I bronzi di San Casciano: in mostra al MANN dal 16 febbraio

I bronzi di San Casciano: in mostra al MANN dal 16 febbraio

I bronzi di San Casciano finalmente in mostra al Museo Archeologico di Napoli con nuovi straordinari reperti

Dopo il successo al Palazzo del Quirinale, la mostra Gli dèi ritornano. I bronzi di San Casciano fa tappa al Mann di Napoli con un nuovo suggestivo allestimento progettato da Guglielmo Malizia e Chiara Bonanni, arricchito di reperti inediti. La mostra sarà visitabile fino al 30 giugno 2024.

Organizzata dalla Direzione generale Musei del MiC, la mostra Gli dèi ritornano. I bronzi di San Casciano  (a cura del Direttore generale Musei del MiC, Massimo Osanna e dell’etruscologo Jacopo Tabolli, Coordinatore scientifico dello scavo, dell’ Università per Stranieri di Siena) è il risultato della collaborazione tra una pluralità di istituzioni preposte alla ricerca, alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio: gli  scavi archeologici del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni sono in concessione al Comune di San Casciano dei Bagni dalla Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio del MiC, con la tutela della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le Province di Siena, Grosseto e Arezzo. Il coordinamento scientifico è dell’Università per Stranieri di Siena, mentre i restauri sono avvenuti con il supporto dell’Istituto Centrale del Restauro.

I bronzi di San Casciano: il percorso espositivo al Mann

Lungo il percorso espositivo, allestito nei nuovi spazi espositivi del Mann, possiamo trovare oltre venti statue, statuette, migliaia di monete in bronzo ed ex-voto anatomici datati tra il II sec. a. C e I sec. d.C. e provenienti dal santuario termale etrusco romano, che sorgeva nell’attuale area del Bagno Grande delle Terme di San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena, ed edificato attorno ad una vasca in blocchi di travertino  etrusca, che non solo raccoglieva l’acqua della sorgente termo-minerale, ma fu anche il luogo prescelto per il seppellimento delle offerte votive, dal III secolo a.C. fino al IV secolo d.C..

Un tesoro inestimabile, un edificio destinato ad essere dimenticato per sempre, dato che a seguito del terremoto del 1575, proprio qui, sulle rovine del santuario etrusco romano, i Medici fecero costruire una piscina termale e un portico.

Durante i fortunati scavi effettuati tra il 2022 e il 2023, i reperti rinvenuti in uno straordinario stato conservativo, protetti dall’acqua e dal fango termale, propongono allo spettatore un viaggio affascinante ed emozionante attraverso i secoli in un territorio, la valle di San Casciano, dominato da oltre quaranta sorgenti calde: la narrazione di una storia di devozione, di culti e riti in luoghi sacri, frequentati da Etruschi e Romani, dove l’acqua termale era usata anche a fini terapeutici.

I bronzi di San Casciano: i reperti inediti

Tra i reperti mai esposti al pubblico spicca l’affascinante statua femminile in bronzo di una devota orante, datata alla metà del II secolo a.C., rinvenuta nell’insieme di offerte all’interno della vasca sacra. La donna indossa un chitone e un mantello, con il suo viso incorniciato da una chioma finemente pettinata e da lunghe ed eleganti trecce avvolte che cadono sul petto.

Il secondo reperto inedito è la base di un donario in travertino, che eccezionalmente presenta un’iscrizione bilingue. La metà destra è redatta in etrusco, con lettura da destra a sinistra, mentre la metà sinistra è in latino, con una lettura da sinistra a destra: «[f]lere havens – [fon]s caldus», che si può tradurre con:«(Io sono il) Nume della Fonte – (Io sono il) Fonte Caldo». A parlare è la divinità stessa, la Fonte sacra, che dobbiamo immaginare rappresentata al di sopra della base del donario. Si tratta di un documento eccezionale dell’uso pubblico dell’etrusco ancora all’inizio dell’età augustea. La divinità, che sta parlando nelle due lingue, ben rappresenta l’esistenza di destinatari diversi fra le comunità accolte dal santuario e di conseguenza l’esigenza di poter essere compresi da tutti.

Tra i bronzi di San Casciano inediti di piccole dimensioni, sempre riconducibili alle pratiche religiose e rituali di questo luogo di cura termale, spiccano invece un rene in versione miniaturistica, che può essere inserito nel gruppo degli ex-voto anatomici, e un pendente a forma di pesciolino in cristallo di rocca, datato ai primi decenni del I sec. a.C. e rinvenuto presso la sorgente di acqua fredda esterna al tempio, dentro un focolare, in associazione con una lama di coltello in ferro.

