Con la tappa di Sant’Andrea di Conza, il tour irpino di presentazione del libro “Quando il mondo dorme”, di Francesca Albanese, relatrice speciale Onu sui territori palestinesi occupati, si chiude ufficialmente.
Francesca Albanese torna a parlare di Palestina, e lo fa nuovamente nella sua terra d’origine, l’Irpinia. Infatti, prima di Sant’Andrea di Conza, Albanese aveva già portato il suo racconto da esperto tecnico su quello che accade a Gaza e in Cisgiordania ad Avellino, Frigento, Gesualdo e nel suo paese natale, Ariano Irpino.
Con quest’ultimo evento, che ha registrato una partecipazione massiccia, conclude la sua campagna di sensibilizzazione in Irpinia, con enorme gratitudine per l’accoglienza ricevuta, ma soprattutto con la richiesta che la comunità locale si attivi in maniera concreta, affinché il suo esempio possa riecheggiare nelle battaglie dell’intero territorio e non solo.
Noi di Eroica Fenice eravamo presenti a Sant’Andrea di Conza per documentare l’incontro conclusivo e raccontarvi cos’è successo.
Francesca Albanese, una figura fortemente osteggiata dal potere
La relatrice speciale ONU sui territori palestinesi occupati è una voce che si esprime senza mezzi termini, che documenta le violazioni dei diritti umani e gli abusi di chi lucra sulla condizione dei palestinesi, che parla apertamente di genocidio, che assume una posizione netta nei confronti delle azioni israeliane realizzate in spregio al diritto internazionale. Tutto questo le è valso l’etichetta di “personalità divisiva”, accuse diffamatorie e persino scandalose sanzioni da parte degli Stati Uniti, che hanno suscitato un’ondata di indignazione da parte di un’ampia fetta della comunità internazionale.
Anatomia di un genocidio: il primo rapporto
Già dopo il primo rapporto da relatrice speciale dell’ONU sui territori palestinesi occupati, nel 2022, in cui denunciava fermamente i numerosi abusi commessi da Israele e chiedeva agli Stati membri delle Nazioni Unite provvedimenti nei confronti del regime di apartheid stabilito dall’occupante e del movimento degli insediamenti dei coloni, Francesca Albanese riceveva le prime accuse di antisemitismo. Tanto che molti esperti dell’Olocausto bollarono, allora, quelle accuse come del tutto strumentali e intimidatorie nei confronti dell’esperta.
Più volte, dunque, Albanese ha subito pressioni da parte di esponenti governativi e figure legate alle lobby israeliane, ma anche dagli Stati Uniti. Pressioni che non sono passate inosservate e che hanno portato molte ONG, istituzioni accademiche e gruppi per i diritti a esprimerle solidarietà.
Ma è nel 2024, con il rapporto presentato il 25 marzo alle Nazioni Unite, che Francesca Albanese si è imposta con forza nel dibattito pubblico. In quel contesto, Albanese pronunciava per la prima volta la parola genocidio, provocando un acceso dibattito, tuttora in corso, sulla legittimità dell’uso di quel termine — molto evocativo, per la storia ebraica — per riferirsi a ciò che accade a Gaza. In effetti, non era stata la prima a utilizzarlo: già i rappresentanti del Sudafrica avevano presentato verso la fine di dicembre 2023, presso la Corte di Giustizia Internazionale, l’accusa di genocidio ai danni dello Stato di Israele, dopo due mesi di bombardamenti ininterrotti condotti dalle forze israeliane nella Striscia di Gaza, a seguito dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, in cui erano morte 1.200 persone e ne erano state fatte prigioniere circa 250. Albanese, per via del peso e delle responsabilità associate alla posizione occupata, nonostante avesse già parlato di pulizia etnica e condannato l’eccesso di forza da parte di Israele, impiegò mesi ad analizzare i dati, le testimonianze e i rapporti delle organizzazioni sul campo prima di giungere alla medesima conclusione nel report Anatomia di un genocidio, in cui spiegava come vi fossero elementi fondati per l’utilizzo di quel termine giuridico specifico.
Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio, l’ultimo report che le è valso le sanzioni USA
La lunga campagna diffamatoria nei suoi confronti non ha fermato Francesca Albanese dal continuare a indagare e a raccogliere ulteriori prove che inchiodano Israele e vari attori economici che lucrano, direttamente o indirettamente, dall’occupazione dei territori palestinesi e dalle operazioni militari nella Striscia di Gaza, come emerge dal suo ultimo rapporto.
Nel lungo elenco dei soggetti coinvolti, Albanese ha citato importanti gruppi: multinazionali come Amazon, Google, Microsoft e IBM; aziende militari come Leonardo (partecipata dallo Stato italiano) e Lockheed Martin; società energetiche come Eni; agenzie di viaggi online, quali Booking e Airbnb; istituti bancari come BNP Paribas e Barclays; e diverse realtà accademiche, tra cui il MIT e l’Università di Edimburgo.
Il report, intitolato Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio, è stato presentato il 30 giugno 2025 al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, e ha subito fatto scalpore. Le grandi aziende americane citate nel documento hanno portato il governo degli Stati Uniti ad applicare in poco tempo delle sanzioni ai danni della relatrice. Marco Rubio, segretario di Stato statunitense, ha accusato Francesca Albanese di aver avviato una “campagna di guerra politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele”, rispolverando l’accusa di antisemitismo. La portata del provvedimento è notevole, dal momento che Francesca Albanese è la prima funzionaria ONU a essere sanzionata dagli USA, con annesse richieste di revoca di tali misure punitive da parte di numerose voci istituzionali, che ricordano il fondamentale ruolo che svolgono i relatori speciali nel monitoraggio delle situazioni relative ai diritti umani.
