Dal 19 marzo 2017 sarà possibile immergersi nei profondi oceani fatti di corpi celesti presenti nello Spazio grazie al nuovo Planetario 3D della Città della Scienza.
Era il 4 marzo 2013 quando la Città della Scienza fu danneggiata da un incendio di grandi dimensioni, causando grandi danni e rallentando quello che è un processo messo in moto da chi ci ha sempre creduto ed ha lavorato per ottenere i risultati che, ora più che mai, sono visibili nell’attuale fondazione.
Corporea e il Planetario di Città della Scienza sono tra le principali opere museali scientifiche realizzate con fondi europei negli ultimi anni in Europa, infatti, utilizzando bene i fondi strutturali messi a disposizione, si è riusciti a raggiungere grandi obiettivi.
Il lavoro encomiabile dei tecnici, che in due giorni sono riusciti ad avviare il sistema, concludendo i test sulla cupola di grandi dimensioni in tempi record, permetterà di vivere grandi emozioni a contatto con la sfera celeste.
Il nuovo planetario della Città della Scienza ha il diametro di 17,5 m, è il più grande in tecnologia 3D Active in Italia e potrà ospitare ben 113 visitatori. Sostanzialmete ciò che distingue questo planetario dagli altri è l’immersività: ogni spettatore avrà la possibilità di godere delle immagini che saranno proiettate sulla grande cupola con una vista a 180°, senza elementi di distrazione.
Marco Cosmacini fondatore di Skypoint s.r.l., azienda friulana che fa vedere le stelle, parla con grande orgoglio del loro nuovo strumento.
«Gestiamo progetti in tutta Europa, circa una quindicina all’anno, rispetto agli altri, qui a Napoli abbiamo lavorato solo cinque mesi trascorsi dall’ordinazione della cupola negli USA all’installazione del planetario. Normalmente un sistema di questo tipo richiede anche dodici mesi per divenire operativo. In Italia non c’è nulla a questo livello».
Il planetario è connesso ai server di tutto il mondo, compresi quelli della NASA, per poter offrire sempre immagini aggiornate in real time
La parola d’ordine è stato investire su un progetto che considerasse la rete degli organi scientifici e poli museali, sui quali si era già investito tanto fino a quattro anni fa, quando purtroppo la Città della Scienza fu incendiata. È chiaro che l’investimento ha tra le voci l’avanzamento tecnologico.
È stato importante riprendere un lavoro che è stato interrotto quattro anni fa, riportando a Napoli un luogo di divulgazione e di comunicazione della scienza. Tra i processi in atto legati alla realizzazione del planetario vi è quello per far avere alla Città della Scienza un ruolo di leadership nelle manifestazioni del centro-sud, che la vedranno in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica e l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte; d’altronde non è passato molto tempo dall’incontro avvenuto con il professor D’Amico, presidente dell’INAF, per discutere proprio di progetti di natura nazionale.
Anche l’ANM partecipa alla crescita del progetto della fondazione mettendo a disposizione anche dei turisti e dei visitatori della Città della Scienza la linea bus 507 che collega Bagnoli Dazio con piazzale Tecchio attraverso via Coroglio e via Cavalleggeri D’aosta.
Il Planetario della Città della Scienza riuscirà sicuramente a farci vivere bellissimi momenti, come se fossimo tutti il capitano James Tiberius Kirk.