Il cristallo di rocca era ritenuto nell’antichità portatore di numerose proprietà benefiche e mediche, oltre ad essere usato come lente ustoria per curare le ferite. Inoltre, essendo interpretato come ghiaccio pietrificato, era reputato utile a preservare il sonno dei defunti e a ritardare il disfacimento del corpo.

Altre opere in mostra assolutamente da non perdere

Tra le altre opere esposte in mostra che suggeriamo di non perdere abbiamo: l’elegante statua in bronzo di Apollo in atto di scagliare una freccia, risalente al 100 a.C. e proveniente dalla vasca sacra del Bagno Grande, alcune raffigurazioni di offerenti, come il personaggio togato databile al I secolo a.C., che presenta molte affinità con il celebre Arringatore conservato al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, e la statua maschile di un giovane malato, rappresentato nudo e in posizione orante, con dedica in latino a Fons, la Fonte. Abbiamo anche I votivi anatomici, che riproducono parti del corpo umano, fra cui un orecchio in bronzo con la dedica alla Fortuna primigenia, divinità che tutelava la sorgente fin dalla fase più antica, e una una sottile sgorbia, uno strumento chirurgico affiancato da due eccezionali placche, unici esempi esistenti in bronzo, con raffigurazioni a rilievo di poliviscerali in tronchi umani aperti con taglio e le monete romane offerte in età imperiale.

Infine abbiamo il fulmine in bronzo, deposto insieme a una freccia in selce all’interno di uno strato di tegole e coppi, che evoca il fulgur conditum, il rito del fulmine sepolto, in base al quale tutto ciò che all’interno di un tempio o di un santuario veniva colpito da un fulmine doveva essere sepolto, così come il fulmine stesso. Tale strato di laterizi sigillò l’antica vasca etrusca, aprendo la strada alla monumentalizzazione del santuario in età romana, durante il regno dell’imperatore Tiberio, nel I secolo d.C..

L’inaugurazione della mostra

L’inaugurazione della mostra nella quale troviamo i bronzi di San Casciano ha avuto luogo, venerdì, 16 febbraio, alla presenza di Gennaro Sangiuliano, (Ministro della Cultura),  Massimo Osanna (Direttore Generale musei italiani), Luigi La Rocca (Direttore Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del MiC), Agnese Carletti (sindaca di San Casciano) e Jacopo Tabolli (coordinatore scientifico dello scavo – Università per Stranieri di Siena). 

«Oggi si realizza un matrimonio felice» ha affermato il ministro Sangiuliano «quello tra uno dei più importanti musei archeologici del mondo, il Mann e uno dei ritrovamenti archeologici più importanti al mondo, dopo i bronzi di Riace».

«Abbiamo già proceduto all’acquisto di un palazzo cinquecentesco nel centro storico di San Casciano» aggiunge il ministro «e ciò renderà possibile l’apertura di un museo che diventerà la nuova casa di questi reperti».

Il progetto rientra in un più vasto programma strategico, delineato nell’Accordo triennale per la valorizzazione e promozione del patrimonio archeologico di San Casciano dei Bagni, che prevede in futuro la sistemazione dei reperti nel nuovo Museo e anche la costituzione di un Parco Archeologico-Termale e di un Hub internazionale di ricerca. 

«Il racconto dello scavo del santuario, che fu etrusco prima e romano poi, si snoda nelle nuove sale espositive come un viaggio nel paesaggio delle acque sacre che è al contempo un viaggio nella ricerca. Il percorso dei Bronzi di San Casciano dei Bagni è infatti il frutto della collaborazione tra Musei italiani, Università, enti locali in cui si mette in atto quella valorizzazione immediata dei risultati degli studi in corso che dovrebbe essere il fine ultimo di tutti i progetti di archeologia» ha commentato il Direttore generale Musei del MiC, Massimo Osanna.

Per ulteriori approfondimenti sulla mostra si consiglia il catalogo Gli dèi ritornano. I bronzi di San Casciano, a cura di Treccani.

Fonte immagine in evidenza: ufficio stampa

Altre foto delle opere in mostra: archivio personale

 

A proposito di Martina Coppola

Appassionata fin da piccola di arte e cultura; le ritiene tuttora essenziali per la sua formazione personale e professionale, oltre che l'unica strada percorribile per salvare la società dall'individualismo e dall'omologazione.

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