San Casciano dei Bagni: riemergono bronzi romani

San Casciano dei bagni

È recentemente riemerso, all’interno dello scavo archeologico di San Casciano dei Bagni, uno straordinario deposito di bronzi di età etrusca e romana.

Posto al limite sud-orientale della provincia di Siena, nel cuore dell’ager clusinus, San Casciano dei Bagni è parte del circuito dei borghi più belli d’Italia e si fregia del marchio di qualità turistico-ambientale Bandiera arancione conferito dal Touring Club Italiano. La sua storia è strettamente connessa a quella della città di Chiusi, uno dei principali centri della dodecapoli etrusca nell’avanzato VI a.C., esercitante un ruolo di prestigio grazie alla sua posizione strategica lungo un’importantissima arteria commerciale che collegava il Tevere al Valdarno e dominante un vasto agro, comprendente i territori della Valdichiana e della Val d’Orcia.

La natura del rinvenimento dei pregevoli bronzi testimonia il ruolo del sito di San Casciano dei Bagni, legato essenzialmente alla presenza e ricchezza di sorgenti termali: infatti, gli scavi archeologici, che hanno restituito i resti di un santuario termale e di una necropoli di epoca etrusco-romana, hanno consentito di far riemergere, nel novembre 2022, un deposito votivo composto da ventiquattro statue in bronzo ben conservate, che vanno a sommarsi ai numerosi reperti rinvenuti negli scavi archeologici del 2004 e del 2007. Tutti i ritrovamenti, databili tra il II secolo a.C. ed il IV secolo d.C., sono conservati nelle Stanze Cassianesi, un allestimento museale ubicato all’interno del palazzo comunale, mentre i recenti finanziamenti del MiC consentiranno la creazione di un nuovo museo per ospitare i bronzi da poco riemersi.

Un po’ di storia del sito termale

Secondo le fonti antiche, i cosiddetti “bagni chiusini” citati da Virgilio sarebbero stati creati su iniziativa del lucumone etrusco Porsenna, re di Chiusi, molto apprezzati e frequentati anche dai Romani, perfino dallo stesso imperatore Augusto. La presenza di un santuario nella zona del Bagno Grande parrebbe risalire all’età ellenistica; successivamente intorno al I secolo a.C., il territorio dell’ager clusinus conobbe un processo di progressiva romanizzazione, che incentivò la rinascita dei santuari termali etruschi, attivi fino al V secolo d.C.

La vivacità economica e il prestigio dell’area sono confermate anche dalla precoce penetrazione del Cristianesimo, giacché sembrerebbe ascriversi già al IV-V secolo la presenza della pieve paleocristiana di S. Maria “ad Balnea” oggi scomparsa, nei pressi del suburbium.

Dopo una fase di declino in seguito alla fine dell’Impero romano, la ripresa del termalismo italiano nel XIII secolo ebbe esiti anche a San Casciano, con il consolidamento delle sue strutture termali e il costante afflusso di nobili, ambasciatori, cardinali e vescovi da tutta Europa fino al XVIII secolo, grazie anche alla vicinanza della Via Francigena, l’importante arteria di collegamento tra l’Europa, il nord Italia e Roma.

I bronzi di San Casciano: il rinvenimento più grande mai emerso in Italia

I più risalenti ritrovamenti sancascianesi di beni archeologici si datano al 1585, quando nell’area della fonte di Doccia della Testa fu rinvenuta una copia dell’Afrodite accovacciata e una dedica a Esculapio e Igea, divinità legate alla medicina, alla buona salute e al risanamento. Nei secoli successivi numerosi sono stati i rinvenimenti di tombe etrusco-romane, santuari legati all’uso terapeutico delle sorgenti idrotermali, altari, mosaici, monete, oggetti medici, dediche ad Apollo – parimenti legato alla sfera salutifera – ed ex voto costituiti da riproduzioni in bronzo di arti ed organi. Esplorazioni geofisiche e scavi più sistematici sono stati intrapresi nel 2019 dal Ministero della Cultura e dal comune toscano con il coordinamento del prof. Jacopo Tabolli dell’Università per Stranieri di Siena ed hanno condotto all’eccezionale rinvenimento dei sopracitati bronzi in perfetto stato di conservazione, raffiguranti Apollo, un giovane efebo, Igea e altre divinità, matrone, fanciulli o imperatori, unitamente a ex voto e monete.

«È la scoperta più importante dai Bronzi di Riace e certamente uno dei ritrovamenti di bronzi più significativi mai avvenuti nella storia del Mediterraneo antico», ha dichiarato il Direttore Generale Musei, Massimo Osanna; in effetti, questi straordinari reperti costituiscono il più grande deposito di bronzi di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica e uno dei più notevoli dell’area mediterranea, giacché fino a questo momento di questa epoca erano note in prevalenza statue in terracotta.

«L’Italia può godere di una stratificazione di epoche e di grandi civiltà che si sono succedute nella penisola e queste testimonianze ci danno il senso immanente di tutto ciò», ha commentato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, recatosi a Grosseto presso il laboratorio dell’Istituto Centrale del Restauro, dove sono in corso le attività di studio e i primi interventi sui bronzi. «Lo studio e la valorizzazione di questo tesoro sarà un’ulteriore occasione per il rilancio di territori meno noti al turismo internazionale». Stupore nel fango, dunque, per questo sito già noto alle fonti antiche, che continua a restituire sul piano antropologico un nesso culturale suggestivo e fondamentale tra Etruschi e Romani. 

[Immagine in evidenza tratta da gonews]

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A proposito di Adele Migliozzi

Laureata in Filologia, letterature e civiltà del mondo antico, coltivo una grande passione per la scrittura e la comunicazione. Vivo in provincia di Caserta e sono annodata al mio paesello da un profondo legame, dedicandomi con un gruppo di amici alla ricerca, analisi e tutela degli antichi testi dialettali della tradizione locale.

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