Colpisce, in tutto ciò, il silenzio del governo italiano che ha scelto di non rilasciare alcuna dichiarazione in merito, sostenendo — per voce del ministro degli Esteri, Tajani — che Francesca Albanese sia stata sanzionata in quanto funzionaria ONU e non in quanto cittadina italiana. Un’affermazione che molti hanno ritenuto insoddisfacente.
Il tour irpino: Francesca Albanese chiude il viaggio nella verde Irpinia con la data di Sant’Andrea di Conza


Già prima dell’inizio del convegno che chiude il tour irpino di Francesca Albanese, si respirava un’atmosfera speciale di condivisione e solidarietà all’interno della piazza che lo ha ospitato. Centinaia di persone si sono riunite a Largo Castello, per assistere a questo importante incontro che ha visto la partecipazione, oltre che della stessa relatrice, anche di personalità attive nel campo dei diritti e, in particolare, per la causa palestinese: Luisa Morgantini (ex eurodeputata di sinistra), Moni Ovadia (attore, musicista, regista e scrittore), Omar Suleiman (membro della Comunità Palestinese della Campania) e Francesco Festa (storico, autore e ricercatore, che scrive tra gli altri, per OperaViva Magazine e il manifesto).
L’evento si è aperto con i saluti del sindaco, Pompeo D’Angola, che ha ringraziato gli ospiti per la loro presenza, e del presidente dell’ARCI Avellino, Stefano Kenji Iannillo, il quale ha ricordato che persino alcuni Comuni irpini hanno intrattenuto rapporti di scambio con realtà israeliane, sottolineando come sia possibile fare la differenza e prendere provvedimenti anche a livello locale.
La parola è passata poi agli ospiti, che hanno risposto alle domande poste dalla giornalista e moderatrice Maria Laura Amendola.
Francesca Albanese, visibilmente provata dai numerosi impegni ma incoraggiata dalla calorosa partecipazione della comunità presente, ha ripreso l’argomento introdotto dal presidente dell’ARCI Avellino, ribadendo che la pressione su Israele può e deve avvenire anche dal basso. Ha ricordato che l’istituzione più vicina ai cittadini è il Comune, e che la consapevolezza civica può tradursi in azione concreta.
Parlando in particolare di Gaza, ha poi osservato come questa pagina nera che stiamo vivendo ci abbia fatto riscoprire concetti che credevamo ormai superati, come l’apartheid, il genocidio, ma soprattutto il colonialismo. In effetti si è parlato molto di colonialismo durante la serata, lo si è fatto con le competenze e la chiarezza di Albanese, la radicalità e la passione di Ovadia e con l’esperienza lucida di Morgantini. Gli ospiti ci hanno tenuto a sottolineare come ridurre i palestinesi a sole vittime sia un’eredità del pensiero coloniale che ne nega la dimensione politica e la capacità di autodeterminazione. Il popolo palestinese, pur provato e stanco, continua a resistere, a studiare e a dare lezioni di coraggio. Albanese ha voluto precisare che il suo ultimo rapporto si fonda soprattutto sulle ricerche e le testimonianze prodotte dagli stessi palestinesi e dalle loro associazioni, mettendo così in primo piano la loro voce e il loro protagonismo.
Uno dei momenti più toccanti è stato quando Omar Suleiman, attivista e membro della comunità palestinese, ha letto una poesia struggente proveniente da Gaza. Nel testo, un bambino che vive sotto assedio, circondato dalle bombe e dalle severe restrizioni imposte dall’occupante — che controlla tutto, dallo spazio aereo alle acque territoriali, fino ai varchi di ingresso e uscita — si interroga su com’è la vita oltre quel confine invisibile, mostrando quanto sia duro vivere, e soprattutto sopravvivere, nella Striscia.
Francesca Albanese chiude il tour irpino lanciando un messaggio forte alla sua terra
Nonostante fosse ormai calata la sera quando l’evento, reso possibile grazie alla sinergia tra ARCI Avellino, il Comune di Sant’Andrea di Conza, l’ASD Sant’Andrea, la Pro Loco “Terra di Sant’Andrea” e il Forum dei Giovani, si avvicinava alla sua conclusione, il pubblico è rimasto con gli occhi puntati sugli ospiti fino alla fine, dimostrando quanto la questione palestinese abbia colpito le coscienze e stimolato il desiderio di agire, e quindi anche di ascoltare voci autorevoli che fungono da esempio con le loro battaglie.
Sul posto erano disponibili anche diversi gadget e libri legati alla Palestina, e soprattutto la famosa Gaza Cola, una bevanda di fabbricazione interamente palestinese, dagli ingredienti alle lattine, la cui vendita va a supportare alcune realtà locali e progetti di ricostruzione.
L’evento si è concluso con un momento di vicinanza al pubblico: Francesca Albanese ha firmato le copie di Quando il mondo dorme a tutti i presenti che lo avevano con sé, scambiando parole, sorrisi e strette di mano, prima di congedarsi dai suoi conterranei.
Con la tappa di Sant’Andrea di Conza, Francesca Albanese chiude il tour irpino, un percorso fatto di incontri, testimonianze e dialoghi che hanno attraversato piazze e comunità, portando in Irpinia un dibattito spesso relegato ai palazzi e alle grandi città internazionali. Un viaggio che ha sicuramente contribuito a risvegliare coscienze e a scuotere una terra che, troppo spesso, sembra rimanere dormiente, ridandole dignità e lanciando un monito chiaro alla comunità: la consapevolezza deve farsi azione.
Fonte immagine: archivio personale