino a diventare giornalista pubblicista e collabora con le testate Periodico italiano magazine (www.periodicoitalianomagazine.it), Laici (Laici.it), “Il Giornale del ricordo” (www.ilgiornaledelricordo.it), “Il quotidiano nazionale indipendente L’Italiano news” ( https://www.litalianonews.it/), “Pink magazine Italia”, (https://pinkmagazineitalia.it/), "Eroica Fenice" (https://www.eroicafenice.com/)“Leggere: tutti”" (https://leggeretutti.eu/) ed il blog “Border Liber” (https://www.borderliber.it/) . Nel 2010 pubblica con Davide Zedda La Riflessione la prima silloge di poesie e racconti intitolata “L’ultima notte da falena”. Nel 2017 esce la sua seconda raccolta di poesie intitolata “Questa primavera” per Irda Edizioni. A luglio 2018 esce la raccolta di ballate, “Battiti”, per le Mezzelane Casa Editrice. A novembre 2021 esce la sua nuova raccolta di ballate e racconti, intitolata “Io non amo le rose”, pubblicata dalla “Pav Edizioni”. Attualmente, oltre al suo lavoro di giornalista, Clelia Moscariello collabora con diverse agenzie pubblicitarie ed editoriali come copywriter, tra le quali la DotGhost. Dal 2018 si dedica come autrice, blogger e come social manager alla sua pagina social “Psico Baci” riguardante le citazioni letterarie e la fotografia d’autore e al blog ad essa collegato: https://frasifamose.online/. È recente il suo esordio come conduttrice radiofonica presso diverse web radio, tra le quali “Radioattiva” ed “Extraradio”. Di recente, infine, ha conseguito una certificazione di recente in web marketing ed in social media marketing presso la scuola di Milano Digital Coach e collabora con il progetto “Amori.4.0” nel team di professionisti come giornalista e scrittrice, specializzata nelle tematiche di consapevolezza ed empowerment femminile, di mainstreaming di genere, di abbattimento degli stereotipi riguardanti l’educazione e di sensibilizzazione culturale relativa all’essere donna.

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